Housepets! La serie-S.II Ep.15: Nuovi amori e vecchi rancori

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valerio
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Housepets! La serie-S.II Ep.15: Nuovi amori e vecchi rancori

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HOUSEPETS! LA SERIE
Stagione II
Episodio 15 – Nuovi amori e vecchi rancori
Di VALERIO

1.
Stazione di Polizia di Babylon Gardens

I due detective, accompagnati da Ralph, Fido e Kevin, e dal lupo Light, uscirono dalla stanza degli interrogatori. Non sembravano soddisfatti.
Horace Norton, il capo della Polizia dei Gardens, vide la tensione sui loro volti e si sentì sprofondare. Non ebbe bisogno di fare domande, la risposta la sapeva già, purtroppo.
La stessa reazione l’ebbero il cane poliziotto al suo fianco, il Sergente Istruttore Budweiser dell’Accademia Hunters del Corpo Cinofilo, e il Procuratore Distrettuale Alex Costantin.
“Salvo la tortura, le abbiamo tentate tutte,” disse il Detective, servendosi di un bicchiere d’acqua dal boccione. “Non hanno nemmeno vacillato.”
“Non credo che la tortura sarebbe servita,” disse Light. “Quei due cani dovrebbero avere paura del dolore, e la paura non è un sentimento che appartiene loro.”
“Sei un dannato telepate, mister?” disse il secondo detective, una donna. Al PD disse, “Non ha fatto che starsene lì, tutto zitto, in un angolo, a fare la faccia da duro. Non ha detto una sola parola. Come—“
“Li ha studiati,” disse dalla panchina Keith Greyfield. L’ex marine, proprietario e compagno d’avventure del lupo, capo della sicurezza del Lucky Charm Grove, si alzò in piedi e andò al vetro monodirezionale che dava sulla stanza degli interrogatori. Guardando dentro, disse, “Light ha vissuto la maggior parte della sua vita come ferale. Imparare a conoscere animali e umani ha fatto la differenza fra la vita e la morte, ogni santo giorno. Se dice che questi due cani non hanno paura di niente, vi consiglio di prenderlo alla lettera.”
“Fantastico!” esclamò Costantin. “Quindi non ci bastavano i raid del PETA, abbiamo a che fare con gente capace di plagiare dei cani poliziotto al punto da farli infiltrare per anni nei nostri ranghi! Sergente Budweiser!”
Il segugio si mise rigidamente sull’attenti. “Signore.”
“Lei ha addestrato gli agenti Zeke e Quincy Jones, giusto?”
“E’ esatto, Signore.”
“E nonostante il suo lavoro, abbiamo ottenuto dei traditori, visto che, al momento dell’arresto, hanno detto di essere sempre stati degli infiltrati. Si sono vantati di avergliela fatta sotto il naso, Sergente, e per ora non ho ragione di non crederci. Sergente Budweiser, un suo punto forte è di conoscere le sue reclute, giusto?”
Bud annuì. “Ho evidentemente fallito, Signor Procuratore. A questo punto non posso che chiedere rispettosamente di essere esonerato da ogni servizio presso l’Accademia, mentre riesaminerete ogni fascicolo dei miei allievi. Signore.”
Costantin sospirò e scosse la testa. La prassi era quella, purtroppo, dato che la valutazione di un sergente istruttore, canino o umano che fosse, aveva un peso importante per l’Ufficio Personale di chi assumeva un diplomato dell’Accademia Hunters.
Bud aveva ripetuto la prassi ad alta voce perché facesse capire quanto fosse intenzionato a seguirla senza opporre la minima resistenza –bel modo di finire una lunga ed onorata carriera!
Il PD si rivolse a Keith e a Light. “Chiamate pure il Rifugio: si sono appena guadagnati due ospiti.” I cani sarebbero stati spogliati di ogni titolo e tolti alla custodia delle correnti famiglie. Erano già fortunati a non finire dritti nelle camere a gas del canile municipale… “E ringraziate il Signor Foster per la sua disponibilità nelle indagini.” Naturalmente, la breve occhiata che scoccò ai due fu di avvertimento, ma come sempre preferì avere quella gente dalla sua parte piuttosto che aprire un’indagine inutile…
---
Lucky Charm Grove for the Abandoned and the Ferals

“Ehilà, capo!”
Martin Foster, che stava studiando una serie di incartamenti, sollevò solo lo sguardo. “Ehilà, Joel. Accomodati, sarò da te in un attimo.”
Joel Foster entrò, e chiuse la porta. Andò a sedersi davanti alla scrivania, dove campeggiavano moduli in triplice copia dei servizi sociali e depliant di agenzie immobiliari. “Cerchi casa?”
“Una seconda tana fa comodo, soprattutto ora che il mercato le dà a prezzi da discount. Una rivista ha offerto una tavernetta insieme ad un abbonamento platinum. Non dovevi avere la pelliccia e la coda?”
Joel scosse la testa, mentre proseguiva quella discussione surreale con il tono che avresti usato per parlare del tempo. “Ho espresso il mio desiderio. Si avvererà quando nasceranno tutti quei cuccioli. Ho pensato che fosse appropriato per me rinascere come cane il giorno in cui tante nuove vite si affacciano al mondo.”
“Forte. Lo dicevo che eri tu, il poeta di famiglia.”
Joel si sporse di nuovo in avanti ad osservare gli incartamenti. “Nah, volevo anche avere un po’ di tempo extra per tormentarti... Hmm, Luton County? Non è dove quel Reuben Sandwich ha la fattoria?”
“Yup. E ora scusami, caro, ma sto aspettando una persona...” In quel momento, suonarono all’interfono. Lo schermo si accese, mostrando il volto di Ramona Tristan. “Capo, c’è qui Miss Sunman.”
“Evelyn, mia cara,” disse la voce femminile fuori dallo schermo.
Joel si alzò in piedi. “Stasera da Rex’s Best?”
Sempre continuando a scartabellare, Martin rispose, “Perché no? Antares doveva dirmi una cosa, e voleva parlarmi in privato. Mi ha fatto prenotare per altri due misteriosi ospiti. Ci infilo anche te.”
Joel andò alla porta. “Nah, lascia stare, mi arrangerò. Oh, e nel desiderio ci ho infilato le mie...pendenze giudiziarie. Non dovresti avere alcun problema.”
Martin sollevò il pollice. “Grande! Buon lavoro, fratello.”
“Grazie! Altrettanto, capo!” Joel aprì la porta, e quasi si scontrò con l’anziana ex professoressa. “Mi scusi.” Si fece da parte per lasciarla entrare.
Evelyn Sunman entrò nell’ufficio. “Un po’ strano, ma educato,” commentò. “Mi voleva vedere, capo?”
“Sì. Si sieda, prego.”
La donna obbedì. Non si era sentita così nervosa dal suo primo giorno di insegnante. Adesso era lei la scolaretta, e per quanto benevolo, il Signor Foster aveva il suo futuro nelle proprie mani...
“Miss Sunman?”
La donna si leccò le labbra. “Sì, capo?”
Martin incrociò le mani sopra la scrivania. “Lei si rende conto, spero, delle implicazioni delle sue richieste: in un colpo solo, lei vuole dimettersi dall’incarico di Direttrice di questo Rifugio, e vuole adottare un bambino ed un cane con gravi problemi di maltrattamenti alle spalle.”
Evelyn annuì. “Sì, capo. Me ne rendo conto perfettamente. Ho una buona pensione, e grazie a lei fondi sufficienti per tirare su tutti e due, oltre alla necessaria assistenza medica. Non vivo in una casa grande come le vostre, ma per me, Terry e Bouncer sarà sufficiente.”
“C’è il problema dell’età, Miss Sunman. Terry sarà maggiorenne fra dodici anni.”
“Posso farcela, capo. O non avrei compilato quella domanda.”
“Capisco. Apprezzerebbe passare quel periodo di tempo in un’abitazione più consona alla sua nuova condizione familiare, nel caso che i servizi sociali approvassero la sua domanda?”
Evelyn mostrò un’espressione incuriosita quasi canina. “Chiedo scusa..?”
Martin prese uno dei depliant immobiliari, e lo porse alla futura ex-Direttrice. “Abitazione coloniale, dodici stanze, due piani, cantina e soffitta, duemila metri quadri di terreno privato recintato, garage, riscaldamento centralizzato a pallet, e altri accessori. Mi rendo conto che Luton County sia un po’ fuori mano, per questo ho bisogno di una persona fidata che gestisca la mia seconda casa fra una vacanza e l’altra mia e dei miei eventuali ospiti. Naturalmente, sarà pagata per il suo impegno, e Terry e Bouncer potranno crescere in un ambiente più adeguato alle loro necessità, e soprattutto molto lontani dalla loro vecchia ‘famiglia’.”
Evelyn teneva il depliant fra due mani tremanti. Aveva gli occhi sbarrati, e le tremava la mandibola.
“Allora?” chiese Martin.

Nel parco del Rifugio, la quiete del mattino fu interrotta da una specie di esplosione sonica venire dagli uffici della Direzione.
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Casa Sandwich

“Non sai quanto ti sia grata,” disse Jane Sandwich dal divano su cui era sdraiata. Era frustrante per lei dovere concedere le armi alla gravidanza. Aveva sempre pensato che le altre donne esagerassero i problemi di cui tanto parlavano, ma ora che li viveva si pentiva amaramente di non avere assunto una donna di servizio...
“Oh, non è affatto un problema, ragazza mia,” disse Gavina McBride, mentre rassettava in cucina. “Anzi, non vedevo l’ora di rendermi utile. I miei ragazzi finalmente stanno uscendo di casa, da quando frequentano quel gatto, Jasper, e questa povera ex allevatrice ha bisogno davvero di svagarsi. E sono anche felice che qualcuno apprezzi i muffin alla vaniglia di Nonna Gentry.”
“E chi non li apprezzerebbe?” disse Jane, contemplando il vassoio dove solo tre ne erano rimasti. Era vero quello che si diceva sull’appetito di una femmina incinta. Lei e Grape ne avevano divorati una quantità che prima non avrebbero ritenuto possibile.
Quanto a Grape Jelly, la gatta lavanda se ne stava sdraiata su una delle brandine imbottite messe a disposizione dalla clinica veterinaria del Charm. Sdraiato accanto a lei, il cane Peanut Butter non faceva che baciarle il collo e accarezzarle la pancia sempre più gonfia. Le fusa che faceva la gatta ricordavano un motorino dalle energie inesauribili.
Gavina uscì dalla cucina, strofinandosi le mani umide col grembiule. “E poi è tanto tempo che non mi trovo intorno due belle ragazze pronte a sfornare tanta grazia di Dio, sissignori!” Accarezzò la testa di Grape.
In quel momento, il campanello risuonò per il salotto. Jane si chiese chi potesse essere, visto che non aspettava nessuno e a quell’ora Earl era al lavoro...
Peanut drizzò la testa. “E’ per me!”
Gavina andò alla porta. “Non ti muovere, bello, ci penso io.”
“Cosa stavi aspettando?” chiese Grape, smettendo di ronfare.
Peanut fissava la porta come se fosse bastato lo sguardo ad aprirla. E quando Gavina la aprì, la sua coda batté ripetutamente contro la branda.
Sulla soglia, stava un uomo in uniforme della UPS, e accanto a lui uno scatolone grosso come un baule. “Consegna per Peanut Butter Sandwich,” disse il corriere, con voce affaticata.
“YAY! Arrivo!” Peanut scese dalla brandina e andò a prendere il pad elettronico su cui siglò il proprio nome. Lo restituì al corriere e lo salutò con entusiasmo.
Gavina osservò con curiosità l’enorme involucro della Amazon. “Figliolo,” disse, “quando un cane ordina qualcosa che è più grande di lui, dalle mie parti non promette niente di buono.”
“Oh, no!” disse Peanut, tutto contento, accarezzando lo scatolone. “Me l’ha ordinato Papà. Io ci ho messo solo i soldi.”
“Ecco perché non avevi mai un centesimo,” disse Grape. “E io che credevo che li stessi spendendo in libri.”
“Oh, quelli me li facevo prestare. Signora McBride, può aiutarmi a portare la scatola in garage? Per favoooore?” Giunse le mani nella sua brevettata espressione supplice, aggiungendo una serie di saltellii di impazienza.
Gavina rise. “Ah, non devi mica implorarmi, ragazzo! Un po’ di esercizio non potrà che farmi bene.” Si chinò a prendere la scatola, e la sollevò piano, in omaggio alla vistosa scritta ‘fragile’ che occupava tutto un lato. “Hop.”
Grape scese dalla brandina e seguì il suo cane e la donna muovendosi a quattro zampe –per quanto fosse imbarazzante farsi vedere a quel modo, era il solo che conoscesse per faticare di meno con quel peso addosso…

Gavina depositò la scatola al centro della stanza, come Peanut le aveva detto. “Ecco qua. Posso fare altro, ragazzo?”
Peanut annuì, tutto contento. “Me la può aprire, per favore? Altrimenti dovrei aspettare Papà, lui non vuole che maneggi oggetti taglienti, non quando sono così eccitato, almeno, ma quando mi concentro molto su qualcosa non sono così eccitato, o maldestro, e—“
Gavina sollevò le mani come a volersi difendere. Rise di nuovo. “Va bene, penso di esserci arrivata, cane yankee! Coraggio, dimmi dov’è il taglierino.”
Grape si sporse, cercando di vedere oltre le gambe della donna e la figura di Peanut. La sua coda si muoveva come un’onda per la curiosità…
Peanut si voltò in quel momento! Aveva un’aria preoccupatissima, proprio come quando voleva nascondere un segreto di quelli grossi, ma allo stesso tempo aveva una voglia pazza di parlarne! “Grape! Non devi vedere!”
La gatta rimase impressionata da quella reazione: da quando era incinta, Peanut aveva persino smesso di chiamarla urlando il suo nome. La trattava con tanta di quella dolcezza che adesso fu come trovarsi di fronte un alieno –un alieno spaventato, ma sempre un ET con l’aspetto di Peanut.
Il povero cane le si avvicinò lanciando alternativamente occhiate a lei e alla cassa che Gavina stava aprendo. Poi si accosciò e le prese dolcemente la testa fra le mani. Uggiolò. “Scusami, scusami, scusami, ma questa è una cosa davvero super extra mega importante! Devo…lavorarci su, e non posso dirti proprio niente!” Poi le diede un lungo, lungo e profondo bacio, di quelli davvero speciali, facendo appena toccare i propri canini contro quelli di lei.
Grape si sentì sciogliere: Peanut era la dolcezza incarnata, quando si trattava di amore. Il cane iperattivo lasciava come per magia spazio ad un angelo che sapeva come farla sentire…bene.
Quando le loro labbra si separarono, Grape sospirò. “Va bene, peste. Prometto di non sbirciare. Però una cosa me la puoi dire, spero.”
Peanut annuì, ritornando a sorridere come un bietolone.
“E’ il regalo di Natale per me?”
“Yup! Vedrai che ti piacerà tantissimo!”
La gatta sollevò una mano e tirò a sé il capo del suo amato cane, appoggiando la propria fronte contro quella di lui. “Non dimenticare che sei tu il dono più bello. Insieme a queste cinque pesti che già vorrebbero uscire.”
Gli occhi di lui si illuminarono. “Stanno scalciando?! Fammi sentire!” Immediatamente si mise anche lui in posa ‘da ferale’ e appoggiò l’orecchio contro il fianco della gatta. “Ohh, stanno giocando tutti insieme!” Emise un profondo mugolio che per un gatto sarebbe stata una sonora ronfata. Poi accarezzò il fianco di Grape. “Fate i bravi, adesso, che mamma si stanca.” Poi si alzò in piedi. “Scusami,” disse con un tono mesto. “Però torno, per cena. Signora McBride?”
La donna, che aveva osservato quella scena quasi mettendosi a piangere, rispose, “Dimmi, caro.”
“Mi può fare qualche panino, e magari darmi una ciotola d’acqua? Ho davvero molto da fare, qui.”
Gavina uscì dal garage. Accarezzò la testa del cane. “Ma certo, piccolo. Coraggio, signorina, ora di lasciare il maschietto con i suoi giocattoli. Su, su.”
Grape ebbe il tempo di vedere Peanut che si infilava un grembiule verde, prima che la porta fosse chiusa. “Buon lavoro,” ebbe il tempo di dire.
Fu a quel punto che un’altra voce non meno familiare disse, “Quindi significa che ora sei nelle mie grinfie, svergognata cinofila.”
“MAXIE!!” Grape spostò lo sguardo verso l’albero, su un cui ramo si trovava il nero gatto, suo migliore amico e padre dei gattini che portava in grembo. “Sei guarito, allora!” Non era una frase di cortesia. Maxwell era stato KO per un raffreddore lungo una settimana. E gli era stato tassativamente proibito di avvicinarsi a Grape, a Sasha e a Mizar, loro amici e parenti inclusi, pena una sgradevole fine.
Max agitò fieramente la coda, guardando la gatta come un leone una gazzella. “Mia bella, per te guarirei anche da una cosa seccante come la morte. Posso scendere? Micio ha bisogno di dare tanto affetto.”
“Io vado a fare i panini,” disse Gavina. “Posso preparare qualcosa anche per voi?”
Max si leccò le labbra. “Splendida signora del Grande Outback, cedo alla tentazione! La prego, delizi il mio povero palato con qualche bella specialità! Se vedo ancora del brodo di pollo, divento vegetariano, giuro.”
Gavina ridacchiò. “Yankee…” disse, e si diresse in casa.
Veloce come una mangusta, Max scese a terra. “Oplà. Oh, mamma, sei proprio uno splendore!” E toccò a lui baciarla, usando, a differenza di Peanut, la passione e l’irruenza che lo contraddistinguevano. Anche per questo, Grape, con tutto l’affetto che provava per quel gattaccio che le aveva rubato una porzione di cuore, era devota a Peanut. Max era focoso, giocoso, ma era anche come un pasto cinese: qualunque sensazione e gioia ti regalasse, durava poco. Peanut, invece, era le regalava la sicurezza e la protezione di un vecchio e saggio albero su cui potere sempre contare…
“Sempre lusinghiero, testone. Non siamo manco a Novembre, e già potrei fare concorrenza alla Luna.”
Max fece un verso schioccante con la lingua. “Ma per favore. Non c’è gatta nel vicinato che non vorrebbe essere al posto tuo!”
La coppia si diresse verso casa. “Tranne le signore del Circolo Schrodinger,” disse Grape. “Quasi tutte avranno dato una cucciolata di pura razza per qualche allevatore, ormai.”
Lo sguardo di Max si fece triste. “Soprattutto loro ti invidiano, lo sai?”
Entrarono in casa. Grape guardò Max con perplessità. “Davvero?”
Il gatto nero annuì. “Me lo ha detto Selene, e non aveva proprio l’aria di stare scherzando: come hai detto tu, loro fanno figli solo per darli via come…merce. E i loro donatori sono spesso anonime sigle scritte sulle etichette di provette.” Si fermarono sulla soglia della cucina. Max si accosciò come aveva fatto Peanut, e le accarezzò la testa. “Loro non hanno mai avuto qualcosa di bello, di magico, come per me per te. E’ raro che si affezionino alla loro prole, dopo la seconda o terza volta che la vedono andare via per non rivederla. Credimi, mia bella: fanno tutte il tifo per te. Heh, chi credi che ti abbia regalato quel gomitolo di cachemire?”
“Selene?”
Max ridacchiò di nuovo. “Credo che rotoleranno delle teste, nella gara per essere la madrina. Oh, buongiorno Zia Jane. Tutto bene?” Aggiunse all’ultimo momento, ricordandosi solo in quel momento della presenza umana nella stanza.
“Tutto bene. Fate come se non ci fossi.”
Grape sospirò, mentre entravano in cucina. “Be, Sasha e Mizar sono già scelte come madrine. Rimangono tre.”
Max disse a quel punto una cosa strana, “Meglio che non si sappia in giro. Per la loro incolumità, sai…” Poi schioccò le dita. Si guardò intorno con fare cospiratorio, e disse, “La sai invece qualcosa di veramente sconvolgente..?
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.15: Nuovi amori e vecchi ran

Post by lightwolf21 »

Dah. Every waking moment is agony. XD I really cannot wait for the season finale, but I'm not ready for it yet. I still have chapter 4 to complete. -_-;
Heh. Look at that... I started an actual Housepets! fan-fic.
https://www.housepetscomic.com/forums/v ... 70#p131370
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.15: Nuovi amori e vecchi ran

Post by IceKitsune »

Oh man what a cliff hanger I can't wait to see that one resolved. Its going to be interesting whenZeke and Quincy get to the shelter. I also can't wait to see what Joel is going to become in when the Puppies and Kittens are born. Another great chapter Valerio I can't wait for more.
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Andrea
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.15: Nuovi amori e vecchi ran

Post by Andrea »

valerio wrote: I cani sarebbero stati spogliati di ogni titolo e tolti alla custodia delle correnti famiglie. Erano già fortunati a non finire dritti nelle camere a gas del canile municipale…
OMG, That's a it drastic la pena di morte la danno agli assassini e neanche in tutti gli stati americani e i cani per questo rischiano il gas? ಠ̯ಠ

Max disse a quel punto una cosa strana, “Meglio che non si sappia in giro. Per la loro incolumità, sai…” Poi schioccò le dita. Si guardò intorno con fare cospiratorio, e disse, “La sai invece qualcosa di veramente sconvolgente..?
Lol, Max again can't just shut up... :mrgreen:

Cliffhanger ending again; you know this kinda makes me feel pain everytime, right? :roll:
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Barkeron
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.15: Nuovi amori e vecchi ran

Post by Barkeron »

I wonder what Joel is up to with this whole being changed back into a dog thing. I should ask why he wants to be changed back but I should had already knew the answer to this one.
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valerio
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.15: Nuovi amori e vecchi ran

Post by valerio »

2.
Lucky Charm Grove for the Abandoned and the Ferals, Babylon Gardens

Evelyn Sunman amava il Charm. Lo amava con la pura dedizione di una donna che, nel suo tempo libero dal lavoro di insegnante, si era dedicata alla cura e all’assistenza di tante anime sofferenti ospitate al vecchio rifugio, un buco infernale e triste sulle cui rovine era sorto quest’angolo di paradiso.
Evelyn Sunman era convinta di essere arrivata alla fine della sua vita con una grande consolazione nel cuore, e la consapevolezza di essere stata la testimone privilegiata di un grande atto di generosità quale la costruzione del Charm.
Adesso, però, Evelyn Sunman non intendeva più lasciare che la morte la toccasse. Non per i prossimi dodici anni, almeno. Perché adesso aveva un obiettivo che il lavoro le aveva sottratto.
Evelyn Sunman aveva avviato le pratiche per adottare un bambino ed un cane. Terry e Bouncer erano ospiti, per così dire, speciali del rifugio, dato che non potevano essere separati, non senza che impazzissero del tutto, dopo avere sopportato insieme un’infinita serie di abusi dalla loro stessa famiglia. Terry e Bouncer si erano fatti forza stando insieme, e nessun medico che li aveva visitati avrebbe consigliato la loro separazione. Ed Evelyn, in tale senso, non aveva alcun problema, nossignori!
Dopo che, stamattina, il signor Foster le aveva promesso una casa in cui vivere, in aperta campagna, lei e i suoi due futuri figli, Evelyn avrebbe voluto correre a dar loro la bella notizia… Ma prima, doveva aspettare che i Servizi Sociali le dessero il via libera. E in quel senso non c’erano certezze. Forse il signor Foster avrebbe trovato una qualche scappatoia, ma per ora ogni eccesso di entusiasmo era prematuro, avrebbe solo ferito quelle due povere anime—
Il suono del veicolo che frenava la riportò bruscamente alla realtà.
Il veicolo in questione era una camionetta della Polizia dei Gardens, di quelle usate per il trasporto animali pericolosi. Dato che il Rifugio era attrezzato con una serie di dispositivi di sorveglianza all’avanguardia, il capo della Polizia aveva deciso che sarebbe stato meglio confinare qui questi due particolari ospiti.
Evelyn Sunman aveva letto il rapporto, e ancora stentava a crederci: due cani poliziotto infiltrati per conto di chissà quale organizzazione criminale, che avevano rubato chissà quali dati nel corso di chissà quanto tempo…
Il signor Greyfield si era raccomandato perché fossero trattati come due bestie rabbiose, infette, ed estremamente pericolose. Dovevano essere confinati e tenuti lontani da ogni altro ospite fino a quando il Tribunale non avesse emesso una sentenza adeguata.
Era la prima volta che al Charm si adoperavano le massime misure di sicurezza, e francamente la Direttrice non ne era affatto contenta…
Lo sportello posteriore fu aperto, e Zeke e Quincy Jones furono fatti scendere, sotto gli occhi vigili di Fido, Kevin e Ralph e tre agenti umani, ognuno pronto a schiacciare un pulsante del collare shock ben serrato intorno alle gole dei due traditori.
Martin in persona aveva provato a farsi valere contro un simile trattamento, ma questa volta il Procuratore Distrettuale Costantin era stato irremovibile: anzi, aveva dato l’ordine che i collari shock fossero la prima cosa ad essere usata in caso di tentativo di fuga. E, purtroppo, Martin non aveva alcuna intenzione di disobbedire ad un ordine diretto del PD. Soprattutto, non dopo avere…preso delle scorciatoie non proprio legali per risolvere i propri problemi…
Guardando i due cani, incrocio dalmata/setter, Evelyn avvertì come un brivido. Nella sua vita, credeva che la cosa peggiore fosse la vista di un mostro preso da un Pet Fight Club, un cane la cui ira era qualcosa di così velenoso da irradiare persino dopo la sua morte. Bouncer, nonostante il dolore subito, nonostante la diffidenza e la rabbia verso gli umani che avevano distrutto la sua fiducia, aveva ancora qualcosa di bello in fondo ai suoi occhi.
Quincy e Jones erano…vuoti. Non avevano lo sguardo da ‘cattivi’, o un qualunque sguardo. Semplicemente, non c’era alcuna emozione nei loro occhi. Non erano cani, erano robot. Lei sapeva che avrebbero potuto ucciderla solo per noia, per un capriccio, non per odio, non per paura.
Evelyn Sunman poteva capire le emozioni, ma non l’assenza di esse—
“Ecco,” disse uno degli agenti di scorta, porgendole dei moduli e di nuovo riportandola bruscamente alla realtà. “Un paio di firme e questa rogna ve la prendete voi.”
La Direttrice siglò i moduli. “Queste due creature sono state vostri compagni, agente, meriterebbero del rispetto.”
L’uomo le lanciò un’occhiata al vetriolo. “Se le loro azioni hanno messo in pericolo delle vite innocenti, per quanto mi riguarda potrebbero finire accoppati. Come se le si chiedesse di perdonare Mac per le vigliaccate che ha fatto.”
Evelyn non ebbe nulla da ridire, purtroppo: Mac, l’inserviente che aveva lavorato al vecchio rifugio, era un sadico brutale che godeva a torturare gli ospiti –no, i prigionieri di quell’orribile lager. Un uomo che, per la sua posizione, avrebbe dovuto mostrare compassione, e invece perpetrava abusi su abusi, non ultimo la morte di quella cuccioletta di Tomi…
Evelyn diede una seconda occhiata a Zeke e Quincy. Non riusciva ad immaginare quelle due creature cadute in disgrazia come sadici assassini.
Poi vedeva i loro occhi senza più un soffio di bontà, e decise che era meglio non correre rischi. La donna restituì i moduli all’agente, poi si rivolse alle due guardie in camicia azzurra e giubbotto antiproiettile con lo stemma del rifugio dipinto sulla manica. “Celle Alfa Uno e Due. Andate.”
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Casa Sandwich

Gavina McBride bussò alla porta del garage. “Peanut! I panini sono pronti, ragazzo! Te ne ho fatti cinque dolci e cinque salati, tutti belli grandi. Coraggio, vieni!”
“Grazie, signora McBride!” rispose il cane dall’interno. “Per favore, li metta a terra. Li prendo io.”
La donna fece spallucce e depose il vassoio a terra. Non aveva scherzato, sulle dimensioni: ci avrebbe potuto infilare un ornitorinco, in ognuno di quei panini. Immaginava che di qualunque attività si trattasse, doveva richiedere parecchie energie…
La porta del garage si aprì piano, quel tanto che bastava per permettere ad un braccio sporco di macchie di creta grigia di fare capolino, afferrare una maniglia del vassoio, e tirarlo dentro timidamente. Poi la porta fu chiusa. Gavina non aveva potuto neppure intravedere i primi risultati del lavoro di quel buffo cane. Anche le finestre erano state oscurate.
La donna appoggiò l’orecchio alla porta, ma tutto quello che udì furono le mascelle di Peanut Butter che lavoravano, poi lui che mormorava una canzoncina…
---
“Perché tieni la coda a quel modo?”
Era uno spettacolo inusuale, per le strade di Babylon Gardens, anzi due spettacoli inusuali: una gatta in avanzato stato di gravidanza, che procedeva a quattro zampe con la coda bene infilata fra le gambe come fosse stata un cagnolino impaurito.
“Dillo più forte, sai?” fece Grape Jelly, seccamente, avvampando. “Potrebbero non averti sentito, la prima volta. E comunque non sei costretto a giocare a fare il primitivo. Non prendermi in giro.”
Maxwell, che camminava accanto alla gatta imitandone la posa, teneva invece la coda fieramente ben alta. “Prenderti in giro? Non sono mai stato così orgoglioso di stare insieme a te, e per farti sentire meglio camminerei saltellando sulla testa.”
Grape ridacchiò. Gattaccio di strada, sempre la battuta giusta pronta… “Comunque, se non te ne fossi accorto, mi si vede tutto il sedere. Sembro u-una femmina di malaffare! Come fai tu a tenere la coda alta a quel modo?”
Max fece spallucce. “Siamo sempre nudi, no? E poi voglio che si veda bene il responsabile di una nidiata così tosta!” Tirò fuori la punta della lingua mentre le faceva l’occhiolino. Per sottolineare ulteriormente il concetto, ancheggiò un paio di volte.
A Grape si drizzò il pelo sulla schiena. “Maxwell Costner!”
Lui sospirò teatralmente. “Lo so, lo so, non è facile essere me.”
La povera gatta aveva cominciato a ridere. “No, non è facile essere con te! Vanesia creatura che non sei altro.”
Max abbassò le orecchie e la coda e mostrò un’espressione mortificata. “Aww, sei una guastafeste! Un povero donatore non può nemmeno sentirsi orgoglioso?”
Grape scosse la testa. “Piuttosto, cos’era questa ‘cosa sconvolgente’ di cui volevi parlarmi, al punto di trascinarmi fuori casa? Va bene che devo fare esercizio, ma che ne valga la pena.”
Maxwell annuì. “Si tratta di Lucky e Felix.”
Le orecchie di lei si drizzarono. “E’ successo loro qualcosa?” Lucky, un malamute, era stato il suo primo convivente, nella vecchia famiglia, il suo primo grande amico. Felix il gatto era stato il secondo amico che avesse avuto in quei giorni difficili, quando bisognava vivere davvero con le briciole...
Max sfoggiava quel suo famoso sorriso tutto denti. “Oh, no, anzi. Ivan era andato a trovarli, a casa di Felix, e indovina cosa stavano facendo?”
“...”
In modo inequivocabile, Max chiuse gli occhi e fece schioccare le labbra, intervallando quel verso a dei brevi mugolii.
Grape si fermò dov’era. “Dimmi che stai scherzando?” Sembrava pronta a partorire sul posto.
Max scosse la testa. “Non credo che Ivan sia abituato a scherzare, su certe cose. E’ venuto a casa mia per chiedermi consiglio, poverino: era davvero sconvolto.” Se la stava godendo come se avesse bevuto la sua prima tazza di latte. Quasi saltellava.
Grape era sconvolta. “Lucky? E Felix? Credo che entrambi volessero corteggiare me, all’epoca.” Scosse la testa. “Nahh, sicuramente Ivan era sconvolto dalla vodka: quando assume un’altra identità, ne prende anche i vizi, non dimenticarlo.” Poi fece spallucce. “E poi, non sarebbe certo più strano di me, che aspetto i tuoi piccoli, mentre sono sposata con un cane, e tutti e tre ci diamo alle coccole di gruppo. Non credi?” E stavolta fu lei a tirare fuori la lingua e strizzargli l’occhio.
“Tou-chee,” concesse Max con un inchino della testa. “Però devi ammettere che è davvero forte. Il vicinato ci andrà a nozze per un bel po’, ora che si stanno abituando all’idea delle coppie miste.”
I due gatti ripresero a camminare. Grape lanciò un’occhiata di avvertimento al gatto nero. “Forse, ma non sarai tu a lanciare la bomba, chiaro, furbone? O sei fuori dalla cerimonia del battesimo.”
Max fece il cenno di sigillarsi le labbra e buttare via la chiave. “Il segreto è al sicuro, guastafeste. Piuttosto, tu lo hai scelto il nome del secondogenito?”
“Peanut è convinto che sarà un maschietto anche quello: se ha ragione, si chiamerà Dayshaun. E tu? Hai già scelto?”
“Dayshaun. Bello, davvero.” Allungò la testa a darle un bacetto sulla guancia. “Per quanto riguarda me...” Arrossì leggermente, mentre poi le sussurrava all’orecchio la risposta.
Grape sbuffò una risata. “Conoscendoti, non poteva essere altrimenti. Grazie almeno per non avere scelto ‘Streak’ o ‘Doc’.”
“Aw, ma guardali,” disse una voce dietro di loro. “Non sono carini?”
Ogni pelo sulle schiene feline si gonfiò di colpo. E non per il sarcasmo che stillava da quelle parole, bensì perché in qualche modo quella voce era carica di una cattiveria che solleticò all’istante ogni loro istinto di autodifesa. Grape, soprattutto, sentì la madre in lei pronta a combattere per la propria vita, mentre si voltava, scoprendo le zanne.
Max non era meno teso. Se c’era un problema in arrivo, lo avrebbe affrontato per difendere la propria prole e la propria compagna, e questo faceva di lui, in quel momento, una tigre non meno pericolosa di Grape...
Ma quando Max vide chi aveva parlato, sbarrò gli occhi.
Ed ebbe paura. “Tu?”
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Accademia Hunters del Corpo di Polizia Cinofila, Wyndham County

Gli undici allievi del Corso Propedeutico di Attacco e di Difesa, Classe III, sezione III, rimasero disciplinatamente in fila e sull’attenti, mentre il loro Sergente Istruttore li passava in rassegna un’ultima volta.
Quando avevano saputo che Budweiser avrebbe lasciato l’Accademia, quella mattina la camerata era esplosa in un festival di coriandoli e spettacoli circensi. Tobee aveva persino distribuito metà dei suoi biscotti ai compagni di corso, per festeggiare! Sigmund voleva noleggiare un coro bianco.
Erano tutti assolutamente sicuri che il successore di Bud, per quanto duro, non avrebbe potuto essere peggio di lui…
“Be’,” disse Bud, annuendo solennemente, “sembra che la mia ultima missione impossibile sia riuscita: ho fatto di voi lave dei mezzi poliziotti. E dato che non potrò avere il piacere di terminare di forgiarvi in veri cani, mi assicurerò almeno che soffriate a dovere, da qui fino a quando non avrete terminato questo corso. Vivi o morti, poco importa.
“E non fatevi illusioni: se credevate che Bud fosse troppo duro per voi…” Socchiuse minacciosamente gli occhi, mentre un sorriso cattivo si faceva largo sulle sue labbra. “Voi conoscete il trucchetto del poliziotto buono e quello cattivo, giusto? Be’, io ero quello buono!” Sottolineò la cosa facendo scattare in avanti la testa come un serpente. Poi si ricompose, le mani sempre tenute dietro la schiena. “Comunque, se vorrete venire a piangere al mio cospetto se qui dovesse diventare troppo dura, mi troverete a Babylon Gardens. Vi offrirò una tazza di latte e il mio sommo scorno.
“E ora, senza perdere altro tempo o vi rammollite più di quanto non lo siate già, vi presento il vostro nuovo Sergente Istruttore—” Parlando, aveva voltato la testa…senza trovare nessuno al suo fianco, come si era evidentemente aspettato.
Dei sorrisetti lampeggiarono qua e là fra le reclute. Bino osò persino ridacchiare: se il nuovo istruttore era già un ritardatario, da lì a Dicembre sarebbe stata una passeggiata…
Bud si diresse verso la porta. Si sporse e lo sentirono ringhiare con ferocia, “SERGENTE!! La smetta di picchiare sua madre e venga qui SUBITO!!
Non poteva stare dicendo sul serio!, pensarono le povere reclute, eppure qualcuno cominciò a battere i denti. Una recluta iniziò persino a sudare.
Poco dopo, accolto dalla Marcia Imperiale, arrivò un vero e proprio lupo. Aveva gli occhi grigi e duri, e il suo manto era castano, con una mascherina più scura intorno agli occhi. Era talmente muscoloso che persino il giubbotto sembrava sul punto di scoppiare. E, soprattutto, stava fissando le reclute come fossero state il suo prossimo pasto.
Le reclute cominciarono ad intuire che forse ora erano nei guai.
Il lupo si mise in posa marziale, le braccia incrociate al petto, mostrando i gradi rasati sulle spalle.
Bud annuì, soddisfatto. “Larve, vi presento il vostro nuovo Sergente Istruttore, Visconte Drago Aloysyus Odifreddo Cobram IV! Come potete vedere, è un lupo cecoslovacco. Vi risparmio il suo curriculum, so che alcuni di voi non hanno il cuoricino per reggerlo, perciò adesso il Sergente Cobram vi darà una dimostrazione della sua linea di insegnamento.” Bud prese dal letto una sbarra d’acciaio che aveva portato con sé, e la lanciò al suo collega. “A lei, Sergente.”
Il lupo mostrò la sbarra alle reclute. “Questa è la vostra schiena quando cominciate al mattino,” disse con un lieve accento tedesco. Per il resto, la sua voce era assolutamente calma, quasi casuale. “Alla fine della giornata, mi aspetto di vederla nelle stesse condizioni. Altrimenti…” Afferrò la sbarra con entrambe le mani, e con un movimento veloce la spezzò in due contro la coscia! Poi, mostrò i due frammenti. “Altrimenti, questa sarà la vostra schiena, alla fine della giornata. Tutto chiaro?”
“Direi di sì,” disse Budweiser, osservando le dieci reclute canine svenute in un’indecorosa pila. Nell’aria aleggiava un fetore inequivocabile.
L’unico ad essere rimasto ancora in piedi era Tobee. Il minipinscher disse, tutto contento, “Sembra divertente! Quando cominciamo?”
Il Visconte Drago Aloysyus Odifreddo Cobram IV si chinò a fissare il piccolo cane. La sua voce era il gelo della Tundra inesplorata. “Subito. E ad ogni sbaglio, per quanto minuscolo, un giorno senza biscotti.”

Il lungo ululato di disperazione di Tobee risuonò a lungo dentro il perimetro dell’Accademia…
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Barkeron
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.15: Nuovi amori e vecchi ran

Post by Barkeron »

Uh no,looks like this instructor is going to be harder than Bud. Bud is leaving the acamedy? Wow.
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.15: Nuovi amori e vecchi ran

Post by Tiggy »

And this instructor is going to get his butt kicked if he takes away Tobee's cookies.

Mhm.
Jason Mraz wrote: My goal is to show everyone that they, too, can do what they love to do.
Daggy wrote: Look a shadowpriest, what a cutie.... POW
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Andrea
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.15: Nuovi amori e vecchi ran

Post by Andrea »

Ma quando Max vide chi aveva parlato, sbarrò gli occhi.
Ed ebbe paura. “Tu?”


DADADADAAAAAN!!! Who's the mysterious evil guy :?: :shock:

Il Visconte Drago Aloysyus Odifreddo Cobram IV si chinò a fissare il piccolo cane. La sua voce era il gelo della Tundra inesplorata. “Subito. E ad ogni sbaglio, per quanto minuscolo, un giorno senza biscotti.”

Il lungo ululato di disperazione di Tobee risuonò a lungo dentro il perimetro dell’Accademia…


Awesomesauced LOL
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.15: Nuovi amori e vecchi ran

Post by lightwolf21 »

This is great, but who is the mysterious person/pet/animal that Grape and Max have encountered?!
>_< Can't...wait...for...next...update. Oooo. I smell pancakes for breakfast. :mrgreen: Be right back.
Heh. Look at that... I started an actual Housepets! fan-fic.
https://www.housepetscomic.com/forums/v ... 70#p131370
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IceKitsune
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.15: Nuovi amori e vecchi ran

Post by IceKitsune »

Oh man I can't wait to see who Grape and Max ran into that should be interesting. The new drill Sargent seems like hes going to be very hard on the new recruits that should be fun to see. :lol: Nobody better make any mistakes or its going to suck for Tobee. I can't wait for the next update Valerio :mrgreen:
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.15: Nuovi amori e vecchi ran

Post by Blue Braixen »

IceKitsune wrote:Oh man I can't wait to see who Grape and Max ran into that should be interesting. The new drill Sargent seems like hes going to be very hard on the new recruits that should be fun to see. :lol: Nobody better make any mistakes or its going to suck for Tobee. I can't wait for the next update Valerio :mrgreen:
Sure hope its Elias.
Edit: BOY do the (unofficial) translations (Google) leave something to be desired. Oh, well, it's a price I gotta pay for not knowing Italian...
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.15: Nuovi amori e vecchi ran

Post by valerio »

3.
Grape Jelly Sandwich aveva il suo demone personale: l’abbandono. Un trauma comune a tanti, troppi animali domestici, un evento che aveva trasformato la spensierata gioventù in una cicatrice che, per quanto si volesse dimenticare, restava saldamente dov’era, pronta a pulsare dolorosamente nel momento più inaspettato.
Maxwell Costner aveva il proprio demone, a sua volta…ma non era l’abbandono. No, Max, per quanto avesse fatto la fame come tanti altri randagi, per quanto avesse conosciuto le fredde e sporche pareti del vecchio rifugio, non era il tipo di gatto da farsi segnare da quell’esperienza. Anzi, da quei dolori aveva trovato la forza per diventare il gattaccio sempre allegro e sempre tosto che tutti conoscevano.
Il demone di Max era un cane. Un grosso mostro cattivo che gli aveva staccato mezzo orecchio destro quando lui era appena un micetto affamato. Max non avrebbe mai dimenticato il dolore e, soprattutto, il puro terrore provati dall’attacco di quel randagio. Max, allora, non avrebbe certo combattuto contro chi era così più forte e grosso di lui… Ma era quel cane a volere combattere, a fargli del male solo per fare capire chi comandava.
Max era stato fortunato ad uscirne con quella ferita. Ma di tutti gli animali che avrebbero perseguitato i suoi sogni, solo uno sperava di non rivedere mai più.
Lo stesso cane che aveva ora di fronte.
E che non era neppure da solo.
“Così, anche una mezzatacca come te si è fatto una vita, eh? E’ proprio vero cosa si dice, delle perle e dei porci.” Il mostro era un meticcio doberman/pitbull, con i colori e le orecchie triangolari del primo sul corpo del secondo. Un corpo potente, muscoloso, forse ancora più fortificato di quello che Max ricordava.
Ma Maxwell non aveva tempo di pensare a quello, alle sue paure, o al fatto che anche i due cani che accompagnavano quel bullo da mezza tonnellata non sembravano meno forti e minacciosi.
Non gli avrebbe permesso di mettere un solo dito su Grape! “Dovrei dire lo stesso per te…Fredd,” ringhiò il gatto, il cui gonfiore del pelo lo faceva sembrare quasi il doppio di quello che era.
Il meticcio si toccò il collare rosso. “Piace? Sì, ho trovato famiglia anch’io. Faccio il custode alla discarica.”
Max riuscì a sforzarsi per sfoggiare un mezzo sorriso zannuto. “Ora come allora, eh?”
La banda si avvicinò di un paio di passi.
I gatti indietreggiarono di due passi.
“Con il bonus,” disse Fredd, “che ho avuto il permesso di fare sloggiare voi e quel ridicolo ‘ristorante’ dal terreno vicino. Sai, agli umani non piacevano le vostre continue scorrerie.”
Grape e Max ripensarono per un attimo a quel locale che aveva testimoniato il loro primo appuntamento insieme. Anche se Grape, all’epoca, non ci aveva certo messo il cuore, visto che lo faceva giusto per fare contento Max, per nascondere il suo rapporto con Peanut, era stata comunque un’esperienza divertente, in un posto in fondo piacevole, un ritrovo per tante coppie in cerca di un loro angolino…
“State tranquilli, piccioncini,” disse Fredd, rimirandosi la zampa artigliata. “Nessuno si è fatto male. Quel piacere voglio riservarmelo con te, piccolo,” continuò, fissando Max. “Davvero, se lo avessi saputo che abitavi da queste parti, sarei venuto a trovarti. Mi sono sempre chiesto come stessi con le orecchie pareggiate.” Poi, il suo sguardo si mosse verso Grape. “Oppure potremmo dare un morsetto d’amore alla tua amichetta, che ne dici? Mi sembra giusto che vi si riconosca.”
Se fino a quel momento Max era sembrato minaccioso, a quelle parole fece tre passi verso il branco. Le zanne erano snudate in un ghigno ferino, gli occhi enormi e le orecchie completamente piatte. “Voi lei non la toccate, mi sono spiegato, Fredd? Se è con me che ce l’hai, fatti sotto! Ma non osare neanche guardarla!”
I tre cani si fecero avanti. Fredd si crocchiò le nocche. “Sei divertente e spiritoso, micio. E visto che ci tieni tanto a fare il cavaliere, vuol dire che ce la spasseremo un po’ con te. Lo sapevi che quella tua intrusione nel territorio del mio Papà mi è costata parecchie legnate? Ho proprio voglia di pareggiare i conti. Ragazzi, prendetelo.”
“Grape, scappa,” disse Maxwell, mentre se li vedeva arrivare addosso.
Grape non fuggì. Non avrebbe potuto. Non voleva fuggire: se Max era in pericolo, lo avrebbe difeso come avrebbe fatto per Peanut. Punto! Anche se l’istinto di conservazione verso i gattini che portava in grembo le urlava di fuggire, sapeva che dopo sarebbe stata consumata per sempre dalla colpa, per non avere fatto almeno qualcosa per stare al fianco del loro padre…
Al fianco del gatto che amava…
Poi successe. Due ombre sfrecciarono velocissime accanto a Grape!
Superarono Max.
Colpirono in pieno i due molossi meticci! Linee parallele solcarono il muso di uno, mentre l’altro ebbe la bocca dello stomaco investita da un pugno di tutto rispetto!
I due cani andarono a terra uggiolando, in realtà più sorpresi che veramente sconfitti –ne avevano prese ben di peggiori, nella vita.
Di sicuro, però, come la stupefatta espressione di Fredd testimoniava, non le avevano mai prese da quelli che per loro erano ‘mollaccioni domestici’.
Persino Grape si era dimenticata di quanto potessero essere tosti… “Lucky? Felix?”
Il malamute ed il gatto rosso si stagliavano fra il terzetto di bulli e le loro prede. Le creature amiche che la gatta conosceva avevano lasciato il posto a due guerrieri dal sorriso spavaldo. “Ciao, Moschettiera,” disse Felix, senza voltarsi, tenendo gli artigli sguainati. “Sempre nei guai, senza di noi, eh?”
“In tre contro uno ed una gatta incinta, eh?” disse Lucky “*Tsk* Coraggio, venite a farvela con un vero cane di strada, vigliacchi.” E usò la mano destra protesa nel più classico gesto di richiamo con le sole dita.
Che fossero state le parole, o quel gesto, stavolta i due molossi attaccarono come due belve ferali, con tutta l’intenzione di uccidere!
Esattamente come Lucky aveva pianificato! Il malamute corse incontro ai suoi nemici, le zanne scoperte, come se avesse voluto morderli. Invece, all’ultimo momento usò le sue muscolose braccia per colpirli alla gola! E se anche i due molossi erano stati addestrati e rinforzati da anni ed anni di vita in strada, Lucky non era da meno. E per essere stato a lungo un randagio egli stesso, e per essere il degno erede della sua razza. Sotto il suo soffice manto nero e bianco si nascondeva un corpo adatto a trascinare slitte per chilometri e chilometri sotto la forza dei blizzard! Due teppisti abituati a farsela con animali più deboli di loro erano appena una distrazione!
Sotto la forza dell’assalto di Lucky, i collari dei molossi si spezzarono e caddero sul marciapiede insieme alle medagliette militari. I due cani rimasero a terra, a stento in ginocchio, annaspando disperatamente in cerca d’aria, emettendo pietosi rantoli.
Lucky fissò con disprezzo i nemici caduti, per poi rivolgere la sua attenzione a Fredd. “Ora tocca a te,” disse, crocchiandosi le mani come il pitbull/doberman aveva fatto prima. “Prometto che ti farò tanto male.”
Fredd aveva il pelo del collo dritto dalla rabbia. “Credi di farmi paura, moscerino?”
A quel punto, Felix si affiancò a Lucky. “Ehi, bestione, ne tocca un po’ anche a me. Non essere il solito egoista.”
E Lucky, effettivamente, si mise una mano dietro al collo come a volersi scusare. “Scusa, hai ragione. Serviti pure, caro.”
Grape e Max non ci credevano! Quello era un suicidio bello e buono!
Fredd si mise a ridere. “Oh, questo è il numero in cui mi dovrei spaventare tanto perché magari il micio conosce il kung fu?!”
Felix sguainò gli artigli, mettendosi in posa d’attacco, a quattro zampe. “Conosco di meglio, prepotente.” E corse, cioè scattò in avanti, fulmineo come prima! I suoi occhi feroci lampeggiarono per un attimo in modo innaturale. Fredd non era che una statua di creta, per la velocità con cui si muoveva, nel vano tentativo di fermare quell’attacco…
Si udì come un suono di carta lacerata. Un attimo dopo, era finita.
Felix si alzò in piedi, gli artigli della zampa destra appena gocciolanti del vitale liquido cremisi… “Conosco Kill Bill.”
Quattro strisce parallele solcavano ora il corpo di Fredd, dalla spalla alla coscia. Il marchio della sua sconfitta.
Il cane cadde in ginocchio, cercando di tamponare quell’unica ferita. “Dannato…” E all’improvviso si ritrovò quegli stessi artigli appoggiati alla gola!
“Minacciando la nostra amica, furbone,” sibilò Felix nell’orecchio del cane, “hai appena sottoscritto un contratto di morte. Se le succede qualcosa, anche se non fossi stato tu, verrò da te, e terminerò il lavoro. Tutto chiaro?”
Fredd deglutì. “Tutto chiaro,” rispose, ma i suoi occhi promettevano vendetta.
Gli artigli tornarono nelle loro guaine. “Farò finta di crederti.”
Aspettarono tutti che il malconcio terzetto si fosse allontanato, poi Felix si rivolse con un gran sorriso ai suoi felini amici. “Coraggio, che abbiamo avuto abbastanza emozioni, per oggi… Be’, che avete da guardare, voi due?”
Max e Grape si scoprirono a dire insieme, con la stessa espressione di ebete stupore, “Siete fantastici.”
“Ehi, ringraziate anche me, già che ci siete!” disse un’altra voce familiare. Un attimo dopo, sulla spalla di Lucky atterrò il corvo Nevermore.
Alla sua vista, Grape fece una smorfia seccata. “E di cosa, uccellaccio della malora?”
Lucky accarezzò la gola del corvo, che emise un mugolio di soddisfazione. “E’ stato lui ad avvertirci che eravate in pericolo.”
Never fece un impeccabile saluto militare, il petto fieramente gonfio. “Sentinella sempre all’erta sto!”
---
Lucky Charm Grove for the Abandoned and the Ferals

Sara Winstons lasciò passare diversi minuti in un silenzio pesante, mentre esaminava la donna educatamente seduta davanti a lei.
L’assistente dei Servizi Sociali aveva studiato minuziosamente la documentazione inviata da Martin Foster su quella Evelyn Sunman. Stando all’incartamento, quella donna aveva tutte le qualifiche per essere una brava madre adottiva.
C’era solo il problema dell’età…
Sara spostò lo sguardo verso Martin. “Quindi, se ho capito bene, nel caso ad Evelyn Sunman succedesse qualcosa tale da impedirle di svolgere il ruolo di genitrice, lei è già stato indicato come tutore di Terry e Bouncer, ho capito bene?”
Martin annuì. “E’ esatto.”
Sara sollevò un sopracciglio all’indirizzo del proprietario del Charm. “Con tutto il rispetto per la buona volontà della sua dipendente, perché non adotta lei queste due povere anime, Martin? Oltre ad avere i mezzi, lei ha l’età e sicuramente la buona volontà. Risparmierebbe a Terry e a Bouncer il trauma di un inevitabile, nuovo distacco da qui a poco.”
Martin rispose con un tono assolutamente neutro. “Perché è stata Miss Sunman a esprimere la sua volontà di adottarli. Io sarò felice di dare ogni possibile supporto, come suo amico. Ma è anche mia politica non adottare gli ospiti del mio stesso rifugio: oltre a creare un conflitto d’interessi, mi metterebbe nella scomoda posizione di dovere essere visto dai miei stessi ospiti come una persona di preferenze. Finirebbero col nutrire false speranze sul loro destino. E per quanto sia una persona ricca, non lo sono abbastanza da potere adottare tutte le anime in pena che entrano dai miei cancelli. Desidera consultare nuovamente la copia del regolamento del Lucky Charm Grove allegato alla domanda di adozione di Bouncer, Sara?”
La donna di colore si schiarì la gola, e si tolse gli occhialini metallici. “No, la ringrazio per la sua esposizione. Lei sarà in grado di garantire lo spazio necessario a Terry e Bouncer, in caso dovesse prenderli con sé?”
Martin annuì. “Entro metà Dicembre, la ricostruzione di Villa Foster sarà terminata e l’intera proprietà sarà abitabile. Nel peggiore scenario, i ragazzi cresceranno circondati da tutto ciò di cui possano avere bisogno. E dato che il mio lavoro non mi tiene occupato sette giorni su sette, non dovrete preoccuparmi che io sia un tutore assente. Altre domande?”
Sara W. Winstons avrebbe preferito davvero attendere che si presentasse un candidato più…giovane. Ma quella Sunman, appunto, aveva studiato psichiatria infantile, aveva alle spalle 40 anni di insegnamento e con un curriculum lodevole. Adorava bambini ed animali in egual misura. Poteva dare a quelle due povere anime tutto quello di cui avevano bisogno, e Foster era un candidato ancora più adatto per prendere il posto di lei.
L’assistente dei Servizi Sociali si rimise gli occhialini. Sospirò. Questo poteva essere un bel successo, o il suo più grave errore di giudizio, ma come si diceva nel suo mestiere, ‘rimandare è un po’ ammazzare’.
La donna squadrò severamente Evelyn Sunman e Martin Foster. “Conoscete i termini per il primo anno dell’affidamento. Riceverete una visita a sorpresa, ogni mese, presso il domicilio di residenza. Dovete lasciare un numero di telefono fisso ed uno di cellulare…”
Evelyn ascoltò quelle parole, mentre allo stesso tempo la sua mente era già nella sua nuova casa, con la sua prima famiglia—
Lo squillo di un cellulare la interruppe bruscamente. Evelyn, come gli altri, voltò la testa verso Martin, mentre nella stanza calava il silenzio.
L’uomo prese il suo cellulare dal tavolo, lo attivò e disse, “Foster.” Ascoltò per qualche istante.
Evelyn, la sola che conoscesse abbastanza quell’uomo, capì subito che c’erano problemi di quelli grossi. Il volto del proprietario del Grove era diventato totalmente inespressivo, il segnale che dentro di lui si era appena accesa una stella fatta di pura ira. Mostrare impassibilità era il solo modo che avesse per non fare capire quanto fosse pronto a commettere uno sproposito… “Capisco. Vi ringrazio per avermi avvertito, Manderò subito il Dottor Stanwick con un’unità medica per farla visitare. Avverto io la famiglia. Quanto al proprietario di… Sì, penso a tutto io. Restate dove siete, d’accordo? Ci sentiamo.” Staccò la linea, e la riaprì per comunicare le istruzioni al medico.
Sara osservava affascinata la trasformazione di quell’individuo in un vero e proprio generale. Non si fece ingannare dalla sua freddezza, percepiva l’acciaio nelle sue parole, e decise che era meglio non avere per nemico una persona del genere…
---
Casa Marsh

Lucky attaccò il telefono. “Zio Martin manda qui il Dottor Stanwick con un’ambulanza, insieme al tuo Papà. Ha detto che avvisa lui Zia Jane e Peanut.”
Grape, sdraiata a terra sul materassino di Felix, sospirò. “Ragazzi, davvero, sto bene. Mi sono presa solo uno spavento, ma grazie a voi stiamo tutti bene.”
“Sciocchezze,” disse Max, seduto accanto a lei, “Non starai bene e non ti muoverai fino a quando il medico non ti avrà visitato, chiaro?” Era raro vedere quel gattaccio di strada con un’espressione veramente spaventata e triste. “Dio, Grape, è tutta colpa mia. Ma che mi è preso per farti uscire così lontano da casa? I tuoi mi uccideranno, Peanut mi ucciderà, e avrebbero tutti ragione.” Le accarezzò delicatamente la pancia gonfia della gatta. “Piccini, papà è un tale incosciente…”
Grape accarezzò la guancia di Max, nel tentativo di tranquillizzarlo. “Andiamo, non potevi sapere cosa sarebbe successo. Ed io sono altrettanto da condannare: mi annoiavo, a furia di stare in casa e in giardino, e sono venuta volentieri con te. Anche mamma è un’incosciente.” Gli diede poi un bacetto su quella stessa guancia. “Sei stato invece incredibilmente coraggioso, a volermi difendere… Dunque, quello è il cane che ti aveva ferito quando eri piccolo?” la sua mano sfiorò delicatamente l’orecchio frastagliato, che presentava quel marchio a forma di morso.
Max annuì. “Quando si dice che il passato torna a morderti nelle chiappe, eh? Conosco quel demonio, allora stetti sull’albero per quasi una settimana per evitare di finire nelle sue fauci. Per fortuna che era stagione brutta, la pioggia mi aveva dissetato, o sarei morto lassù.” Strinse le mani della sua amata gatta. “Credimi, ora che si è fissato con noi, non smetterà fino a quando non ci avrà preso.” Voltò lo sguardo verso Felix e Lucky. “E questo vale anche per voi…” Poi si avvicinò alla coppia…e li avvolse in un unico abbraccio! “Siete stati fantastici! Io… Noi vi dobbiamo la vita e quella dei nostri piccoli, e voi…
Cane e gatto ricambiarono l’abbraccio. “Va tutto bene, bel ragazzone,” disse Felix. “Noi siamo i Tre Moschettieri, terremo sempre un occhio sulla nostra migliore amica di tutto il mondo.”
“Già,” disse Lucky, “dovrà essere quel prepotente a preoccuparsi di averci come nemici.”
Max si sciolse dall’abbraccio. “Heh. Chi l’avrebbe detto che voi due signorine foste così toste—“ e per la non prima volta nella sua vita, Maxwell Costner provò il desiderio irresistibile di infilarsi in bocca tutta una propria gamba! Arrossì violentemente, gli occhi a capocchia, e le mani protese mentre balbettava. “No! Volevo dire, ecco, forse, che che che…”
Felix, il volto neutro, chiese solo, “Chi altri lo sa?”
Max incrociò le mani dietro la schiena e abbassò lo sguardo. “Ivan. Vi ha visti e me lo ha detto.”
“Non lo sa nessun altro,” disse Grape. “Potete fidarvi di noi.”
Lucky annuì. “Se lo dici tu, ci credo. E poi, in fondo…” fece una smorfietta, mostrando la punta della lingua, “Ci era venuta questa idea di iscriverci al Club di Joey e dirlo a tutto il mondo, ma per fortuna ci ha fatto rinsavire.”
Quelle parole causarono, sul momento, un prolungato silenzio stupefatto. Non si accorsero neppure del suono dell’ambulanza che si fermava di fronte a casa Marsh…
Last edited by valerio on Sun Oct 03, 2010 12:59 pm, edited 1 time in total.
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.15: Nuovi amori e vecchi ran

Post by Andrea »

“Capisco. Vi ringrazio per avermi avvertito, Manderò subito il Dottor Stanwick con un’unità medica per farla visitare. Avverto io la famiglia. Quanto al proprietario di… Sì, penso a tutto io. Restate dove siete, d’accordo? Ci sentiamo.” Staccò la linea, e la riaprì per comunicare le istruzioni al medico.


Quelle parole causarono, sul momento, un prolungato silenzio stupefatto. Non si accorsero neppure del suono dell’ambulanza che si fermava di fronte a casa Marsh…

Oh my god, what's happening? O_O Cliffhanger ending...again :roll:
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.15: Nuovi amori e vecchi ran

Post by Blue Braixen »

Felix and Lucky, to the rescue :lol:
That's one of Max's demons, down for the count, for now anyway.
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.15: Nuovi amori e vecchi ran

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Yay Lucky and Felix save the day! that was a great sequence I loved it. And that guy won't be bothering Max or Grape or really anyone ever again. Yet another great chapter Valerio I can't wait for more. :mrgreen:
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Barkeron
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.15: Nuovi amori e vecchi ran

Post by Barkeron »

Tha Housedog wrote: That's one of Max's demons, down for the count, for now anyway.

Yup, I agree with that one. Darn those cliffhangers.
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valerio
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.15: Nuovi amori e vecchi ran

Post by valerio »

4.
Casa Sandwich, Babylon Gardens

Lo schermo dell’ecografo mostrava i cinque feti in via di sviluppo, e la macchina trasmetteva i suoni di cinque cuoricini che battevano come la più meravigliosa delle orchestre.
Grape stava osservando, udendo quello spettacolo da quasi un’ora. Dopo essersi fatta insegnare a muovere il sensore, si era messa lei stessa a passarlo sul proprio ventre. Sarebbe rimasta volentieri così fino al giorno del parto…
“Direi che stanno tutti bene, Grape.” Il Dottor Mordecai Stanwick prese gentilmente il sensore dalla mano della gatta lavanda. Poi spense l’apparecchio. “Le altre analisi vanno benissimo, non avere paura.”
Grape scosse la testa. “Non ho paura, dottore. È solo che…” Deglutì. Non trovava le parole, in quei momenti semplicemente il cervello si bloccava per la felicità.
Stanwick lasciò che l’infermiere si occupasse di riportare l’attrezzatura nell’ambulanza. Il medico accarezzò la testa di Grape, che rispose facendo le fusa.
“Lo immagino bene, piccola. Adesso pensa solo a riposare un po’, sei in ottima compagnia e hai un sacco di guardie del corpo.” Non era un’esagerazione. Appena la notizia del tentato attacco da parte dei tre nuovi cani del vicinato si era diffusa, all’esterno di casa Sandwich, si era ammassata una folla di animali preoccupatissimi e curiosi. Come Mizar e Sasha, anche loro in dolce attesa, Grape era una specie di eroina, e l’avrebbero difesa con le unghie e con i denti se fosse stato necessario, proprio come quando i suoi primi genitori avevano cercato di portarla via…
Jane Sandwich, in ginocchio al fianco della sua gatta, la strinse forte. “Sicura di non volere tornare a casa?”
Grape annuì. “Mamma, davvero: sto bene, e sono circondata dai miei più valorosi cavalieri. Pensa a non agitarti tu, piuttosto. Da mamma a Mamma.”
Jane ridacchiò, e baciò un’ultima volta la testa della gatta, prima di farsi aiutare da suo marito a mettersi in piedi. “Prometti che ci chiami, in caso di bisogno?”
“Promesso.”
Earl quasi dovette trascinare via la moglie. Quando anche Stanwick fu uscito, nella camera da letto erano rimasti Grape, Peanut e Max, oltre a Lucky e Felix.
E Peanut sembrava pronto a fare a pezzi il gatto nero. Neppure Grape aveva mai visto una simile espressione di rabbia sul muso del suo cane. Solo la consapevolezza di non volere turbare ulteriormente la sua gatta impediva a Peanut di fare qualcosa di irreparabile…
Poi Peanut si voltò verso Lucky e Felix. Fece loro un profondo inchino. “Grazie davvero, amici.”
Il malamute e il soriano rosso si schernirono. “Ma figurati!” Poi si diressero verso la porta. “Adesso è meglio che restiate soli, eh? È stata una giornata dura per tutti.”
---
Stanwick perse più tempo a rassicurare la folla che ad andare sull’ambulanza, ma finalmente riuscì a salire sul veicolo del Lucky Charm. Alla porta d’ingresso, come una minacciosa cariatide, si era messo quel bulldog, Rex. Il gatto, Ivan, dall’altro lato della porta, non sembrava meno minaccioso.
Era, per Stanwick, davvero la prima volta che osservava nei fatti la solidarietà di quell’eterogenea comunità per le sue tre gravide femmine.
Dio aiutasse chi si fosse permesso di minacciare Grape Jelly Sandwich…
---
Discarica Comunale di Babylon Gardens

“Accidenti a quei due,” disse Diego. Il molosso meticcio faceva parte del terzetto-cricca guidato dal pitbull/doberman di nome Fredd. Diego si stava tenendo una borsa del ghiaccio premuta contro il muso. La voce di Diego era ridotta quasi ad un sussurro, dopo che Lucky quasi gli aveva spaccato la trachea. Papà lo avrebbe ucciso per essersi fatto spaccare il collare, ma almeno le medagliette le avevano recuperate… “Ce la pagheranno, vero capo?”
Fredd si stava lavando la lunga ferita che gli aveva inflitto quel dannato gatto. Felix, si chiamava, giusto? Be’, forse Fredd era stato costretto a promettere di non fare del male a quel sorcio di Max e alla sua amichetta, per ora, ma non aveva certo promesso che non si sarebbe rifatto su quei due impiccioni! Quel Felix, e il suo compare Lucky! “Oh, sì,” disse, senza rispondere veramente alla domanda di Diego. “Quel botolo non sarà così fortunato, la prossima volta.”
Fredd, Diego e Armando ridacchiarono all’idea di quello che si prefiggevano di fare. Con tutta l’attenzione concentrata sui due piccioncini, quei Felix e Lucky non avrebbero certo pensato che loro stessi sarebbero stati i bersagli del prossimo attac—
Il suono di un’automobile in arrivo attirò la loro attenzione. I cani si prepararono ad accogliere con tutti i riguardi un eventuale trasgressore. Avevano davvero tanta rabbia in corpo, e tutta l’intenzione di sfogarla! Meglio ancora, se avevano una scusa legale per farlo..!

I cani uscirono dalla cuccia comune e da là si diressero verso il cancello di rete. Ad un comando del loro padrone, avrebbero potuto scatenarsi liberamente. Per ora, potevano almeno fare la faccia feroce all’umano che scese dal pickup nero. Insieme a lui c’erano un husky dal pelo argenteo e una gatta dal pelo perfettamente diviso a metà fra nero e bianco. Si vedeva lontano un miglio che quella era una gatta di lusso.
I cani si scambiarono un’occhiata incuriosita: che ci faceva quel gruppetto di damerini alla discarica?
Il gruppo si separò. I due damerini in pelliccia si diressero proprio verso Fredd e i suoi accoliti, mentre il damerino umano andava verso gli uffici del Direttore della discarica.

La porta dell’ufficio si era aperta appena avevano sentito il veicolo. Ad accogliere l’ospite c’era il Direttore in persona. “Con chi ho il piacere?” fece l’uomo, un individuo alto e muscoloso, con in bocca un sigaro toscano. Indossava l’uniforme grigia completa di berretto, pulita e senza una piega a dispetto del lavoro che faceva. Non aveva addosso un filo di grasso, e gli occhi castani brillavano di intelligenza, non certo della bruta stupidità di Mac. Al suo saluto, pronunciato come un insulto, con una voce rauca, l’ospite rispose, “Sono Martin Foster, proprietario del—“
“Lei è quello del rifugio, sì, la riconosco, ora.” Tese la mano, mentre il suo volto si stirava in un sorriso. “Ha fatto fuori una di quelle bestiacce a mani nude. Diamine, lo sa che l’ammiro?” Martin ricambiò la stretta. “Volevo giusto portare i miei ragazzi dal suo medico. Pare che abbiano bisticciato un po’ con i loro nuovi vicini. A proposito, mi chiamo Norman. Norman Books! Ma prego, venga dentro. Posso offrirle da bere?”
Martin scosse la testa. “Astemio, ma faccia finta che abbia accettato, grazie.”
Entrarono, trovando un ufficio lindo ed ordinato, non un foglio fuori posto, non una macchia sul pavimento. Martin era sinceramente ammirato, quel tipo si stava rivelando pieno di sorprese.
“Piace, eh?” disse Norman. “Sissignore, Norman Harold Books ama la pulizia ovunque vada. Sono stato nella marina, sottufficiale sullo USS Alaska, dodici anni di servizio.”
Una frase che disse quanto bastava a Martin, purtroppo: ossessivo-compulsivo, frustrato, potenzialmente molto pericoloso.
E Martin decise di testare il suo umore, dicendo con tono casuale, “E che bella ricompensa, le hanno dato.” Memo: controllare stato di servizio di N.H. Books.
La faccia di Norman si fece di colpo buia. “Quei damerini altolocati non saprebbero distinguere un vero uomo da un sasso. Cosa posso fare per lei, Foster?”
“Riguarda i suoi cani.”

“Salve, dolcezza,” disse Fredd alla gatta. “Sei venuta a giocare con noi?”
L’husky e la felina si scambiarono una breve occhiata. Poi fu il cane a rispondere. La sua voce era calma, ma i suoi occhi blu parlavano di tempesta. “Io mi chiamo Fox, e sono il Presidente ad interime del Club del Buon Cane. La signora,” indicò la gatta, “è Selene, Presidentessa del Circolo Schrodinger. Noi due, essenzialmente, rappresentiamo i cani ed i gatti di Babylon Gardens.”
“E allora?” chiese Armando.
“E allora,” disse Selene, con la stessa calma tempestosa di Fox, “vi consigliamo, per la vostra incolumità, di restare a vivere qui, senza mai più uscire dalle vostre comode gabbiette se non per fare i bisognini o il vostro giro di pattuglia.”
Diego e Armando ridacchiarono. Fredd fissò alternativamente quei due moscerini come se gli avessero raccontato una barzelletta. “Perché, sennò?”
Fox si chinò in avanti. “Sennò tutti gli animali di Babylon Gardens, nessuno escluso, vi daranno la caccia. Avete già combinato abbastanza guai la prima volta, ed è stata una volta di troppo. E francamente, non abbiamo spazio per dei prepotenti violenti come voi. Tutto chiaro?”
Fredd si avvicinò alla rete fin quasi a toccarla col muso. Sbuffò in faccia all’husky come fosse stato un toro. “E noi, se vogliamo, entriamo nel vostro ridicolo vicinato quando ci pare, e voglio vedere se voi damerini avrete il coraggio di—“ A quel punto, una nuvola oscurò il sole. Fredd sollevò istintivamente lo sguardo, e le orecchie gli si appiattirono sul cranio, mentre gli occhi diventavano due puntini. Anche Diego e Armando uggiolarono.
In piedi davanti a loro, come se si fossero materializzati, tanto che erano stati silenziosi nel loro avvicinarsi, stavano due mostri dal pelo nero, grossi e muscolosi come lupi e dagli occhi cattivi.
“Voi avete minacciato la nostra sorellina Grape,” disse Antares.
“Non ci piace chi minaccia la nostra sorellina Grape;” disse Aldebaran.
I tre cani da guardia indietreggiarono. “Sentite,” disse Fredd. “Fo-forse c’è stato solo un malinteso. Non volevamo davvero…” il cane deglutì. “Che fate?”
I due colossali Re delle Montagne ucraini avevano afferrato il cancello.

Norman udì il suono della rete strappata. Un attimo dopo, due ringhi agghiaccianti riempirono l’aria. Poi arrivarono gli uggiolii disperati di Fredd, Diego e Armando.
“Quelli,” disse Martin, impassibile, “sono i miei cani che stanno dando una ripassata ai suoi cani sulle buone maniere. Cose da animali, meglio non mettersi di mezzo.” Poi si indicò toccandosi il petto. “Io, invece, sono qui per chiederle di non fare avvicinare i suoi animali ai Gardens, salvo che per una qualche emergenza. E sarei anche molto felice se evitasse di maltrattarli, ma questa è una cosa personale. Comunque,” Martin prese un biglietto da visita del Charm e lo posò sul tavolo. “in caso di necessità, potrà sempre consultare il nostro personale specializzato, tutti i giorni, tutto il giorno.” Martin si diresse verso la porta. Afferrando la maniglia, disse, “Oh, e faccia riparare la recinzione dei cani. Questa era una di quelle economiche, mi sa. Buona giornata.”
“Aspetta un mom—“ fece per dire Norman. Martin lo interruppe, sollevando una mano, senza neppure voltarsi. La sua voce era, adesso, decisamente minacciosa.
“Signor Books, prima che lei dica una sola lettera in più, ricordi cosa ho fatto a quel molosso assassino. E lo farò con lei se i suoi cani mettono in pericolo la vita di un solo animale ai Gardens. Buon giorno,” ripeté, ed uscì.

“Ragazzi,” disse la voce di Martin, mentre si apriva la portiera della sua auto. “Basta giocare con i vicini. Si torna a casa. Fate i bravi e salutate.”
Antares e Aldebaran lasciarono cadere in un mucchio scomposto quanto rimaneva dei tre bulli. Sorrisero all’indirizzo del loro umano. “Arriviamo papà!” dissero insieme allegramente, e corsero verso la macchina.
Fox e Selene osservarono un’ultima volta le doloranti carcasse di Fredd, Diego e Armando. Allontanandosi, l’husky scosse la testa, mostrando un’espressione preoccupata. “Dici che si sono fatti molto male?”
Selene, agitando una mano davanti al muso come a volere allontanare il tremendo fetore della discarica, rispose, “Spero proprio di sì. Sarà meglio che sia valsa la pena, venire fin qui. Ew.”
---
Volente o nolente, alla fine Grape si era addormentata. Troppe emozioni, per un fisico già messo a dura prova ogni santo giorno.
Peanut e Max erano usciti in corridoio, chiudendosi piano la porta alle spalle.
Max sapeva che Peanut era capace di arrabbiarsi, quando tiravi troppo la corda. Sapeva che per difendere la famiglia poteva diventare un vero lupo. Avevano litigato almeno un paio di volte, e Max trovava sempre sorprendente quanta grinta ci fosse nel cuore di quel cane così amichevole…
Il gatto temette sinceramente per la propria incolumità, alla vista della pura ira nell’espressione di Peanut Butter. E ancora di più lo spaventò il gelo nella sua voce. Peanut si era come trasfigurato, adesso stava parlando con il compagno di vita di Grape, e non c’era per quel cane argomento più sacro.
“Mi fidavo di te, Max,” disse Peanut, spingendo il gatto in un angolo. “Mi fidavo di te perché tu avessi cura di Grape se mi fosse successo qualcosa, e la prima cosa che fai è portarla, nelle sue condizioni, nel mezzo di una rissa?”
Non era esattamente andata così, i racconti erano discordi, e la descrizione del combattimento di Lucky e Felix non aveva aiutato, anzi aveva dipinto a fuoco nella mente di Peanut delle immagini agghiaccianti. Il cane era spaventato da morire, ed era quella paura ad alimentare la sua ira.
Ma Maxwell non aveva voglia di cercare di farlo ragionare. Non importava quali scuse o ragioni potesse addurre, la verità era che si era allontanato con lei da casa senza neppure modo di chiamare aiuto. Se non fosse stato per Nevermore, per Lucky e Felix…
Max iniziò a piangere. “Mi…mi dispiace tanto, Peanut, davvero. Io…io non ho scuse, ho incasinato tutto e…” a quel punto si sedette a terra, raccolse le gambe al petto e chinò il capo, offrendo il collo al cane. Chiuse gli occhi e li tenne ben stretti. “Io la amo, e ho sbagliato tutto e per poco…” Il suo respiro si fece affrettato ed irregolare. Sarebbe scoppiato in un lungo lamento, se non fosse stato che aveva paura di svegliare Grape.
Max ridusse la propria voce ad un sibilo quasi inaudibile. “Fai quello che vuoi, puniscimi come vuoi, uscirò dalle vostre vite, non mi vedrete mai più… Io non…non sono degno neanche di guardarla. Scusatemi tanto, scusatemi…”
Guardandolo, Peanut si sentì sempre più sbollire –cioè, era davvero arrabbiato con Max, ma poi, ad essere onesti, nessuno sapeva di questi nuovi cani, e nessuno avrebbe immaginato che potessero attaccare Grape! Anche Peanut aveva programmato una passeggiata romantica, al parco, giusto..? E se fosse successo qualcosa a lei, era sicuro che lui ne sarebbe morto…
“Scusatemi…scusatemi…” stava ripetendo Max, il volto sepolto fra le braccia. Un gattino ferito e bagnato non sarebbe potuto stare peggio di lui. “Scu—“ Smise all’improvviso, quando si sentì abbracciare.
Max sollevò la testa, e vide il mesto sorriso di Peanut.
“So che ti dispiace, Maxie. Non dovevo prendermela così.”
“Mi hai chiamato…Maxie?”
Peanut annuì. “Lo sai quanto io ami Grape, e…ho perso il controllo. Scusami tu, lo so che non le faresti mai del male. Anzi, hai provato a difenderla con la tua vita.”
Max tirò su col naso. “Come avresti fatto tu.”
Peanut annuì. Appoggiò la testa sulla spalla, sfiorando la guancia del gatto. “Lo so che non è colpa tua. Però, mi prometti di fare più attenzione, d’ora in poi?”
Max annuì, e usò le braccia per cingere Peanut a sua volta. “Promesso, amico.”

Dalla porta socchiusa della camera, Grape annuì soddisfatta. Era valsa la pena, mettersi per qualche minuto in piedi ed osservare tutto. Sapeva di potere contare sul gran cuore di Peanut. Max era davvero, sinceramente distrutto, e non avrebbe avuto alcun senso punirlo ulteriormente.
“Coraggio,” stava dicendo Peanut, aiutando il gatto ad alzarsi, “andiamo a letto. La nostra gattina merita una dose extra di coccole. Lo sai che le farà piacere averti accanto, quando si sveglierà.”
Grape andò verso il letto (ormai, chiamarlo ‘lettino’ sarebbe stato un po’ inutile viste le dimensioni!) e vi si sdraiò appena in tempo per sentirli entrare. Finse di sbadigliare, e si strofinò gli occhi. “Guarda guarda un po’ chi c’è: ben due angeli custodi tutti per me?”
---
Casa Ambrose

“Sabrina, insomma!” Fido era addestrato a percorrere di corsa lunghe distanze, nelle operazioni di ricerca. Quando Zachary era scappato la prima volta, quando bisognava acchiappare Joel… Anche per questo era stato uno degli allievi migliori dell’Accademia.
Fido aveva tuttavia sottovalutato, evidentemente, la velocità alla quale Sabrina sapesse muoversi.
Era successo così all’improvviso che il povero cane faticava ancora a capire: un attimo prima se ne stavano al parco, abbracciati teneramente sotto un albero. Dopo la storia di Grape, Fox aveva organizzato i cani in precisi turni di guardia, ammonendo Fido di non farsi coinvolgere, per ora.
E il celebre segugio poliziotto aveva visto che il Presidente ad interim del club stava facendo un buon lavoro, e così aveva deciso di dedicare quanto rimaneva del suo tempo libero alla propria relazione. E aveva davvero così tanto tempo da recuperare…
Poi, ad un certo punto, Sabrina aveva sbarrato gli occhi, come se avesse visto davanti a sé uno dei molossi assassini dei Whiteman in carne ed ossa! Fido aveva rabbrividito all’idea che qualcosa potesse spaventare a tal punto la sua adorata gatta… Ma prima che avesse potuto chiederle cosa non andasse, Sabrina si era messa a correre verso casa…

“Sabrina, smettila!” Fido ansimava con la lingua di fuori. Avevano superato le scale e raggiunto la stanza che la gatta condivideva con Tarot. “Cosa succede? Ti prego, cominci a spaventarmi!”
Sabrina ignorò il suo ragazzo, mentre entrava nella stanza. Si chiuse la porta alle spalle, e mise il lucchetto.
“SABRINA!!” Fido cominciò a tempestare di pugni la porta. “Apri! Amore, ti prego, cosa succede?! Sabrina!
La gatta nera andò al tavolino che Tarot usava per leggere gli arcani. Come avrebbe potuto, del resto, spiegargli quella terribile sensazione che l’aveva trafitta come una pugnalata di oscurità, fin nel profondo dell’anima?
Quello che vide sul tavolino confermò le sue peggiori paure.
Un pentacolo rosso, tracciato col sangue ancora fresco. Una candela colorata, ormai consumata, posta ad ogni vertice del pentacolo. Un colore per ogni stato d’animo di chi aveva compiuto l’incantesimo.
Il sangue per il sacrificio della propria esistenza.
Sabrina si appoggiò con la schiena alla parete. La voce di Fido ed i suoi pugni contro la porta erano rumori distanti e ovattati.
“Tarot, amica mia, cosa hai fatto?”
Non era morta. Questo lo sapeva…ma non era minimamente di consolazione.
Aveva fatto molto di peggio.
Era uscita da questa realtà.
Aveva causato uno squilibrio.
“Tarot, amica mia, cosa hai fatto?”
Sabrina si appoggiò una mano alla fronte: era lei la sua insegnante, la sua tutrice, ed aveva fallito nel più tragico dei modi.
Come poteva fare, per rimediare?
---
Lucky Charm Grove for the Abandoned and the Ferals

“Ripetimelo un po’, Kevin, e fai finta di essere convincente.”
Il capo e il vicecapo della sicurezza del Charm, Keith Greyfield e Kevin F. Marsh, accompagnati dal lupo di Keith, Light, stavano percorrendo in tutta fretta il corridoio del primo piano, diretti ad una delle stanze che teoricamente dovevano essere vuote…
“È apparso, signore. È semplicemente apparso nella stanza. Le telecamere e i sensori si sono attivati alle ore 18:00. La porta era chiusa, visto che non ospita nessuno. Nessuno dello staff, pulizie incluse, si è avvicinato alla 111. Non ci sono stati tentativi di effrazione, il registro della serratura è pulito, le registrazioni delle telecamere indicano che nel corridoio non è passato nessuno salvo gli ospiti, e loro erano nel parco a giocare, quando è successo. Ho aspettato a chiamarla perché il suo turno doveva ancora iniziare, e prima volevo essere sicuro che non avessimo preso un abbaglio.”
“Identificazione?”
“Negativa. Un perfetto sconosciuto, per quel che ne sa il database del rifugio.”
Un database che comprendeva l’intera anagrafe degli animali domestici degli U.S. di A.. Keith imprecò. “Prima di contattare Foster, voglio scoprire il più possibile sul nostro amico. Light, pronto ad intervenire.”
Il lupo bianco era già teso come una molla.
Arrivati alla porta, gli umani presero i loro taser. Odiavano sinceramente l’idea di usare quelle armi sugli animali, ma sottovalutare un potenziale pericolo era verboten dal regolamento della sicurezza
Kevin, che tecnicamente era ancora al comando del turno di giorno, prese il suo badge-passepartout e lo passò sul lettore.
La porta si aprì con uno scatto elettronico. Le luci nella stanza si accesero allo stesso tempo. Il lupo entrò per primo, gli uomini un attimo dopo…
Ma il misterioso intruso non sembrava affatto intenzionato a dare battaglia.
Anzi, il gatto nero, sulla cui schiena correva una striscia scarlatta che andava dalla fronte fino alla coda, aveva tutto l’aria di essere stato appena usato come un punching ball da Primo Carnera. Riusciva a stento a muoversi, aveva il pelo tutto arruffato e annerito di bruciature in alcuni punti –e soprattutto sul braccio destro, era come se qualche sadico avesse usato un marchio rovente.
“Lo sentite?” disse Light, annusando l’aria. L’odore era molto più forte in prossimità di quello strano gatto.
Keith annuì. “Ozono.” I suoi occhi volarono alla ricerca di un cavo elettrico scoperto, ma tutto sembrava in ordine. E quel gatto era decisamente innocuo.
Gli uomini rinfoderarono le armi. Kevin disse, “Keith, chiama la clinica. Facciamo presto prima che questo poveraccio tiri le cuoia.”
Light stava aiutando il gatto misterioso ad alzarsi. Fu solo a quel punto, che aprì gli occhi. “Che…che…” rantolò.
Il lupo lo prese in braccio. “Ora calmati, i soccorsi stanno arrivando. Andrà tutto bene.”
“…Anno…” disse il gatto. Parlare doveva costargli una fatica atroce, ma doveva essere davvero importante se ci stava provando, e Light non cercò di farlo tacere. “Che anno?”
“2010,” disse Light. “30 Ottobre.”
Il misterioso gatto sembrò confortato da quella notizia. “Sono in tempo…” poi perse conoscenza.

Stagione II
Episodio 15
FIN
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.15: Nuovi amori e vecchi ran

Post by lightwolf21 »

I think the junk yard dogs got the message. :lol:

*Reads the last paragraph* :shock: ...

Whoa! That's heavy. Enter: Streak! Biggest ... cliffhanger ... ever!
Heh. Look at that... I started an actual Housepets! fan-fic.
https://www.housepetscomic.com/forums/v ... 70#p131370
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.15: Nuovi amori e vecchi ran

Post by Barkeron »

lightwolf21 wrote:
Whoa! That's heavy. Enter: Streak! Biggest ... cliffhanger ... ever!
Ditto. And I agree with that part too. Considering how Peanut went up against the dogs of whiteman, I not surprised about his reaction toward Max in the scene between them. Also Fido and Sabrina, this is not going to end well...
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.15: Nuovi amori e vecchi ran

Post by valerio »

I still remember you saying 'Go ahead, surprise me'
Hope I did... And more is on its way... ;)
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.15: Nuovi amori e vecchi ran

Post by Barkeron »

valerio wrote:I still remember you saying 'Go ahead, surprise me'
Hope I did... And more is on its way... ;)
Yeah I did say that, and you did, with the scene between Fido and Sabrina
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.15: Nuovi amori e vecchi ran

Post by IceKitsune »

Oh god Valerio this was a great episode the ending was really suspenseful. I wonder what Tarot did? Clearly its linked to the arrival of Streak. Oh man I can't wait to see what happens next that was such a great cliff hanger. :mrgreen:
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.15: Nuovi amori e vecchi ran

Post by Andrea »

Agh, now aliens and time-travel too :P

Aaaaand, Fredd got a$$-kicked :lol:

Cliffhangers... why it had to be cliffhangers?
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.15: Nuovi amori e vecchi ran

Post by valerio »

Andrea wrote:Agh, now aliens and time-travel too :P

Aaaaand, Fredd got a$$-kicked :lol:

Cliffhangers... why it had to be cliffhangers?
I was traumatized into them since the 'down at the farm' arc. :mrgreen:
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.15: Nuovi amori e vecchi ran

Post by Tiggy »

...fast readers huh <.<

Would take me at least 30 minutes to read this!
Jason Mraz wrote: My goal is to show everyone that they, too, can do what they love to do.
Daggy wrote: Look a shadowpriest, what a cutie.... POW
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.15: Nuovi amori e vecchi ran

Post by lightwolf21 »

Barkeron wrote:
lightwolf21 wrote:
Whoa! That's heavy. Enter: Streak! Biggest ... cliffhanger ... ever!
Ditto. And I agree with that part too. Considering how Peanut went up against the dogs of whiteman, I not surprised about his reaction toward Max in the scene between them. Also Fido and Sabrina, this is not going to end well...
Gah. I forget what Fido and Sabrina were doing the last time they were mentioned. Reminder please? -_-;
Heh. Look at that... I started an actual Housepets! fan-fic.
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.15: Nuovi amori e vecchi ran

Post by valerio »

lightwolf21 wrote:
Barkeron wrote:
lightwolf21 wrote:
Whoa! That's heavy. Enter: Streak! Biggest ... cliffhanger ... ever!
Ditto. And I agree with that part too. Considering how Peanut went up against the dogs of whiteman, I not surprised about his reaction toward Max in the scene between them. Also Fido and Sabrina, this is not going to end well...
Gah. I forget what Fido and Sabrina were doing the last time they were mentioned. Reminder please? -_-;
please clarify question. 'Last time' as in this episode?
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.15: Nuovi amori e vecchi ran

Post by lightwolf21 »

valerio wrote: please clarify question. 'Last time' as in this episode?
I just re-read it. I understand now. There's no problem. :mrgreen:
Heh. Look at that... I started an actual Housepets! fan-fic.
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.15: Nuovi amori e vecchi ran

Post by Blue Braixen »

October 30?
So, Keith and Light have 3-4 weeks to prevent something from happening?
Awesome. ;)
Edit: I just can't get this out of my head, sooooo....
Valerio = Awesome.
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.15: Nuovi amori e vecchi ran

Post by valerio »

Tha Housedog wrote:October 30?
So, Keith and Light have 3-4 weeks to prevent something from happening?
Awesome. ;)
Edit: I just can't get this out of my head, sooooo....
Valerio = Awesome.
Aww, thnks.
Actually, the calendar in my series is kind of out-of-synch with ours. In fact, the x-mas episode will happen a...well, a tad before it happens here.
because I can't just wait to write down the stuff and post it. I caaannnnntt! :shock:
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.15: Nuovi amori e vecchi ran

Post by lightwolf21 »

valerio wrote: Actually, the calendar in my series is kind of out-of-synch with ours. In fact, the x-mas episode will happen a...well, a tad before it happens here.
because I can't just wait to write down the stuff and post it. I caaannnnntt! :shock:
Yeah, considering the setting of the latest chapter was Oct. 30, and knowing how often Valerio posts, it'll most likely take place in his story well before the actual holiday.
Heh. Look at that... I started an actual Housepets! fan-fic.
https://www.housepetscomic.com/forums/v ... 70#p131370
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.15: Nuovi amori e vecchi ran

Post by valerio »

lightwolf21 wrote:
valerio wrote: Actually, the calendar in my series is kind of out-of-synch with ours. In fact, the x-mas episode will happen a...well, a tad before it happens here.
because I can't just wait to write down the stuff and post it. I caaannnnntt! :shock:
Yeah, considering the setting of the latest chapter was Oct. 30, and knowing how often Valerio posts, it'll most likely take place in his story well before the actual holiday.
Annnd that also means that January 1st on Terrace High will happen a tad before than actual 2011 starts.
Can't you see? It's all part of my master plan to write as much ficcie as possible before the end of the world in 2012 mwhahahaha! *takes blue pill*
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Blue Braixen
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.15: Nuovi amori e vecchi ran

Post by Blue Braixen »

No! Val, not the blue pill! Noooooooo! It's too late!
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