HOUSEPETS! La Serie-S.III Ep.3: Cuori Tristi

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valerio
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HOUSEPETS! La Serie-S.III Ep.3: Cuori Tristi

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HOUSEPETS! LA SERIE
Stagione III
Episodio 3 – CUORI TRISTI
Di Valerio

Casa Bannister, Torre 2, Livello 33, Appartamento 338, Terrace High

“*ATC-HOOO!!*” Ormai il golden retriever che rispondeva al nome di ‘Private’ Elliot pensava di avere espulso anche l’ultimo pezzo dei suoi polmoni, con quello starnuto.
“Dovrei dirti che ti sta bene, signorino,” disse Silvia Bannister, posando un vassoio con una tazza di brodo caldo sul comodino accanto al lettino del cane. “Tegan è la tua più cara amica, e la tratti così. Che cosa ci sarà poi di male se poi ti trovasse attraente... Le vuoi bene, e sei un bel ragazzo. E pensiamo che sia carino.”
Elliot accettò con gratitudine il brodo, ma non quelle parole. “Mamma, ti prego. Io e Tegan siamo solo amici, e...e non c’è nulla di carino in queste cose interspecie.” Evitò di aggiungere altri commenti spiacevoli, o il prossimo brodo lei glielo avrebbe rovesciato in testa.
Silvia gli accarezzò la testa. “D’accordo, brontolone. Pensa piuttosto a trovare un modo per farti perdonare da Tegan. Non mi piace che ci siano dissapori, fra di voi.” E non le andava neppure che la Mamma di Tegan, quella cara signorina Jackson, arrivasse come una furia per accusare Elliot di avere maltrattato la sua ragazza!
Non piace neanche a me, pensò lui, appena la porta si fu chiusa. Elliot contemplò la propria immagine riflessa nel brodo, trovandovi un attimo dopo quella della sua felina amica.
E se fosse veramente un’amante dei cani? Una volta lei gli aveva chiesto cosa pensasse delle relazioni interspecie, ma si era tenuta sul vago, una domanda casuale... Se avesse voluto mettermi alla prova? Se fosse innamorata di me?
Elliot bevve il brodo in un lungo sorso. Quando ebbe finito, contemplò il fondo della tazza come se avesse potuto divinargli il futuro.
Tegan non poteva essere innamorata di lui! Era...innaturale!
Peanut e Grape si amavano. Davanti a tutti, ed erano felici, senza una preoccupazione al mondo. Ed era di appena otto giorni fa la notizia che Grape aveva messo al mondo ben cinque gattini, e che lei e Peanut li avrebbero cresciuti insieme.
Elliot era a dir poco confuso dall’idea di una simile ‘famiglia’, ma...funzionava, a suo modo.
Ma io non sono Peanut! Voglio bene a Tegan, ma...non così!
Il retriever sospirò. Ad ogni modo, doveva farsi perdonare. Inutile mettersi in testa tanti pensieri, appena guarito avrebbe dovuto impegnarsi molto a fondo. E se lei era davvero una...cinofila (brivido!), allora avrebbe sopportato, l’avrebbe rispettato senza provocarla. Questo, almeno, glielo doveva.
---
Casa Jackson, Torre 3, Livello 20, Appartamento 201

Quando la Maine Coon aprì gli occhi, si sentiva riposata. Non sapeva quanto aveva dormito, ma doveva essere stato parecchio...
“Buon giorno!” disse un vocione dietro di lei. Una voce che riconobbe subito, con non poca perplessità –non era in camera sua? Voltandosi, Tegan disse, “...Samson?”
Il San Bernardo sollevò la testa da terra. Si stiracchiò e sbadigliò, mostrando una caverna irta di zanne, e schioccò le labbra. “Ben svegliata. Dormito bene?”
Tegan continuava ad avere la sensazione di trovarsi in una situazione surreale. Guardava l’enorme cane e quella topolina – come si chiamava? Saga – che stava sulla sua testa. Non capiva bene. “Perché sei qui?”
Samson si alzò in piedi. Era praticamente alto come il Signor Gottschalk, due metri di puri muscoli sotto una pelliccia folta come un manto di neve. Il suo Papà aveva fatto i soldi perché gli sponsor pubblicitari pagavano oro per il cane più alto e forte del mondo! Eppure, la superstar canina non si era mai vantato dei suoi successi televisivi: rilasciava autografi senza negarli a nessuno, ma non si era mai fatto pubblicità fuori dal lavoro. A lui piaceva fare palestra e reclamizzava molto efficacemente quella del suo Papà. Era enorme, ma un tenerone dentro...
“Ti ho fatto la guardia,” disse lui, scodinzolando ed emettendo una corrente d’aria degna di un ventilatore. “Hai fatto dei brutti sogni, ti agitavi tutta.” Poi si mise seduto, e anche così si trovava all’altezza del lettino sopraelevato di lei. “Ti senti meglio?”
Tegan si mise seduta. Diede una carezza sul naso di Samson. “Sì, Sam, molto. Grazie, sei stato proprio carino.”
E di nuovo lui mostrò quel rossore da cucciolone, nonostante avesse quasi nove anni. “Figurati... Senti, posso chiederti una cosa?”
Tegan si sentì irrigidire, per un momento. Seppe che, se avesse detto di no, lui non avrebbe insistito, non era nel suo carattere, lo conosceva. Però sapeva cosa lui volesse chiederle...o almeno, lo poteva immaginare benissimo. E non se la sentiva di lasciare la questione in sospeso. In fondo, era stata lei a tirarlo in ballo, a quel modo, ieri... “Dimmi pure, Sam.”
Samson si picchiettò le dita, cercando il modo giusto di dirlo. “Io ti piaccio?” disse, con una vocina sorprendentemente bassa. Persino Tegan, che aveva un udito fine, ebbe difficoltà a capirlo. “Scusami?”
“Ha chiesto se gli piaci!” Esclamò Saga.
“Saga!” Samson sembrava volere sprofondare.
La topolina incrociò le braccia con aria sdegnata. “Non è difficile da capire, no? Dovevi vedere come ti guardava, mentre dormivi, cannibale di topi. Se avesse potuto accoccolarsi al tuo fianco, lo avrebbe fatto.”
Il San Bernardo quasi si mise a ringhiare. “E smettila, dai! Mi fai sembrare u-un...”
“Io ti piaccio?” chiese Tegan.
Samson deglutì, gli occhi a spillo. “Buh! Cioè, sì... Scusami...” E riprese a picchiettarsi le dita. “So che ti piace Elliot, però...il modo in cui mi hai baciato, ieri, era...” Ancora un po’ e si sarebbe potuto friggere una fetta di bacon sulla sua faccia. Ohh, non riusciva neppure a mettere insieme un pensiero coerente! E dire che era tutta la sera che aveva ripassato quel momento nella sua mente!
Tegan lanciò un’occhiata sospettosa al gigante canino. “Da quando sapevi che io sono..?”
“Oh, non ho tenuto il conto, ma alla festa del Signor Foster ho visto come guardavi Peanut e Grape mentre si baciavano davanti a tutti. Ho capito che avresti voluto essere al posto di lei.”
Stavolta fu il turno di Tegan di arrossire. “E’ vero. Li invidio così tanto, è come se il destino stesso li avesse voluti insieme, mentre io ho sempre rimandato la mia occasione con Elliot, per pura paura. E ora...” Sospirò, e abbassò la testa. “Ma non è tutta colpa sua. Conoscevo già il suo punto di vista, non potevo pretendere di sbattergli in faccia il mio...” A quel punto, una zampa enorme l’afferrò delicatamente sotto il mento e le sollevò la testa. Era sempre stupefacente come un simile bestione potesse essere aggraziato...
“Lui non aveva il diritto di farti soffrire,” disse Samson, tutto serio in volto. “Non una creatura bella come te.”
Tegan ridacchiò. “Credevo che una superstar come te puntasse ad essere circondata da un branco di belle signorine canine.”
Samson sospirò. “Oh, no. Vedi, per me è come per Papà: abbiamo sempre delle corteggiatrici, ma Papà mi dice sempre che alla fine, quello che importa, è quello che c’è qui.” Si toccò il petto. “Per questo lui non ha ancora trovato la sua compagna. Vuole qualcosa che vada oltre l’aspetto, e lo stesso vale per me.”
Tegan gli accarezzò un braccio forte come un ramo di quercia. “E tu pensi che sia...io?”
Tu mi trovi carino?” disse lui, di nuovo con quella vocina.
“Ha detto—“ fece Saga, subito interrotta dalla gatta.
“Lo so cosa ha detto. E’, sì, Samson. Penso che tu sia davvero bello.”
Il cane sollevò di colpo la testa e scodinzolò con una forza da fare tremare il pavimento. “Allora mi avevi baciato anche per quello, vero?”
Tegan annuì. “Sì, anche per quello. Però...Sam, non prendertela a male, ma non, non...”
Stavolta fu lui ad accarezzarla, dietro la testa. “Lo so che non mi ami, non in quel modo speciale. Non come Elliot. Però, adesso, almeno, ne possiamo parlare. Whew! Mi fa sentire molto meglio!”
“Heh, a chi lo dici.” Anche se, tecnicamente, la prima a cui si fosse confessata era Alandra, Samson era l’unico amico di Babylon Gardens a cui avesse mai detto una cosa così personale. E a cui avesse fatto una cosa così intima! Per quanto si sentisse colpevole nei confronti di Elliot, wow! “Sarai il mio prode cavaliere, allora?”
Samson annuì. “Fin quando lo vorrai, mia regina. Grazie.”
“Grazie a te. Posso chiederti un favore, allora?”
“Tutto quello che vuoi!”
Tegan scese dal lettino. “Puoi abbracciarmi?”
Senza dire una parola, Samson la strinse a sé, sempre con quella sua incredibile delicatezza. Tegan si sentì sprofondare nella sua morbida pelliccia. Sentiva il cuore di lui come un martello, il sollevarsi del suo petto come il mantice di una fornace. Le sue braccia, potenti e gentili, che le avvolgevano tutta la schiena come per proteggerla da tutto il mondo...
Era così che ci sentiva, ad essere abbracciati da un angelo?
Tegan iniziò a fare le fusa. Non si sentì in colpa verso Elliot. Aveva davvero bisogno di conforto... “Grazie, Sam.”
“Ehi, non dirlo nemmeno.” Le avrebbe voluto dare almeno un bacetto sulla testa, ma temeva che così avrebbe superato i limiti.
Quando, alla fine, a malincuore, lei lo lasciò, gli chiese, “Come mai ti piaccio? Insomma, cosa trovi di così bello in me?”
“Tutto,” fu la semplice risposta, mentre le stringeva le mani. “Mi piacciono i tuoi occhi, la tua pelliccia, la tua coda, il tuo carattere... In qualche modo, sei diversa da tutte le altre, gatte e signorine canine. A me non importa a che specie appartieni, Tegan: resti una creatura meravigliosa.”
Oh, Elliot! Perché non mi hai mai parlato così? “E io credo che tu sia l’amico più prezioso che una gatta possa avere.”
“Bello!” La romantica solennità evaporò come neve nel deserto. Il cucciolone si voltò e affondò le mani in una busta di carta marrone a cui Tegan non aveva fatto caso. “Buon Natale!” disse, tirando fuori...
Gli occhi della Maine Coon divennero enormi, alla vista...di un gomitolo. Un enorme gomitolo di lana, tutto rosso e compatto.
“Ho fatto tardi a farti il regalo perché lo stavo ancora preparando. In realtà, l’avevo pensato per te ed Elliot. Guarda!” lo fece cadere a terra come fosse stato una palla...e come una palla, rimbalzò di nuovo nella zampa canina.
Tegan ne era a dir poco affascinata. “Come hai fatto?”
“Pallalana!” disse lui, tutto orgoglioso. “Ho avvolto la lana intorno a una palla di gomma, così ci giocano sia i cani che i gatti. E quando la lana è finita, rimane una palla per cani o si può mettere altra lana. Forte, eh?” fece rimbalzare il giocattolo un alto paio di volte. Tegan ne seguì il movimento con tutta l’attenzione di una gattina di fronte al suo primo gioco.
“Vogliamo provarla al parco?” chiese Sam, ben sapendo già la risposta.
“Prendo la sciarpa!”

Quando le porte a vetri si aprirono, la pallalana fu la prima a schizzare fuori, rimbalzando sui gradini e da lì verso il vialetto.
Tegan schizzò fuori dall’atrio come un lampo, un secondo dopo! Aveva un’espressione assatanata e gli artigli sguainati, mentre piombava sulla sua preda nel mezzo di un rimbalzo. Afferrò la pallalana al volo e rotolò con essa nell’erba con un gridolino felice. Un attimo dopo, il gomitolone si stava già trasformando in una specie di ragnatela, mentre le zampe di lei si muovevano così veloce che quasi non si distinguevano…
All’improvviso, un altro oggetto finì intrappolato nel groviglio: per la precisione…un frisbee.
Tegan si mise seduta. Sembrava avvolta dal bozzolo di un ragno che tesseva fili rossi. Prese in mano il frisbee, fissandolo con curiosità…
“Ehi!” esplose la voce di Samson, “Che ci fai lì impalato?”
Tegan seguì lo sguardo del cane. Per un attimo, pensò che quello fosse Elliot, ma no. Stessa razza, ma di un color miele più scuro e il pelo più folto, e le orecchie erano più erette.
Per quanto un po’ tutti gli animali si fossero presentati nella festa di capodanno, era difficile tenere il conto di tutti. Così, Tegan sollevò il frisbee e disse, “È tuo? Come ti chiami?”
Invece di rispondere, il cane si allontanò mestamente.
“Ehi!” chiamò di nuovo Tegan. “Aspetta! Vieni a prenderlo!”
Il cane si mise a correre…e un attimo dopo, inciampò e cadde a terra.
“Ci penso io!” esclamò Samson. Strappò il frisbee di mano a Tegan e corse verso il cane caduto. Tegan poteva giurare che non aveva mai visto qualcosa di così grosso muoversi così velocemente.

Il retriever non capì come mai fosse inciampato a quel modo. Provò ad alzarsi, ma il ginocchio sinistro protestò dolorosamente per la botta ricevuta. Subito il cane si mise seduto, ansimando –ecco, non riusciva neppure ad allontanarsi e—
“Ehi!” fece Samson.
“Eep!” E un attimo dopo, il frisbee gli cadde in grembo.
“Questo è tuo. Perché sei fuggito a quel modo? Guarda che non mordiamo. Cioè, io non mordo.” Si voltò e sollevò la coda. “Annusatina?”
Il retriever sollevò la mano. “Passo, ma grazie lo stesso. Uhm, se non vuoi uccidermi, puoi aiutarmi a sedermi sulla panchina? Grazie.”
Il San Bernardo lo tirò su e lo mise sulla panchina in questione. “Se vuoi posso portarti dal veterinario. E poi, perché dovrei ucciderti? Ehi, Teg!”
Il retriever vide la gatta avvicinarsi. Grande, ora era proprio fritto! “Davvero non sai chi sono?”
Samson scosse la testa. “Uh, no?”
L’altro cane tenne lo sguardo basso per la vergogna. “Mi chiamo Frits. Frits Cardore.”
L’espressione del mostruoso San Bernardo si fece di colpo feroce. “Sei il cane di quella pettegola di giornalista?!”
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Private Elliot
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Re: HOUSEPETS! La Serie-S.III Ep.3: Cuori Tristi

Post by Private Elliot »

DERP!
Sorry, that was an old message...
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IceKitsune
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Re: HOUSEPETS! La Serie-S.III Ep.3: Cuori Tristi

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Another great Chapter Valerio the exchange between Tegan and Samson was nice I liked it a lot. I hope Samson is able to control him self from beating up Frits. I can't wait to see what happens next Valerio. :mrgreen:
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Private Elliot
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Re: HOUSEPETS! La Serie-S.III Ep.3: Cuori Tristi

Post by Private Elliot »

Jeez, You sure like giving Challenger fan service do you?


(T'was only a joke)
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valerio
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Re: HOUSEPETS! La Serie-S.III Ep.3: Cuori Tristi

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Private Elliot wrote:Jeez, You sure like giving Challenger fan service do you?


(T'was only a joke)
Big, strong, softie guy and sweet damsel kitty in distress?
Writes itself, man! :D
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Challenger01
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Re: HOUSEPETS! La Serie-S.III Ep.3: Cuori Tristi

Post by Challenger01 »

I think Valerio is right, Samson is kind of an open book just waiting to be read! Also, if Samson and Tegan get together, then I need to draw them kissing, I just have to!
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I'm going to go to a Furry Convention wearing a shirt that says "I'm a Furry. All I do I Pawrty" Please tell me you get that joke.
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Re: HOUSEPETS! La Serie-S.III Ep.3: Cuori Tristi

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Challenger01 wrote:I think Valerio is right, Samson is kind of an open book just waiting to be read! Also, if Samson and Tegan get together, then I need to draw them kissing, I just have to!
Well, you could start with this first kiss scene! :mrgreen:
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Challenger01
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Re: HOUSEPETS! La Serie-S.III Ep.3: Cuori Tristi

Post by Challenger01 »

Are you suggesting they ARE getting together? Well then, it seems my creative mind gave you the perfect character then huh?
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Re: HOUSEPETS! La Serie-S.III Ep.3: Cuori Tristi

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2.
Victoria’s Park, Terrace High

“Samson!”
Stavano cominciando a venire giù i primi fiocchi, quando la voce fece sussultare il San Bernardo, mettendolo a tacere. “Tegan, questo...” tentò di dire.
La gatta era piegata in due, si sentiva il cuore scoppiare per raggiungere quel bietolone prima che scoppiasse un altro litigio (E magari ci sarebbe scappato un altro bel bacetto, vero?). Mettendo a tacere quell’ultimo pensiero, disse, “Lo so chi è. E’ il cane della giornalista, quella dell’articolo su Kwesi.” ‘Articolo’ sarebbe stato come chiamare ‘capolavoro’ uno scarafaggio morto sulla faccia della Gioconda. Ginevra Cardore aveva fatto sembrare quel povero cane uno psicopatico rabbioso, pericoloso per tutto il complesso... “Ma non è stato lui a scrivere quell’articolo, quindi calmati.”
Samson riuscì a farsi piccolo, di fronte alla gatta. “Scusami, Tegan.”
“Ehi, cocco,” disse Saga, dalla cima della testa del San Bernardo. “Ma non ti annoi a startene qua tutto da solo? E con questo freddo?”
Frits prese il frisbee che Samson ora gli stava porgendo, e se lo attaccò al collare. Fece spallucce, con un’espressione di chi non si preoccupasse molto di simili particolari... “Meh, conosco Mamma. Più tardi mi riammetterà in casa, e sarà così pentita da viziarmi per tutto il giorno.”
Samson, Tegan e Saga si scambiarono una lunga occhiata sorpresa. “Ti ha chiuso fuori lei..?” chiese la gatta. La sua memoria andò a quella poverina di Sasha, quando il suo padrone era quella carogna di Roger... Dio, sperava proprio di non doversi trovare di fronte ad un altro caso come quello! E per giunta il poverino era ferito...
Saga saltò giù dalla testa di Samson su quella di Frits. “Ehi, so cosa significa passarsela male, bello: anche i miei mi hanno sbattuto fuori di casa.” Gli diede una carezza, poi si rivolse al suo angelo custode. “Ehi, pio bove, vedi un po’ di renderti utile e portalo in palestra. C’è un’infermeria, lì, e a te piace giocare a fare Florence Nightingale.”
“Dovrebbe andare dal medico,” disse Tegan.
Samson si chinò ad esaminare la gamba offesa di Frits. L’altro cane provò a dire, “Ragazzi, davvero, grazie ma non c’è biso—“
“Hush,” lo interruppe Samson, prendendo la gamba fra le mani e sollevandola –e quello mise a tacere il retriever, che serrò i denti per il dolore.
“E vacci piano, no?!”
In risposta, Samson lo afferrò sotto le braccia e le gambe. “Niente storie, mister. Lavorando in palestra ho imparato a curare lesioni come queste. Soffri di allergie? Salute cagionevole? Allergie?”
“Cosa? No, non soffro di niente, ma—*Achoo!*”
“Sei stato fuori tutta la notte?” gli chiese Saga.
“No, l’ho passata nell’atrio. Sono uscito solo stamattina, per giocare. E’ che...non sono abituato a stare fuori, tutto qui. Mi piace più stare dentro, e poi ci sono abituato: Mamma, certe volte, per lavoro doveva stare via giornate intere e io l’aspettavo a casa. E’ buona con me, ma il suo è un lavoro stressante e certe volte...be’, ha solo bisogno di essere lasciata in pace. Non mi fa niente, davvero, ma io non posso aiutarla in quei momenti, e non sopporto di vederla così furiosa. Non mi piace vedere arrabbiati gli altri.”
“Insomma, non ti ha chiuso fuori lei,” disse Saga.
Frits annuì. “Già. Grazie per esservi preoccupati per me, comunque. Ormai devo essere il cane meno popolare di Terrace High.”
Parlando, il gruppo aveva raggiunto l’ascensore della Torre 5. “Nessuno ti giudica, stai tranquillo,” disse Tegan. “Noi non lo facciamo, giusto, Sam?”
“Giusto. Scusami,” disse il cane. Tegan invece fu contenta di non avere aperto bocca a proposito dell’improprio paragone di prima.

Quando le porte dell’ascensore si aprirono, al livello 5, Tegan stava dicendo, “...quindi, la tua Mamma è stata messa in punizione?”
“Qualcosa del genere,” sospirò Frits. “Servizi d’infimo ordine, segreteria, commissioni...insomma, fa la tappabuchi. Certo, è furiosa, ma la conosco: non si arrenderà. E ha giurato che farà arrosto con le sue mani quel pappagallaccio, la prossima volta che—Perché ti sei fermato?”
Samson si era fermato proprio sulla soglia della palestra. Fissava Frits con aria attenta.
“Intendi dire un grosso pappagallo verde e arcobaleno?” chiese Saga. “Di nome Piper?”
Frits ci pensò su un attimo. “Sì, quel nome spuntava fuori fra un insulto e l’altro. Credo che si chiamasse così. Ha dato lui tutte le notizie false a Mamma.”
Samson disse, “Veramente, a noi Piper ha detto che aveva letto tutto sul Daily Facts e che era venuto a metterci in guardia.”
Tegan non ci si raccapezzava. “Io conosco Alandra da quando abitiamo qui, e non l’ho mai vista rivolgersi a quel pappagallo.” Lo ricordava bene, c’erano pochissimi uccelli domestici alla festa. Un tipo riservato e di poche, acide parole. Non voleva fare amicizia, e nessuno lo costringeva, giusto? “C’è una cosa che non capisco. Come mai la tua Mamma non lo ha denunciato sul giornale?”
Frits fece spallucce. “Oh, lei ha un codice etico molto severo. Anche se la sua fonte le tira un bidone, lei non la rivela mai, non importa se gli altri sanno già tutto. Per lei è una questione di principio dimostrarsi affidabile con i suoi confidenti. Certe volte penso che finirà a lavorare per la CIA.”
“E intanto quel pennuto ci ha preso in giro tutti,” borbottò Samson, snudando i denti. Frits fu molto contento di non essere lui l’oggetto di quella sacra ira. “Ohh, quando me lo trovo fra le mani...”
---
Casa Jameson, Torre 4, Livello 20, Appartamento 200

*Atchoo!*
“C’è già l’epidemia di influenza aviaria?” chiese il serpente di nome Macajuel, sollevando la testa dalla sua copia del Libro della Giungla. Heh, ovviamente quello stupido cucciolo umano aveva bisogno di Kaa per salvarsi da quelle scimmie... Mac aveva una mezza idea di andare in visita ai Disney Studios e stritolare a morte qualche dirigente per avere permesso quel ridicolo adattamento musical che faceva sembrare il pitone un deficiente con problemi di parlantina...
Piper si strofinò il becco con un’ala. “Quando è così improvviso, vuol dire che qualcuno parla di me.”
Il serpente sorrise. “Questo spiega perché ieri sembravi avere la polmonite. Se fossi in te, non uscirei di casa per un anno o due. L’umana che hai preso in giro per un buono acquisto non sarà contenta del tuo scherzetto. E non solo lei.”
Piper arruffò tutte le piume. “Ti piacerebbe che restassi qua ad ingrassare, vero, infingardo strisciatore? Ahh, lascia stare,” aggiunse, prima di ottenere risposta. “Meglio farsi una volata al freddo che aspettare che ti venga troppa fame. Che è sempre. Giuro, un giorno non riuscirai neppure a muoverti!”
Il pappagallo saltò giù dal trespolo e si diresse verso la finestra.
“Esci da un’altra came—“ urlò il serpente...un attimo prima che si udisse il sibilo della finestra aprirsi, seguito da un soffio di vento gelato condito di fiocchi di neve! Quando la finestra automatica si chiuse, il dorso del muso serpentino era spolverato di bianco. Macajuel scosse la testa per ripulirsi, ripromettendosi di farla pagare a quel chiacchierone!

In realtà, Piper non detestava l’inverno come dava a credere. Lui era un figlio dei monti, e anche il suo padrone adorava l’alta quota. Tanto, poteva tornare a casa quando voleva, e la primavera sarebbe tornata puntuale. Credo che dovrei firmare qualche petizione a favore del riscaldamento globale, una delle rare cose utili che sanno fare gli umani... Ma prima devo trovare un modo di proteggermi dagli altri residenti. Odio ammetterlo, ma il rettile ha ragione. Non conviene mai inimicarsi i vicini il primo giorno...ma per quella frutta secca lo rifarei subito, yum...Mh?
Il perimetro del Pentagono era delimitato da un’alta inferriata in ferro battuto con base di granito nero. In prossimità di ogni Torre, l’inferriata si apriva in un cancello abbastanza grande per lasciare passare un paio di persone al massimo. Qualunque veicolo ad eccezione delle minicar elettriche e i veicoli della Sicurezza, non era ammesso all’interno del Pentagono. Per questo il garage era sotterraneo.
E sembrava proprio che il cancello prossimo alla Torre 5 fosse teatro di una discussione animata...
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Casa Male, Torre 5, Livello 18, Appartamento 188. Circa un’ora prima

“Hai finito?” chiese il Rhodesian Ridgeback. Se ne stava in posa su un piedistallo di finta pietra, intento a scrutare un immaginario orizzonte con una mano posata sopra la fronte. Nell’altra mano, reggeva una lunga lancia. Al collo, portava una collana di finti denti, e per completare il tutto indossava un gonnellino di cotone chiaro che lasciava poco spazio all’immaginazione.
“Manca poco, Volant, pazienza ancora un minuto...” Il giovane umano di colore stava trasformando il suo modello in una riproduzione digitale sulla tavoletta grafica. “Se questa viene bene, la vendiamo alla Aesop Editions. Non ti piacerebbe finire in un racconto di Miss Auburn?” Visto il continuo successo della serie blockbuster Pridelands, la A.E aveva lanciato un concorso aperto agli aspiranti scrittori e artisti per la pubblicazione dei loro lavori raccolti in un’antologia, People of the Pridelands, programmata per il prossimo autunno. Era quella la sola ragione per cui Volant aveva accettato di posare, in quanto fan sfegatato della serie (anche se gli dispiaceva da pazzi per la morte di Saso, imperdonabile!). Shadow aveva scritto il racconto: L’Esiliato, e visto che sia il suo Papà che Adam erano d’accordo che si trattasse di un ottimo racconto, e che valesse la pena sottoporlo all’editore, Adam si era offerto di migliorarlo con due o tre illustrazioni del protagonista. Meglio abbondare, si sa...
“Fatto,” disse il giovane artista, salvando il lavoro.
Subito il cane iniziò a togliersi l’abbigliamento tribale. “Meno male! Cominciavo a sentirmi ridicolo”
“Io trovo che ti faccia bello, invece.” Adam si alzò in piedi. “Il racconto vincerà anche grazie al tuo contributo. Grazie a nome anche di Shadow.”
Volant sbuffò. “Cosa mai spingerà un animale a vestirsi, e nel mezzo della savana, poi..!”
Adam mise la tavoletta sul ripiano della mensola, e la programmò per tornare a fungere da cornice digitale, partendo dall’immagine surreale di un pitbull che inseguiva una fetta di pizza in un cielo costellato di pomodori come stelle e olive come pianeti… “La stessa ragione che spingeva alcune popolazioni ad usare abbigliamenti vistosi i molto colorati: identificazione tribale, esaltazione di alcune qualità fisiche, simbolismi. E poi, non considererei un gonnellino come ‘abbigliamento pesante’.”
Volant preferì non replicare. Questa era una cosa che lui e il suo padrone avevano in comune: sapevano essere polemici, solo che mentre il cane tendeva ad essere…schietto, al punto da cercare il litigio, e contava sulle maniere brusche, l’umano ricorreva alla logica e a toni più pacati, prendendo gli interlocutori per sfinimento. “Ci vediamo,” disse Volant, dirigendosi verso la porta.
“Dove vai?”
“Ti do un indizio: al Parco.”
“A fare cosa?”
Volant serrò i denti, cercando di non esplodere. Stai al gioco, stai al gioco, stai al gioco! “A fare jogging,” rispose, alla fine, riuscendo a mostrare la peggiore imitazione possibile di un sorriso. “Con tutto quello che mi dai da mangiare, finirò col trasformarmi in una botte pigra. Ci si vede!” Ed uscì prima che Adam trovasse il tempo di replicare.

Questo, circa un’ora fa.
Da allora, Volant aveva percorso due volte il giro del Pentagono. La neve continuava a cadere, e scricchiolava sotto i suoi piedi. Il fiato usciva dalla bocca in potenti sbuffi vulcanici. I fiocchi formavano un velo zuccherino sulle sue spalle e sulla testa.
La strada lungo cui Volant correva si chiamava ‘Main Side’, ma più che una strada era un vialetto asfaltato, usato perlopiù dalle pattuglie della Sicurezza. I cancelli servivano come entrate e uscite secondarie, dedicate a pendolari, visitatori in taxi, corrieri, postini…
Naturalmente, la sola cosa che a Volant importava di tutto questo era che nessuno, meno che mai dei cuccioli umani, si fermasse a guardarlo e a fargli ‘Ciao bel cane!’. Già gli era costato non poco accettare la proposta di Adam di fargli da modello, ma doveva accontentare l’umano di tanto in tanto. Per quanto non intendesse concedergli alcuna fiducia, non era così stupido da rinunciare a cibo e cure mediche gratis. E a farsi…toccare…
Volant rabbrividì. Ricordava che un tempo gli piaceva essere accarezzato (Falso! Ti piace ancora!).
Prima del tradimento.
Una folata di vento scostò il ciuffo di pelliccia lasciato crescere sull’occhio sinistro, rivelando l’occhio dalla sclera innaturalmente rossa, laddove l’altro aveva l’iride blu.
Prima dell’ennesimo tradimento.
Volant si sentiva gli occhi bruciare, ma non una lacrima cadde.
Perché mi odiate? Chiese a nessuno in particolare. Perché mi ingannate?
Era in momenti come quello, che Volant avrebbe avuto bisogno di compagnia, di qualcuno a cui confidarsi. Kwesi aveva paura di quello che lo rodeva dentro, aveva paura di se stesso.
Volant Male aveva paura del mondo…
“Ciao, Vol!”
Il cane si fermò di colpo. Avrebbe riconosciuto quella voce ovunque! E se credeva che dovere sopportare la presenza e le domande di Adam fosse un problema, risentire quella di una delle persone che odiava di più...!
Volant si voltò.
Ed eccolo lì, memento delle falsità umane, doppiogiochista incurante delle altrui vite. “Bill…” Il muso del Ridgeback si contrasse in una smorfia omicida. Se non ci fossero state le sbarre del cancello, quell’uomo avrebbe avuto appena il tempo di farsela sotto prima di…
“Wow, vedo che finalmente hai trovato un po’ di fegato, mezzacalzetta,” disse Bill, il più recente proprietario di Volant. Il suo sguardo andò alla piuma di corvo plastificata che pendeva dal collare bianco. “Pff, vedo che ti porti sempre quella stupida piuma dietro, eh?”
“Cosa vuoi?” Adesso tutto il pelo della schiena era dritto. Quanto Volant aveva ritrovato di addomesticazione era svanito nei fumi dell’odio.
Bill era come il cane lo ricordava: in forma, ma con quell’espressione intossicata di un tossicodipendente cronico, gli occhi neri cattivi e quel sorrisetto untuoso su un volto magro, incorniciato da ciocche spettinate di capelli castani. Indossava una giacca a vento verde che aveva visto giorni migliori. E, come sempre, puzzava di alcol e vestiti scarsamente lavati.
Bill scosse la testa. “Ma che maniere, ragazzo mio. È questo il modo di salutare il tuo vecchio che viene a farti visita? Insomma, quasi mi chiamavi ‘Papà’!” si mise a ridacchiare, quel verso così odioso! E ancor più per le parole che il cane aveva appena udito!
“Avevi letto il mio diario?” Volant non ne rimase sorpreso, col senno di poi. Ma sapere che allora la sua privacy veniva regolarmente violata da un umano a cui aveva dato la sua fiducia…
“Pff, come se un cane avesse chissà che segreti.”
Volant scosse la testa. No, no, non poteva, per quanto lo volesse, superare il cancello e aggredire quel…quel mostro!
“Cos’hai da sorridere, adesso?” chiese Bill.
In effetti, Volant stava mostrando un’espressione divertita e sprezzante. “Sorrido perché tu ci hai provato, a rovinarmi, a trasformarmi in una nullità come te. Io invece vivo qui, al caldo, e con tutto il cibo che voglio. Scommetto che tu fatichi a trovare gli spiccioli per chissà quale schifezza. Sì, sono un cane, e tu stai molto peggio di me…Papà.” Mai si era sentito così bene nell’usare quel vezzeggiativo come un insulto. Sapeva quasi di dolce.
Ed ebbe l’effetto di fare rabbuiare il volto di Bill. “Tu meriteresti una bella lezione, bestiaccia!”
Volant fece cenno di invitarlo con le mani. “Coraggio, allora! Vieni, entra se ne hai il fegato! Prima che scatti l’accusa di violazione di domicilio, ti avrò fatto diventare il mio tappetino. Stavolta non sono il tuo amichetto che puoi ingannare come ti pare. Hm, allora, scimmiotto? Uno a uno, coraggio…” poi vide Bill, il volto rosso dalla collera, infilare la mano in una tasca interna della giacca.
Volant seppe, a quel punto, di avere commesso un errore madornale. Bill non era solo un tossico, era anche uno spacciatore, ed era armato—
Ma se era una pistola quella che Bill intendeva estrarre, fu fermato dal suono dietro di lui: il suono di un’arma che veniva innescata!
“Io non ci proverei, figliolo,” disse una voce profonda, autoritaria, fredda. La voce di un poliziotto! “Ora metti le mani dietro la testa.”
Bill aveva fin troppa esperienza con la Polizia, per comportarsi diversamente. Per fortuna, non aveva roba con sé, ma la pistola… “Agente, c’è un malinteso, davvero. Non avrà pensato…”
“Quello che penso non ti riguarda. Ora in ginocchio.” Poi Bill udì il suono del microfono che veniva attivato. “Centrale, qui unità 8: abbiamo un 10-66, Ingresso 5 Main Side, Terrace High…”
Ascoltandolo, però, Bill si accorse che qualcosa non andava.
Se l’agente stava parlando alla centrale dalla macchina…da dove era saltata fuori, la macchina? L’avrebbe sentita arrivare!
Bill voltò la testa.
E vide il pappagallo. L’uccello se ne stava lì, sul cespuglio che costeggiava il marciapiede, e in quel momento disse, con una voce perfettamente umana, “Ti avevo detto di non voltarti, amico.”
Se essere umiliato a parole da un cane era molto seccante, essere preso in giro a quel modo da un uccello era infinitamente peggio! Bill si alzò in piedi, estraendo la pistola. Stasera avrebbe mangiato volatile al forno, parola!
Ma Bill ebbe appena il tempo di puntare l’arma…prima che qualcosa gli finisse addosso, ringhiando, con una forza da sbatterlo a terra come un sacco di stracci! L’uomo fu sicuro che una costola gli si fosse appena rotta, ma di sicuro furono le zanne che si chiusero sul suo polso a farlo urlare!
Il suo aggressore era una Siberian Husky! Una femmina enorme, dai muscoli d’acciaio e gli occhi da assassina!
Poi Bill, nelle nebbie del dolore, udì lo scatto di un cane. E questa volta, la pistola era vera.
E apparteneva a una donna con indosso un giubbotto della Sicurezza di Terrace High. “Non muoverti! Sei in arresto!”
“Va bene! Va bene!” strillò Bill. “Ma per favore, toglimi questa bestiaccia di dosso!”
La donna, senza abbassare l’arma a mirino laser, disse, “Athena, vai a prendere l’arma. E tu, a pancia in giù e mani dietro la testa. Ora!”
Bill obbedì. Un attimo dopo, il polso già dolorante fu legato insieme all’altro da un paio di manette di plastica. “E vacci piano! Sono ferito, brutta—“
“E tu hai minacciato due animali residenti del condominio, quindi non farmi pentire di andarci leggera!” La donna lo tirò su con facilità. “Tutto bene?” chiese a Volant.
Il cane annuì. “Uh, sì. Grazie.”
“Anch’io sto benissimo, madame,” disse Piper, incrociando le ali al petto con espressione sdegnata.
L’agente gli sorrise. “Sei stato in gamba, Piper, ma la prossima volta vedi di lasciare il lavoro ai professionisti. Più tardi, se vuoi, passa da me. Ti piace la frutta secca, giusto?”
Il pappagallo sospirò come un innamorato. “Ci vediamo, allora.”
I due animali guardarono la pattuglia allontanarsi con il prigioniero. Finalmente, Volant disse a Piper, “Grazie.”
L’uccello superò il cancello ed andò a posarglisi sulla spalla. “Per così poco, ragazzo mio. Anzi, è stato un piacere rinfrescare un po’ le mie sublimi qualità vocali!”
Volant rimase positivamente impressionato da quella creatura. Niente smancerie, niente finte preoccupazioni. Schietto, come piaceva a lui… “Be’, per fortuna che passavi dalle mie parti, allora. Perché mi hai aiutato? Hai rischiato la vita, non eri costretto…”
Piper roteò gli occhi. “Perché quell’umano mi stava antipatico. I prepotenti non mi piacciono, già mi tocca vivere con uno tutto i giorni –e per la cronaca non è il mio umano, ma un serpente.”
“Un serpente?” Gli unici rettili che Volant avesse visto erano quelli nei libri e nei documentari… Lucertole a parte, e quelle, quando era un randagio, erano solo bocconcini appetitosi.
“Posso presentartelo, se vuoi. Con te presente, almeno, eviterà di guardarmi come il suo prossimo spuntino. Ti va di fare un salto da me? Una partitina a carte, qualcosina da sgranocchiare…senza impegno.”
Naturalmente, Volant non si fidava assolutamente di quel tipo…però, potere parlare con qualcuno che non fingeva di volergli bene… “Va bene, Pip! Sai giocare a carte?”
Il pappagallo fece un sorrisetto volpino. Gli mancavano solo i denti. “Miglior baro della contea.”
Volant, per la prima volta da molto tempo…scodinzolò. “Allora giochiamo alla pari. E vinca il peggiore!” E insieme si diressero alla Torre 5…
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Re: HOUSEPETS! La Serie-S.III Ep.3: Cuori Tristi

Post by valerio »

Challenger01 wrote:Are you suggesting they ARE getting together? Well then, it seems my creative mind gave you the perfect character then huh?
Mmm, who knows, who knows?
Surely, I must admit, Samson makes a perfect potential special, special friend for Tegan...
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Re: HOUSEPETS! La Serie-S.III Ep.3: Cuori Tristi

Post by 44R0NM10 »

I love the scene that unfolded! I love what you did with Volant as well! I'm looking forward to the next update!
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Re: HOUSEPETS! La Serie-S.III Ep.3: Cuori Tristi

Post by Andrea »

If they need another cheater, I'm ready to join Image
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Re: HOUSEPETS! La Serie-S.III Ep.3: Cuori Tristi

Post by lightwolf21 »

Lol. Sneeze-scene-transition, anime style. X3
Heh. Look at that... I started an actual Housepets! fan-fic.
https://www.housepetscomic.com/forums/v ... 70#p131370
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Post by Challenger01 »

Well then, I should probably start working on that drawing now huh? Even though I am a pretty terrible artist :P It looks really good in my head though. SamsonXTegan... I need to make a shipping bar for that as well, put it in my sig :D
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I'm going to go to a Furry Convention wearing a shirt that says "I'm a Furry. All I do I Pawrty" Please tell me you get that joke.
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Post by valerio »

lightwolf21 wrote:Lol. Sneeze-scene-transition, anime style. X3
I am on a mission to contaminate this series with anime references :mrgreen:
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Post by valerio »

Challenger01 wrote:Well then, I should probably start working on that drawing now huh? Even though I am a pretty terrible artist :P It looks really good in my head though. SamsonXTegan... I need to make a shipping bar for that as well, put it in my sig :D
DAAAWWW, Shipping Bar from a scene o'mine! My first at that, YAY! *is gonna think more romance for Sagan*
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Re: HOUSEPETS! La Serie-S.III Ep.3: Cuori Tristi

Post by Challenger01 »

Oh, Sagan.... Samson-Tegan crossover.... god I'm such an idiot why didn't I realize that earlier :roll: I was think of Carl Sagan.... oh me and my terribly smart mind. Don't pride yourself too much on this relationship Val, you need to give everyone else their chance, although I do feel honored that you put these two together :D
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Re: HOUSEPETS! La Serie-S.III Ep.3: Cuori Tristi

Post by Andrea »

We need more shipping fuel!
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Re: HOUSEPETS! La Serie-S.III Ep.3: Cuori Tristi

Post by lightwolf21 »

Andrea wrote:We need more shipping fuel!
Either that...or more Carl Sagan. :mrgreen:
Heh. Look at that... I started an actual Housepets! fan-fic.
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Post by valerio »

Andrea wrote:We need more shipping fuel!
Just wait, just wait... *sharpens more Cupid's arrows*
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Re: HOUSEPETS! La Serie-S.III Ep.3: Cuori Tristi

Post by IceKitsune »

Another great update Valerio. Volant and Piper should be an interesting combination for a card game. And its a good thing that Tegan managed to calm Samson down. I can't wait for more Valerio. :mrgreen:
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Private Elliot
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Re: HOUSEPETS! La Serie-S.III Ep.3: Cuori Tristi

Post by Private Elliot »

*bursts out laughing at "Sagan"*
Oh and Challenger...

*chuckles*
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Re: HOUSEPETS! La Serie-S.III Ep.3: Cuori Tristi

Post by valerio »

3.
Casa Barons, Torre 5, Livello 18, Appartamento 187, Terrace High.

Bussarono alla porta. Un attimo dopo, la porta si aprì e la testa di un coniglio nero fece capolino. Anche se Shadow conosceva bene ed era molto amico della sua compagna d’appartamento, aveva anche imparato a muoversi con prudenza con lei. Non perché fosse cattiva, ma per via di quel suo…hobby…
“Chocolate? Mi avevi chiamat—oh!”
Infatti.
La stanza era buia, salvo per la luce verde spettrale che veniva dal suo centro.
La luce delle energie arcane che trasformavano delle carte in una costellazione disposta come una sfera.
Davanti a quella costellazione, stava…un ratto. Una femmina adulta, dalla pelliccia marrone e ben curata di un animale domestico, decorata da un collare rosso vivo da cui pendeva non una medaglietta, ma un turchese a forma di goccia, così come il coniglio portava una goccia di giada appesa al suo collare pure rosso.
Chocolate Barons stava in piedi su un cubo bianco, mentre contemplava la composizione di carte dai diversi simboli che caratterizzavano i tarocchi. Ogni tanto, muoveva le zampe, come Tom Cruise in ‘Minority Report’, spostando le carte secondo schemi che solo lei poteva capire.
Al suono della voce del suo amico e convivente, senza staccare dalle carte gli occhi, che brillavano di quelle stesse, smeraldine energie, disse, “Sì, ti avevo chiamato mentalmente, Shadow. Vieni dentro e chiudi la porta, per favore.”
Il coniglio obbedì. Le prime volte che aveva visto Chocolate fare così era andato tutto in sollucheri come un cucciolo –insomma, la sua migliore amica era una maga e una telepate! Era STRAforte! L’aveva ossessionata di domande e di preghiere di fargli vedere qualche vera magia e non quelle sciocchezze da TV per quasi un mese, prima di capire che il ratto prendeva molto, molto seriamente quella cosa, che non era un gioco per le feste di compleanno.
Shadow aveva, col tempo, imparato a rispettare le attività di Chocolate. Anzi, aveva scoperto che era meno…strano di quanto pensasse, parlare di magia e spiriti. E comunque, dopo averla vista fare certi numeri, Shadow aveva comunque deciso di non andare oltre certi limiti che lui stesso si era imposto. Se Chocolate avesse voluto parlare con lui di magia, be’, era grande abbastanza per farlo. Niente pressioni.
“Uhm,” Shadow preferì rimanere vicino alla porta. Solo per prudenza. “Sono tarocchi, quelli?”
“Sì.”
“Non si leggono su un tavolo?”
Le mani dalle dita sottili e affusolate di Chocolate mossero una carta. Un attimo dopo, tutte le altre vorticarono intorno ad essa in una danza frenetica che Shadow proprio non riuscì a seguire.
Quando le carte si fermarono nella nuova disposizione, Chocolate disse, “La lettura dei tarocchi viene fatta per una sola persona, normalmente. Io li sto usando per la lettura di più destini. Osserva.” Ad un suo cenno, insieme alle carte, linee di luce di diversi colori unirono tutte le carte come in un grafico 3D impazzito.
“I loro fili sono uniti,” la voce di Chocolate era solenne, e affascinata allo stesso tempo. “Vedi quella carta?” Indicò l’Arcano Maggiore numero 0, un giovane umano dall’aspetto spensierato. “Il Matto, colui che rappresenta il sognatore, l'idealista, il mistico. La cui aspirazione alla grandezza è frenata solo dai suoi limiti e dalla mancanza di conoscenza.” Un altro cenno, e al posto dell’umano, apparve…Kwesi Garcia. Il nuovo cane del condominio.
Shadow quasi commise l’imperdonabile errore di ridacchiare. Per Chocolate, l’offesa alla magia era una cosa personale. Se c’è un matto in giro, quello è proprio Kwesi. Le voci circolavano in fretta, e il fatto che l’articolo del giorno prima sul Daily Facts avesse corretto il tiro su di lui, comunque lo descriveva come un cane bisognoso di cure per la testa…
“La vedo,” disse Shadow, controllando il tono della voce. E vedeva anche che tutte le linee di luce, per quanto inestricabilmente connesse fra loro, si congiungevano tutte al Matto…
“L’arrivo di Kwesi ha messo in moto un meccanismo di cui non conoscevo l’esistenza,” disse Chocolate. “Nel volgere di un solo contatto con Alandra, ha influenzato a catena le nostre esistenze. Dovrò lavorare molto per dipanare una trama che sia in grado di leggere…ma per ora, sono preoccupata da questa combinazione.” Il ratto indicò tre arcani maggiori che per primi, in quel folle schema, si connettevano al Matto.
Shadow li riconobbe prima ancora che lei dicesse, “Gli Amanti. La Torre. E la Morte.”
Due forze unite su cui incombeva l’ombra della catastrofe, ma anche del rinnovamento.
“E…perché ti preoccupa?” chiese Shadow. Le previsioni funeste lo innervosivano.
“Perché è una combinazione costante. Cambia solo il numero di attori coinvolti nelle conseguenze, ma è lì. Il problema è che se parlassimo di una sola coppia, sarebbe facile capire chi riguarda. Invece la presenza di Kwesi Garcia sta, in questo momento, legando i destini di tanti attori.”
“Vuoi impedire che qualcuno muoia?” chiese Shadow…in realtà non sapendo cosa chiedere. Credeva che la matematica fosse roba complessa, ma la divinazione era da neurosi!
“Non posso e non voglio,” disse Chocolate. “Non è in mio potere interferire con il fato. Ma è in mio potere capire, perché possa aiutare gli attori coinvolti da queste carte.”
“E di quanti…attori potenziali parliamo?”
“Molti,” disse lei, e Shadow decise di non chiedere dettagli. Voleva un’aspirina. “Di cosa avevi bisogno?”
Un ultimo gesto del ratto, e con un suono come di risucchio, le luci smeraldine scomparvero. Le carte caddero a terra. Le luci della stanza si accesero.
“Sì,” disse Chocolate, i cui occhi ora erano di nuovo normali. “Accompagnami alla clinica veterinaria. Volant è stato attaccato. Ci andrei da sola, ma queste letture a schema multiplo sono davvero stancanti.”
Shadow annuì e andò a prendere il ratto, evitando di calpestare le carte..
Osservando distrattamente le carte, notò una cosa che, se da una parte non lo sorprese, dall’altra non lo aiutò a sentirsi più a suo agio.
Tutte le carte erano cadute a faccia in giù.
Tutte, tranne quei tre arcani maggori: gli Amanti, la Torre, e la Morte…
“Ragazzi!” La porta si spalancò, e un uomo sui quarantacinque, dalla pelle nera come l’ebano e i capelli ricci bianchi, entrò allarmato nella stanza. “E’ successo qualcosa di brutto a Volant!”
“Lo so, Papà,” disse Chocolate, mettendosi sulla spalla di Shadow. “Stiamo andando alla clinica. Tu vai da Adam, avrà bisogno del tuo supporto.” Non si capiva, dal suo tono, se fosse un consiglio o un ordine, ma di sicuro era quello il piano che Jason Barons voleva proporre.
“Ah, giusto. Vi chiamo io, ora andiamo.” Jason possedeva un negozio di articoli etnici ed esoterici, lì alla Torre, il Kismet. Tutti gli articoli e i testi di magia che Chocolate possedeva erano venuti dai fornitori di suo padre. Jason ricordava ancora come, all’inizio, pensava che quello fosse davvero un ben strano hobby per un ratto domestico…poi aveva cambiato decisamente idea, e a chi gli faceva domande sul comportamento di Chocolate in materia, lui la buttava sul ridere.
Una volta, l’aveva vista fare una cosa che gli aveva dato gli incubi per una settimana. Si era giurato che non ne avrebbe mai parlato con anima viva!
Magia a parte, però, Chocky ricambiava tutto il suo affetto con gli interessi, senza secondi fini, e Shadow non poteva stare lontano da lei…
---
Clinica Veterinaria Greenhouse, Torre 2, Livello 1

“Dottoressa, davvero, sto bene!”
“Questo lo decido io, signorino,” disse Constance Rozen, medico veterinario e proprietaria della clinica, mentre faceva il check-up al Rhodesian Ridgeback di nome Volant. “E comunque, queste visite sono obbligatorie in caso di aggressione…”
Il cane rimase seduto sul lettino, sforzandosi di non saltare giù e scappare via a gambe levate. Ma perché agli animali non era concesso di rinunciare alle cure mediche come agli umani?! Il mondo era proprio ingiusto! “Non sono stato aggredito! Quella carogna non mi ha neppure messo un dito addosso! Vada a visitare lui!” Tutto quello che Volant voleva era andarsene a farsi un pokerino, invece la Sicurezza li aveva presi quasi a forza e spediti alla clinica.
“Meglio di no,” rispose la donna, accigliandosi, ma non facendo trasparire niente se non pura professionalità dalla voce. Appoggiò un termometro nel padiglione auricolare di Volant. “O potrei somministrargli per sbaglio una dose letale di sedativo per cavalli. Ecco.” Tirò via il termometro, lo lesse, poi andò all’armadietto dei farmaci a prendere una confezione di pillole. Ne prese due da un blister, erano grosse, ovali, e con un odorino che fece venire l’acquolina in bocca al cane.
La veterinaria porse le pillole a Volant. “Queste ti aiuteranno a rilassarti, eroe. Non bere alcol e non metterti alla guida.”
Volant le rivolse un’occhiata incuriosita.
“*sigh* Era una battuta.”
Volant mangiò le pillole al sapore di bistecca e scese dal lettino. “Possiamo andare, ora?”
Il pappagallo che fino a quel momento se n’era stato appollaiato su un trespolo, volò sulla spalla del cane. Rozen indicò la porta con la testa, “Siete liberi.”

Appena la porta si fu aperta, i due uomini nella sala d’attesa corsero incontro ai loro animali.
“Volant!” Adam abbracciò forte il cane. Gli accarezzava ripetutamente la testa, strofinando la guancia contro quella dell’animale. “Dio, stai bene? Credevo di morire quando l’ho saputo. Quel figlio di...” Il resto delle sue parole passò quasi come un rumore di fondo alle orecchie canine.
Volant ricordava la faccia preoccupata di Adam, le volte che andava a trovare Bill e Tod. Fino a questo preciso momento, aveva pensato che fosse più una faccia di circostanza, giusto il minimo sindacale...
Non lo aveva mai, mai visto spaventato. Adam aveva gli occhi spalancati, lucidi, e puzzava di paura.
Aveva paura per lui?
Di perderlo?
Volant si sentiva come immerso in uno strano sogno. La sua mente gli stava dicendo Svegliati, stupido! Non lo vedi che ti sta prendendo in giro? Appena tornate a casa, saranno ceffoni per esserti messo a parlare con Bill, a provocarlo a quel modo! O comunque, arrivata sera ti rivolgerà a malapena la parola!
Ma il corpo non mente. Un umano poteva simulare le emozioni, poteva fingere, con le parole false e bugiarde.
Adam puzzava di paura.
Per lui.
E quanto tempo era passato da quando un umano lo aveva abbracciato così..?
Volant! Oddio, cucciolo! Stai bene? Lasciati vedere...

Per un interminabile, bellissimo minuto, Adam Male vide una luce, nello sguardo del suo cane, che cominciava a disperare esistesse. Lo sapeva, Volant era sul punto di abbracciarlo, di aprire il suo cuore...
Poi il muro ritornò, e l’occhio che azzurro che il ciuffo di pelo non copriva si rifece duro, il volto impenetrabile.
“Portami a casa, per favore,” disse Volant, anche se questa volta non si pronunciò con la sua solita ostilità –anzi, accettò persino che Adam lo prendesse per mano...

“Ehi, ragazzaccio!” disse Herbert Jameson, abbracciando Piper. “Mi hanno detto che sei stato un vero eroe!”
L’ara stese le ali a ricambiare l’abbraccio. “Nah, è stato niente, vecchio mio. Anzi, è stato persino divertente, come dicevo a—“ voltando lo sguardo, vide Volant allontanarsi, tenuto per mano dal suo padrone. “Ehi, coso! Non avevamo una partita a carte?”
Volant si fermò, e voltò la testa. “Nah, immagino che adesso sarai tutto preso...” disse con un sorriso mesto. “Un’altra volta, magari.”
Piper lasciò andare Herbert e si involò sulla spalla del cane. Un attimo dopo, gli picchiettò la testa con il becco!
“Ehi! Ouch! Che cosa vuol dire?!” ringhiò Volant.
“Significa, zuccone, che preferisco un pomeriggio tranquillo con te! Lascia che alla gloria ci pensi l’ufficio stampa di questa gabbia di matti, dac?”
Volant iniziò a scodinzolare. Adam sgranò gli occhi. Non lo aveva mai visto fare così, e lo sapeva il cielo, quanto ci avesse provato a farlo contento!
“Piper, che ne dici di venire a casa nostra?” si offrì il giovane artista.
Volant stava già per sbuffare – di cosa si impicciava, adesso?! – ma prima che potesse parlare, un’altra voce disse, “Un’ottima idea, vicino! Chocky è la migliore giocatrice di Scarabeo della contea!”
Oh, no! Quei due impiccioni dei Barons! Già era dura sopportare il chiacchiericcio allegro di Adam e Jason, ma quel coniglio era peggio della colla, quando voleva fare amicizia con qualcuno!
“Ehi, Shadow! Chocolate!” Adam diede loro la mano e una rapida carezza. “Be’, allora potremmo fare così: io me ne vado da Zio Jason e vi lasciamo la casa tutta per voi. Ci chiamate solo quando avrete finito, e se ci scappa un pigiama-party, mi terrò alla larga. I nostri eroi meritano un po’ di festeggiamenti, sì?” Stavolta, arruffò a dovere la testa di Volant, ridacchiando alla sua espressione indignata.
Piper si chinò per guardare il cane negli occhi, per quanto possibile. “Coso, non sarà mai così male come temi. Se poi giochiamo per soldi, li spenniamo prima ancora che se ne possano accorgere. Andiamo, ci sono io con te: insieme, siamo ancora i migliori, giusto?”
‘Insieme’ e ‘Io con te’ erano due frasi ormai estranee al compendio di concetti di Volant...ma uno sforzo doveva farlo, a quell’uccello doveva la vita, e quello era un debito d’onore. In più, almeno era il meno peggio fra tutti i condomini... Male che fosse andata, quella sarebbe stata la sola e ultima giornata passata insieme a quegli animali. Forse.
Dal canto suo, Piper pensò che avrebbe potuto facilmente sfruttare quest’inattesa svolta degli eventi. Avrebbe preferito lavorarsi questo ingenuo bestione da solo, ma adesso che aveva il mantello dell’eroe era già assicurato contro le linguacce maldicenti, e un po’ di PR con gli altri animali faceva solo bene...
“Sta bene,” disse Volant, alla fine.
Adam avrebbe ballato di gioia!
Herbert era non meno stupefatto: da quando quel pennuto scontroso era diventato un simile compagnone?!
I due umani si scambiarono un’occhiata che diceva la stessa, identica cosa. ‘Qualunque-cosa-stia-succedendo-non-ci-mettiamo-parola!’
---
Uffici della Sicurezza, Torre 5, Livello 1

La porta blindata si aprì.
Il giovane di nome Bill si aspettava di ricevere una visita da un mastino privato, o peggio, da quella donna che l’aveva arrestato. Poco importava che fosse attraente, e più tosta di Sarah Connor...quella era capace di fargli più male della sua cagnaccia!
Invece della poliziotta o del suo cane, arrivò un uomo che conosceva bene quanto quel rinnegato di Adam. “Ehi, Jaz,” disse. “Scusa se non ti do la mano, ma...” tese le braccia, ben fissate al palo d’acciaio dietro la sedia su cui sedeva. “Credevo che sarebbe venuto Adam. Cos’è, non ha ancora il coraggio di parlarmi faccia a faccia?”
Senza dire una parola, Jason Barons chiuse la porta. Si avvicinò a Bill, continuando a fissarlo come se avesse voluto mangiargli la faccia...e gli mollò un calcio. Dove faceva molto, molto male ad un uomo!

Dall’interfono della sala interrogatori, le irripetibili bestemmie in falsetto di quel farabutto spinsero l’husky di nome Athena e la sua partner umana a darsi il cinque.
“Chiamo la polizia,” disse Nina Buffer, andando alla radio. Il Signor Barons aveva chiesto il permesso di quel piccolo exploit, a nome del suo amico e del povero Volant. E basta, o gli arresti sarebbero stati due, come lei stessa aveva specificato...

Jason afferrò Bill per il bavero della giacca a vento. “Non sono qui per estorcerti confessioni,” disse. “Non sono qui per ridurti come un hamburger, anche se il Signore lo sa che lo meriteresti. Sono qua solo per dirti che se tu e Tod provate a farvi vedere un’altra volta, sono dolori che neanche t’immagini, moccioso. Ora dimmi che hai capito.” Era difficile credere che la persona tutta sorrisi e gentilezze potesse trasformarsi in un simile mastino.
Sicuramente, Bill ne fu abbastanza colpito (in più di un senso) per dimenticare il proprio dolore e sibilare un “Sì” a denti stretti.
Jason lo lasciò andare. “Ottimo. Ora tu vatti a godere il tempo che passerai dentro per possesso illegale di arma da fuoco. Magari Tod si dimostrerà più intelligente.”
Quando Jason fu uscito, Bill si sentì uno stupido. Aveva pensato che i suoi vecchi amici fossero ancora dei mollaccioni, soprattutto quella bestiaccia per la quale era venuto.
Ora di cambiare piano...
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Re: HOUSEPETS! La Serie-S.III Ep.3: Cuori Tristi

Post by 44R0NM10 »

Ok, I'm loving what's happening to Volant. The scene with Jason and Bill was really awesome as well (although, it was butchered by Translate...)

Although, the use of magical foreshadowing is really great! I'm enjoying it, and anticipating the future!
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Andrea
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Re: HOUSEPETS! La Serie-S.III Ep.3: Cuori Tristi

Post by Andrea »

valerio wrote:Quando Jason fu uscito, Bill si sentì uno stupido. Aveva pensato che i suoi vecchi amici fossero ancora dei mollaccioni, soprattutto quella bestiaccia per la quale era venuto.
Ora di cambiare piano...
O sh...

You start again with the cliffhangers? :cry:

WRYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY?


(Good Chapter! :mrgreen: )
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Re: HOUSEPETS! La Serie-S.III Ep.3: Cuori Tristi

Post by valerio »

Andrea wrote:
valerio wrote:Quando Jason fu uscito, Bill si sentì uno stupido. Aveva pensato che i suoi vecchi amici fossero ancora dei mollaccioni, soprattutto quella bestiaccia per la quale era venuto.
Ora di cambiare piano...
O sh...

You start again with the cliffhangers? :cry:

WRYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY?


(Good Chapter! :mrgreen: )
and even worse, I got long-term plans for Volant! This clifffhanger is one to last, my dear :roll:
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Re: HOUSEPETS! La Serie-S.III Ep.3: Cuori Tristi

Post by IceKitsune »

Yay! More cliffhangers I love them. Also yay more of Chocolate and Shadow. :D I can't wait for the card game. That will be fun. Volant looks like hes going to be friends with Piper I this could be either good or bad. I liked the use of the magic to foreshadow things like 44R0NM10 said. I can't wait for more Valerio. :mrgreen:
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Challenger01
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Re: HOUSEPETS! La Serie-S.III Ep.3: Cuori Tristi

Post by Challenger01 »

I really like the psychic mouse... very intriguing. Also, cliffhangers?! WHHHYYYYYY? j/k :P
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Blue Braixen
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Re: HOUSEPETS! La Serie-S.III Ep.3: Cuori Tristi

Post by Blue Braixen »

Challenger01 wrote:I really like the psychic mouse... very intriguing. Also, cliffhangers?! WHHHYYYYYY? j/k :P
Because he's Valerio! :lol:
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Re: HOUSEPETS! La Serie-S.III Ep.3: Cuori Tristi

Post by valerio »

4.
Casa Male, Torre 5, Livello 18, Appartamento 188, Terrace High

“Peerò!” esclamò Piper, entrando per primo nell’appartamento. Gli sembrava di trovarsi in un museo, con tutte quelle sculture di arte moderna, quadri... L’unica cosa che indicasse che la casa serviva anche a qualcos’altro erano il computer sulla scrivania ed il televisore appeso alla parete. La cucina era in bella vista, ma non le suppellettili. E tutto sembrava appena uscito da un catalogo di arredamenti. “Vi fate le pulizie da soli o vivete fuori di qui?”
“Puliamo noi,” disse Volant. “Tanto, non è che io abbia chissà che impegni, per fare la mia parte.” E poi, era un prezzo economico da pagare, in cambio di cibo e di un tetto, ma non lo disse. Chissà perché, gli altri pensavano che fosse scontato che uno potesse scroccare quelle cose senza dare qualcosa in cambio...
Anche Shadow era impressionato. Il naso del coniglio fremette, gustando gli odori dei prodotti per pulizia studiati per non offendere l’olfatto degli animali. “Come siete messi a giochi?”
“Ve li faccio vedere,” rispose Volant, dirigendosi verso le scale. “La stanza dei giochi è di sopra. Adam è un vero fanatico di quelli da tavolo. Avete detto che volevate fare una partita a Scarabeo” Nessuno faceva caso al fatto che il Rhodesian Ridgeback non aveva mai chiamato ‘Papà’ il suo umano. Chocolate e Shadow perché la femmina di ratto, appollaiata sulle spalle del coniglio, sapeva quali demoni rodessero il cuore puro del povero Volant. Piper perché gli tornava molto comodo che quel cane facesse amicizia con lui e non con il suo umano.
“Monopoli va meglio,” rispose il pappagallo, seguendo al volo il cane. “Adoro i giochi dove si vincono soldi, anche se finti.”
---
Casa Jackson, Torre 3, Livello 20, Appartamento 201

“Wow!” disse il San Bernardo di nome Samson, mentre cercava di manovrare l’umano armato impegnato a pestare una banda di malviventi. “Te la cavi bene con Shadow!”
In quella sessione di Dead to Rights, la Maine Coon Tegan stava aiutando non poco il detective Jack Slate, controllandone il partner, l’husky Shadow, che immobilizzava i criminali armati per poi prenderne le preziose armi.
“Ehi, è il vero fusto della serie,” rispose la gatta, tutta concentrata. “Mica posso lasciarlo morire!”
Sul letto di lei, invece, stava sdraiato il golden retriever di nome Frits, intento a leggere un articolo di giornale da un tablet.
Tegan quasi si mise a fare le fusa. Era la prima volta che poteva, stando insieme a qualcuno, parlare così apertamente delle sue...tendenze, senza imbarazzi, senza goffi silenzi a seguire le sue parole. Amava i cani, e quelle due creature insieme a lei non avevano il minimo problema!
“Vado io!” disse Samson, al suono del campanello. Mise in pausa e scattò fuori dalla stanza. Anche se in quel condominio potevi sapere chi era alla porta direttamente da camera tua, e programmare la serratura per aprirsi ad uno o più specifici ospiti, le abitudini di una vita erano dure a morire.
L’appartamento tremò sotto i passi del gigante canino, mentre correva lungo le scale.
“Spero che siate assicurati,” disse Frits, senza staccare gli occhi dal tablet. Non vide l’espressione sognante di Tegan, che aveva seguito ogni movimento del gigantesco cane, un vero adone della specie!
“Ciao, Elliot!” tuonò il vocione di Samson, un attimo dopo.
Le orecchie di lei si drizzarono talmente che sembrarono volersi staccare dalla testa! “Elliot!” Non si alzò neppure in piedi, ma corse via a quattro zampe.

Il golden retriever fermo davanti alla porta non era sicuro che fosse una buona idea affrontare quell’argomento così presto, ma se i suoi rapporti con Tegan si erano così raffreddati era stata colpa anche dell’attesa, dell’esitare nell’essere sinceri fino in fondo.
Ma erano amici, fin da cuccioli. L’onestà reciproca doveva avere la meglio, sempre, anche se avrebbe potuto fare male ad entrambi. Meglio un litigio, che vivere nella menzogna!
Guarda come si erano ridotti, tutto perché lei non aveva avuto il coraggio di dirgli che…che l’amava!
Sarebbe stato diverso, se si fosse confessata prima?
La verità era che Elliot non lo sapeva. Lui non era attratto dai gatti, però non riusciva ad immaginare una vita senza Tegan, senza la sua allegria, senza le sue stravaganze, la sua forza d’animo…
Solo un giorno, e già le mancava.
Ma non l’amava, non in quel modo.
Cosa poteva fare?
Comincia a suonare alla porta, furbone!
Quel pensiero fu come una secchiata di acqua gelata. Elliot rabbrividì, per un momento avvertendo davvero come il tocco di una mano gelida…ma almeno fu di nuovo lucido. E appoggiò il dito al pannello di platica piatto, sul simbolo del campanello, colorato di verde –se fosse stato rosso, significava ‘non disturbare’…
Elliot attese neanche mezzo minuto, prima di sentire il pavimento tremare come per un terremoto…poi la porta si spalancò, e si trovò a fronteggiare l’inconfondibile, unico gigante di Terrace High!
“Ciao, Elliot!” abbaiò Samson con la forza di una tempesta, ma con un fiato molto meno…gradevole.
Elliot vide che quell’espressione felice non era cambiata nel vederlo, e quel San Bernardo non era abituato a mentire. Quindi, c’era una speranza di—
“Elliot! Yayz!” una specie di fulmine passò sotto le gambe di Samson, ed arrivò addosso al retriever, facendo finire entrambi contro il muro opposto.
“OddioElliotscusamiperesserestatacosìduracontenonvolevoètuttacolpamiadovevostarezittamidispiaceTANTO!” Tegan pronunciò quella frase tutta d’un fiato, contemporaneamente stingendo il povero cane come se ne dipendesse la propria vita. “Mi puoi perdonare?” disse finalmente, con gli occhi tutti lucidi.
“Tegan, io…” le diede un bacetto sulla testa, proprio come aveva fatto le altre volte che voleva consolarla. “Non hai niente di cui scusarti, davvero. Sono stato io a trattarti male, e in nome di un pregiudizio. Tu…tu sei la più grande amica di tutto il mondo, come posso farmi io perdonare da te?”
Tegan lo tirò gentilmente a sé: “Parlandone in casa, per cominciare?”
Samson si spostò per lasciarli passare. Osservò cane e gatta dirigersi verso le scale, mano nella mano…
“Andiamo, Bigmon,” disse Saga, come sempre appollaiata sulla sua testa, “davvero stai continuando a pensare alla gattina come alla tua ragazza?”
Samson udì la porta della camera di lei chiudersi. Poco dopo, Frits Cardore scese le scale, reggendo il tablet e continuando a leggere come se il resto del mondo non esistesse. “Ma come fa a non inciampare?” si chiese Saga, ad alta voce.
Il San Bernardo sospirò. “Lo ammetto, ci spero. So di non avere alcuna possibilità, ma voglio almeno sognare.”
“Lascia stare,” disse la topolina. “Hai visto come ha reagito solo al suono del suo nome? Credimi, ti faresti del male. Se ti piacciono le fusa, non è che la scelta manchi, in questa gabbia di matti.”
Samson si mise a sedere su un gradino. “Immagino che tu abbia ragione.” Con un dito, picchiettò sulla testa di Saga. “Sai, per essere così piccina, hai una gran bella testa.”
Per quanto fosse stato delicato, comunque, Saga si sentì come se l’avessero presa a randellate. Evitò pero di rinfacciarglielo, quel bestione non meritava anche del senso di colpa. Massaggiandosi la testa, sperando che fosse ancora attaccata al corpo, Saga disse, “Lo so. Sono convinta che mi abbiano sbattuto fuori di casa per questo: avevano paura che trovassi un modo per sgraffignare tutto il formaggio.”
“E lo avresti fatto? Alla tua famiglia?”
Saga si piantò la mano contro la faccia. Nota: usare il sarcasmo con prudenza, può avere effetti collaterali indesiderati, leggere le avvertenze! “È solo un modo di dire, ragazzone.”
“Oh. Sarcasmo. È vero, lo fai spesso!” Scodinzolò con un suono di tamburo.
Saga non capiva, in tutta franchezza, se stavolta fosse lui a prenderla in giro. Insomma, l’aveva visto parlare con quella mangiatopi, consolarla, parlarle con il cuore in mano al punto che anche lei si era commossa! Come faceva uno così ad essere così…cucciolo?
La topolina diede un bacio all’orecchio del cane, prima di sdraiarsici contro, tutta beata. Hmm, morbidoso… “Già. Campionessa della lingua al veleno.”
Frits continuò a leggere, imperturbabile.

Tegan chiuse la porta della sua camera, e raggiunse Elliot, che si era seduto sul letto. “Vedo che stai meglio,” gli disse.
“Già. Per fortuna la mia è una razza di nuotatori…ma spero proprio di non dovere fare più un bagno freddo come quello…” Elliot ridacchiò nervoso. Oddio, stava già precipitando nelle banalità. Non cominciare ad essere sarcastico, non cominciare ad essere sarcastico! Era più forte di lui, appena cominciava ad annoiarsi o a sentirsi irritato, la lingua partiva da sola. Tegan si divertiva a battibeccare con lui, normalmente, ma ora era vulnerabile.
Elliot tirò un profondo respiro. “Io voglio continuare ad essere tuo amico,” disse, prendendole le mani dolcemente. “Sei la persona più importante della mia vita, e ora che so cosa provi per me…lo ammetto, sono lusingato.”
Il cuore di Tegan iniziò a battere forte. Faticò enormemente a mantenere un’espressione seria, distaccata.
“E…ci ho pensato. Voglio dire, qual è l’alternativa? Smettere di vederci? Prenderci una pausa finché ‘non ti passa’? Considerarti una svitata? Ieri ti ho detto delle cose orribili perché non ho pensato, ma…” Qui Elliot distolse lo sguardo. La sua voce si fece tremula. “Non ti vedo a quel modo, Tegan. Per me sei come una—“ la mano di lei si chiuse sul suo muso. Piano, ma ferma.
“Non. Dirlo,” disse Tegan, mortalmente seria. “Non. Pensarlo.” Aspettò un minuto buono, prima di lasciare il muso di lui. “Lo so che ti chiedo molto, lo so che per te è uno sforzo, ma ti prego: non dirmi che mi vedi come una sorella, Elliot.” Ma sapeva già che era una preghiera inutile. Che stava solo cercando di illudersi…
“Posso farti una domanda? Senza che ti arrabbi?”
Tegan annuì.
“Non mi hai mai visto come un fratello?”
Tegan scosse la testa. “Quando eravamo cuccioli. Prima…prima che capissi cosa provavo davvero per i cani…per te.”
Elliot sembrava sorpreso. “Da così tanto tempo?”
Tegan annuì. “Il mostro al tuo fianco e tu che non lo sapevi.”
Stavolta, Elliot l’abbracciò. Forte. “Non dirlo. Non pensarlo. Sei la mia più cara amica. Non sei un mostro.”
Amica! Elliot, come ho bisogno di sentirti dire quelle tre semplici parole! Ma ora non poteva insistere. Non aveva perso la sua occasione oggi, l’aveva già persa tanto tempo fa. “Ti prenderò in parola, allora. Fratellone.” E mai dolce parola ebbe sapore così amaro.
“Heh. Grazie, Teg. Non ti merito.”
“Lo so. Hai un sacco di penitenza, da fare.”
“Basta che non siano bagni gelati.”
“I bacetti fraterni valgono ancora?” E prima di avere risposta, Tegan gliene diede uno sulla guancia.
Elliot arrossì. “Sì, valgono ancora.” E ne diede uno a lei, in cambio. Poi, Elliot si alzò in piedi. “Trovati un ragazzo migliore di me, Tegan, davvero, qualcuno che possa contraccambiare il tuo sentimento fino in fondo. Meriti di essere felice, non di torturarti inutilmente. E se lo vorrai, ti aiuterò, farò tutto quello che posso. Ma io non sono quello giusto per una relazione.” Gentile, dolce, ma fermo. “Ti voglio bene, Tegan, e te ne vorrò sempre. Mi credi?”
Oh, su quello non aveva dubbi! “Ti credo. Niente prese in giro? Niente scherzi cattivi?”
Il retriever si mise subito in posizione plastica alla Bruce Lee. “Il primo che te ne fa o ti dice qualcosa, HYAA!”

Samson era ancora seduto sui gradini, quando udì la porta aprirsi. Poco dopo, Elliot scese le scale. Sembrava un cane bastonato. “Samson?” disse, piano, come se avesse avuto paura di farsi udire.
Il San Bernardo lo guardava come se avesse voluto buttarlo di nuovo nel lago. Elliot lo capiva, lui si sentiva come se avesse avuto bisogno di essere punito. Aveva fatto la cosa giusta, lo sapeva…e allora perché si sentiva la coscienza sporca?
“Dimmi,” disse il cane. Con quella voce profonda e potente, era difficile capire se stesse usando un tono minaccioso. Nel dubbio, Elliot preferì andarci cauto… “Tegan ha molto bisogno di te, adesso. Stalle vicina, come io non saprei fare.” Non aggiunse altro, mentre si dirigeva verso la porta. Meriti di meglio, Tegan. Non uno zuccone come me…

Solo quando la porta si fu chiusa, Frits decise che aveva esteso fin troppo la sua presenza, là dentro. Scese dalla poltrona e depositò il tablet sul tavolino. “Ah, ragazzi… Grazie di tutto, ma credo proprio che ora sarei d’impiccio.” Si avvicinò al titanico cane e gli diede una pacca sulla spalla. Cavolo, ma è fatto di ferro battuto?! “Non sprecare quest’occasione, campione. E tu…” Prese delicatamente la minuscola Saga e la posò sul tavolino. “Niente frecciate inopportune. Ci si vede.”
“Ma che gran maleducato!” disse Saga. “Ma chi si crede di esse—Sam? Che fai?”
Samson si era alzato, e stava dirigendosi su per la scala.
“Sam! Non osare! E’ un errore clamoroso! Lei è debole, vulnerabile, ha bisogno di un amico, non di un pretendente! SAM!” Ma lui era già salito di sopra, a quel punto.
Saga si mise seduta sul bordo del tavolino. “Chi mi fa scendere di qui, adesso?” E come se non bastasse, lo stomaco iniziò a brontolare. “Cricchio!”
---
Redazione del Daily Facts, Torre 1, Livello 10

La giornata lavorativa stava avvicinandosi alla fine, e ancora non le era venuta in mente un’idea geniale.
La donna di colore seduta alla scrivania picchiettava ripetutamente la tavoletta grafica col pennino, generando sullo schermo una nuvola di puntini.
Pensa, Ginevra, pensa! Okay, hai fatto una cavolata, tutti i giornalisti fanno una cavolata! Non è la fine del mondo. Ora devi solo dimostrare che puoi ancora dare il tuo contributo a questo giornale, e prima che scada il tuo contratto…
Ma lo spazio di manovra era ristretto. Il Daily Facts era un classico quotidiano di raccolta di notizie via internet. Gli altri membri dello staff potevano comportarsi da deficienti, ma erano competenti, sapevano fiutare le notizie-bufala.
Lei era la tappabuchi, la segretaria, la ragazza della posta, quella dei pettegolezzi! Quella assunta per fare bella presenza!
Stai di nuovo andando in paranoia, vecchia mia… Ginevra sospirò, aprì il cassetto della sua scrivania, e ne estrasse una fiaschetta argentata. Svitò il tappo e bevve un sorso, poi la richiuse e la ripose. Coraggio, ora di pensare. Lo SO che il gossip vende, ma come faccio a renderlo appetibile? Se Jim non mi ha licenziato vuol dire che l’idea gli era piaciuta, e noi abbiamo bisogno di inserzionisti, non di etica! Quindi, di nuovo, come posso confezionare questo regalo e impedire che Gottschalk lo calpesti…
“Mamma?”
“Cosa!?!” fece lei, sollevando la testa veloce come un serpente.
Il cane sulla soglia fece quasi un salto all’indietro. “Scusami, io—“
La rabbia lasciò rapidamente il posto al senso di vergogna e all’affetto. “Frits, tesoro, scusami.” Spostò all’indietro la sedia e tese le braccia verso il retriever. Odiava quel giornalaccio da quattro soldi, ma per Frits era rimasta, per dargli un tetto sicuro… “Perdonami, Mamma è un po’ sotto pressione, tutto qui.”
Frits andò a ricevere un abbraccio. Avvertì distintamente l’odore di scotch, ma preferì ugualmente credere che a parlare fosse il cuore di lei, e non la bottiglia. “Senti, Mamma, ho un’idea per la tua rubrica.”
“Che caro che sei.” Ginevra gli baciò la testa. “E quale sarebbe, quest’idea?”
Sempre restando attaccato al petto di lei, non volendo vedere quello sguardo di felicità artificiale, Frits disse, “Una rubrica di pettegolezzi romantici. Niente di pepato, o di cattivo, solo un…resoconto degli affari di cuore, insieme ad uno spazio per gli annunci di cuori solitari. E ho già qualche notizia da darti, se vuoi.”
La mente di Ginevra ritrovò improvvisamente lucidità.
Una rubrica del cuore!
Semplice. Ovvio. Comprensibile a tutti.
Legittimo! “Frits, ti ho detto che ti amo?” La donna strinse a sé il cane con ancora più forza.
Il cane iniziò a scodinzolare. “Quindi…posso tornare a casa, adesso?”

Stagione III
Episodio 3
FIN
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Andrea
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Re: HOUSEPETS! La Serie-S.III Ep.3: Cuori Tristi

Post by Andrea »

Poor Elliot :cry:

Ma non si diceva "Amor, ch'a nullo amato amar perdona"? :?

Frits needs to keep things for himself >_>

Good Chapter! :mrgreen:

Waiting for moar
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valerio
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Re: HOUSEPETS! La Serie-S.III Ep.3: Cuori Tristi

Post by valerio »

Heh, Tegan and Elliot have a hard road ahead...
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Re: HOUSEPETS! La Serie-S.III Ep.3: Cuori Tristi

Post by Private Elliot »

valerio wrote:Heh, Tegan and Elliot have a hard road ahead...
Isn't that the truth :?
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IceKitsune
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Re: HOUSEPETS! La Serie-S.III Ep.3: Cuori Tristi

Post by IceKitsune »

Tegan and Elliot are definitively going to have a hard road ahead of them. I can't wait to see that It should be filled with much drama. I hope Samson can feel better. :( Another great chapter Valerio I can't wait for more. :mrgreen:
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Challenger01
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Re: HOUSEPETS! La Serie-S.III Ep.3: Cuori Tristi

Post by Challenger01 »

Okay, now maybe I was reading a different story at the end.... what exactly happened to Samson? I thought I read that he was running up the stairs, presumably to go comfort Tegan? I don't know I kinda got lost....
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Re: HOUSEPETS! La Serie-S.III Ep.3: Cuori Tristi

Post by valerio »

Challenger01 wrote:Okay, now maybe I was reading a different story at the end.... what exactly happened to Samson? I thought I read that he was running up the stairs, presumably to go comfort Tegan? I don't know I kinda got lost....
Oh, you'll meet him and Tegan again, and in...better circumstances, don't worry ;)
Let's just say that this ship is sailing... :mrgreen:
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Re: HOUSEPETS! La Serie-S.III Ep.3: Cuori Tristi

Post by Challenger01 »

EEEP, okay then I feel less like an idiot for not picking up on something :D OOOOH I also like where this ship could be going :D
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Re: HOUSEPETS! La Serie-S.III Ep.3: Cuori Tristi

Post by valerio »

Challenger01 wrote:EEEP, okay then I feel less like an idiot for not picking up on something :D OOOOH I also like where this ship could be going :D
Hehe, you'll SO love the next scene, when it comes :D :D
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Re: HOUSEPETS! La Serie-S.III Ep.3: Cuori Tristi

Post by Blue Braixen »

valerio wrote:
Challenger01 wrote:EEEP, okay then I feel less like an idiot for not picking up on something :D OOOOH I also like where this ship could be going :D
Hehe, you'll SO love the next scene, when it comes :D :D
*Eyes widen*
:shock:
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Re: HOUSEPETS! La Serie-S.III Ep.3: Cuori Tristi

Post by Private Elliot »

If Challenger ever gets to drawing that "Sagan" picture I could make a siggy out of it; I need more excuses to use photoshop.




Even though it would go completely ageist want I want to ship...
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