Housepets! La serie-S.II Ep.13: Dall'oriente con affetto!

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valerio
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Housepets! La serie-S.II Ep.13: Dall'oriente con affetto!

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HOUSEPETS! LA SERIE
Stagione II
Episodio 13 – Dall’oriente con affetto!
Di VALERIO

Questo episodio è dedicato a Lightwolf, per la sua pazienza, le traduzioni e quattro fantastici personaggi! Grazie!

1.
Casa Sandwich, Babylon Gardens

Seduto in cucina, Maxwell Costner stava bevendo una tazza di latte molto zuccherato. Occasionalmente, il suo sguardo andava verso l’orologio a muro.
“Pentola guardata non bolle,” disse Jane Sandwich, mentre preparava una colazione talmente ricca che il gatto nero si sentiva ingrassare ad ogni annusata.
Max bevve un altro sorso. “Non hanno mai fatto così tardi…”
Jane versò il porridge in due ciotole. Sapeva che gli altri sarebbero venuti appena avrebbero registrato gli odori. Heh, ricordava fin troppo bene il comportamento di Earl, durante la loro luna di miele, in occasioni simili. Lui chiamava la reception dell’albergo e riusciva a convincere quei poveretti a portargli un pasto principesco per recuperare le energie di entrambi. E per festeggiare…
Jane accarezzò il capo di Max, poi prese una sedia e si sedette accanto a lui. “Max, con tutto l’amore del mondo, anche non volendo considerare il fatto che hanno celebrato una cerimonia nuziale, Peanut e Grape sono una coppia, si amano come nessun altro. Anche se tu hai permesso la gravidanza della mia bambina…”
Max arrossì e sorrise imbarazzato.
“…non puoi pensare di imporre la tua presenza fra di loro. E’ triste per te, ed imbarazzante per tutti. Per quanto Grape ti sia affezionata, e, sì, ti ami, è Peanut la persona speciale della sua vita.” La donna lo accarezzò dietro le orecchie. “Non vogliamo mandarti via, e non ci pensiamo neppure, però…”
Max annuì e bevve l’ultimo sorso. Si pulì la bocca col tovagliolo. “Lo so. Mi scusi se le sembro così indelicato, miss San—“
“Zia Jane, per favore. Sei praticamente di famiglia, papà.” Questa volta, lo abbracciò.
Max, la testa appoggiata contro le spalle della donna, inalò l’odore che veniva da lei. “Sapevano di mela.”
“Scusami..?”
Max strofinò il muso contro i capelli di Jane. “I capelli di Mamma. Sapevano di mela. E’ l’unica cosa che ricordo di lei.”
Jane sapeva che Jake aveva avuto una breve relazione con una tale Andrea, ma pare che la cosa fosse finita prima che lui si trasferisse ai Gardens... “Ehi, niente muso lungo, bello.”
Le orecchie del gatto si agitarono, mentre dal piano superiore venivano suoni di risolini, seguiti dal rumore più forte della vasca da bagno che veniva riempita. Max sospirò, e lasciò andare Jane. “Credo che i tesorucci si siano svegliati.”
“Ottimo.” Jane andò a finire di preparare il vassoio. “Mi aiuti con il latte e il succo d’arancia?”
“Ceerto.” Il gatto prese le due bottiglie che gli vennero passate. Alla vista del cibo, si leccò le labbra, e gli brontolò lo stomaco.
“Max!” rise Jane. “Hai appena mangiato per due gatti!”
Lui arrossì. “Heh, vecchie abitudini, scusami. La strada ti insegna che non si è mai abbastanza sazi.”
“Sì, ma è un bel pezzo che sei un gatto civile, quindi non ti avvicinare al pasto dei miei ragazzi, se ci tieni a tenerti le mani.”
“Ouch.”
Jane e Max lasciarono la cucina e salirono le scale. Giunti di sopra, videro che la porta del bagno era socchiusa. Le voci allegre di Peanut e Grape risuonavano nel corridoio, mentre lui canticchiava una melodia e lei diceva qualcosa sul prendere lezioni di canto…
Max guardava la porta del bagno con bramosia crescente. Alla fine, lasciò le bottiglie sul pavimento accanto alla soglia, e alla donna disse, “Scusami solo un momento, Zia Jane. Faccio subito. Forse.” E prima che la donna potesse obiettare, lui andò verso il bagno.
Jane lo vide aprire la porta, e salutare gli sposini. Peanut rispose, “Ehilà, Maxie! Come va?”
“Maaax…” lo avvertì Grape, che doveva avere subodorato qualcosa. Un campanello d’allarme suonò nella testa di Jane. Troppo tardi.
Cowabunga!” urlò il gatto nero, fiondandosi nel bagno. Un attimo dopo, si udì come se un macigno fosse stato gettato nella vasca da bagno, seguito dall’inconfondibile suono di un piccolo tsunami!
E poi la voce furibonda di Grape. “MAAAMMMAAAA!!!
Jane scosse la testa, rassegnata –ma i gatti non dovevano detestarla, l’acqua?
---
Lucky Charm Grove for the Abandoned and the Ferals

Alle ore 09:00 in punto, iniziava il turno del mattino della sicurezza.
Ore 9, e tutto andava bene.
Tranne che per i due nuovi ospiti del rifugio.
“Buongiorno, Miss Sunman,” disse Keith Greyfield, il capo della sicurezza. “Problemi?”
La donna quasi fece un sobbalzo, poi tornò a guardare lo schermo piatto che mostrava la camera di Bouncer e Terry. Ogni camera poteva ospitare fino a cinque animali di grossa taglia, quindi per il doberman ed il bambino non c’era problema di spazio.
Lo schermo li mostrava mentre consumavano la loro colazione, seduti fianco a fianco. “Dipende,” disse Evelyn Sunman. La Direttrice del rifugio sospirò. “Continuano a tenersi isolati. Ogni tanto faccio aprire la porta, ma quel cane, Bouncer, continua a richiuderla. Lo so che dopo quello che hanno passato non ci si può aspettare che si ambientino da un giorno all’altro… Ma vorrei tanto che dessero un segno di miglioramento, per quanto minimo, Tenente.”
“Mi chiami Keith, signora. Non sono più un militare. Ci tiene molto, a quei due, vero? Non ha chiuso occhio tutta la notte.”
Evelyn scosse la testa. “Il bambino, Terry…mi fa venire in mente mio figlio Will. Un’anima buona, che morì quando aveva otto anni. Questo Terry gli assomiglia davvero tanto. E in più…il rapporto che ha con quel cane, è qualcosa di incredibile: ha permesso a quella creatura di tenersi salda, di non impazzire…” Poi si strofinò le tempie. “Ahh, ma mi guardi: una vecchietta stanca morta che cerca un’altra persona stanca morta con cui condividere della tristezza.” Evelyn spense il monitor. “Vada a dormire, Keith. Immagino che il suo nuovo vice saprà fare un lavoro decente, fino a stasera.”
“Immagino di sì. Buon riposo anche a lei, signora.” Keith e il suo inseparabile lupo bianco si avviarono verso l’ascensore.

Solo quando salirono in macchina, nel parcheggio riservato ai dipendenti, Keith si lasciò sfuggire uno sbadiglio fragoroso, imitato dal lupo.
Keith mise la macchina in moto. “Dobbiamo trovare un partner adatto a Kevin,” disse l’ex marine.
“Mi sembra che ne abbia già uno, no?” fece il lupo, mentre l’auto partiva. “Felix può essere un gatto, ma se ho capito bene il suo umano gli ha insegnato le basi del mestiere. E dovresti comprarti un’auto vera, questa è imbarazzante per qualcuno del nostro rango. E tu guadagni abbastanza, se non sbaglio.”
Keith guidò la Honda Civic mantenendosi alla periferia della comunità dei Gardens. “Questa macchina è affidabile e robusta, e l’officina del rifugio l’ha rimessa talmente a punto che potrei usarla per ballare il Lago dei Cigni. Il rango non si riduce sempre a sfoggiare il pelo più lustro, maschio alfa.” Keith allungò una mano verso il lupo, che sbuffò.
“Comunque,” continuò Keith, “su Felix potresti avere ragione…”
“Sai che ce l’ho. Ora che il suo umano ha lasciato le forze speciali, quel gatto gli si è attaccato come con la colla, non lo lascia un secondo. Fagli fare un po’ le ossa, e vedrai che tigre viene fuori.”
Keith ci pensò su. “Dai per scontato che Keith sia d’accordo, e non credo che voglia per il suo animale un lavoro che possa mettere a rischio la sua salute.”
Light scosse la testa. “Chiami ‘rischioso’ questo lavoro? Gli unici che potessero rappresentare una minaccia ce l’avevano con noi, e il rifugio non era stato neppure coinvolto! Siamo addestrati e pagati quasi per dormire sugli allori.”
Keith diede una breve occhiata perplessa al suo amico e compagno di avventure. “Sembri dispiaciuto. Devo dire a Foster di pescare dal suo mazzo di guai qualche altro seccatore bombarolo? Ho paura che potrebbe accontentarti.”
“Tss, mi accontenterei anche di un paio di teppistelli. Mi stanno per cadere i denti a furia di non fare niente se non mordere qualche osso. Sono un lupo, non un vecchio cane da pastore!”
Keith lanciò un’occhiata in direzione delle colline. “Potremmo fare una gita ad Akerwoods. Una battuta di caccia ti tirerebbe su il morale. Niente armi da fuoco. Consumiamo solo quello che prendiamo. Niente trofei. Che ne dici?”
Gli occhi smeraldini dell’animale si accesero di una luce selvaggia. “Dico che era l’ora che lo capissi, scimmione glabro. Domani?”
“Domani mattina. Adesso prepariamo quello che serve, una bella dormita e sveglia alle 4. Vedremo se sei in forma come dici, sbruffone.”
Light latrò una risata. “Faticherai a starmi dietro, umano rammollito! Mi toccherà portarti in spalla fino a casa!”
“Sogna pure! Dovrò portare bende e alcol solo per te…hm?”
Mentre parlavano, la strada li aveva portati in prossimità della piccola tenuta che era la proprietà Greyfield: un rustico di un piano che dava su un terreno di cinque ettari. Era un po’ fuori mano, ma era l’ideale per un lupo che volesse tenersi in forma, e Keith aveva ampliato l’immobile aggiungendo un laboratorio dove poteva coltivare il suo hobby di modellismo…
Il terreno era delimitato da un semplice steccato, ricordo della recinzione per cavalli che quel posto era un tempo. Un sentiero di mattoni univa il cancello all’ingresso della casa.
Da dove si trovavano, potevano entrambi vedere un’auto stazionata davanti al cancello. Una monovolume bianca FIAT 500.
Ma non era l’auto ad avere attratto la loro attenzione, bensì il cicaleccio dell’allarme che veniva dal cruscotto.
L’allarme era collegato alla rete di sensori di movimento all’interno e all’esterno di casa Greyfield. Chiamatela paranoia, chiamatele vecchie abitudini, ma un uomo con il suo passato non arrivava vivo dopo tanti anni di lavoro senza farsi dei nemici.
E, apparentemente, uno o più di essi era dentro casa. Lo schermo LCD incassato nel cruscotto ospitava una TV…con una serie di canali collegati alle telecamere a loro volta collegate a quei sensori.
Keith e Light furono di nuovo sveglissimi e pronti a tutto. Non importava quanto si potesse essere stanchi: che fosse per addestramento militare o pura necessità di natura, entrambi sapevano attingere alle loro riserve di energia per affrontare un momento di potenziale pericolo.
Inclusa…una donna?
“Strano tipo di sicario,” disse il lupo, istintivamente dando un’annusata allo schermo. “Come cosplay non sembra male.” Un giorno, quando era annoiato, aveva visto delle gallerie fotografiche di quella strana usanza umana. E ne era rimasto affascinato. “Carina la femmina, però.” Non si stava riferendo alla figura femminile asiatica seduta nel salotto, vestita come un ufficiale della marina, in un bianco immacolato, un berretto tondo posato sul grembo.
Light stava parlando della femmina di shiba inu in piedi accanto alla poltrona, vigile come una sentinella, le braccia incrociate dietro la schiena. Aveva una pelliccia vaporosa e bianca a sua volta, proprio come quella di Light, e due splendidi occhi azzurri e duri. Light pensò subito che magari se la sarebbe potuta ingraziare, se avesse ucciso un coniglio per una simile bellezza, anche se domestica…
“Vacci piano, Romeo,” disse Keith, mettendo mano alla fondina ascellare. “Piuttosto teniamoci pronti. Volevi un po’ d’azione, vero?”
“Posso pentirmi di averlo detto?”
Keith guidò l’auto verso il cancello d’ingresso. Memo: fare controllare le trasmittenti a lungo raggio! Teoricamente, avrebbe dovuto sapere di quell’intrusione da ben prima di avvicinarsi così tanto a casa!
Keith vide che la femmina canina stava muovendo lo sguardo verso la finestra. Disse qualcosa alla donna, in un tono prudente.
“Che sta blaterando?” chiese Light. L’umano che gli aveva salvato la vita, tempo addietro, si era premunito di insegnargli lo spagnolo, lingua molto utile per le missioni in…certi posti. La lingua che stava udendo poteva essere benissimo marziano.
“Giapponese,” disse Keith. “Ha detto ‘stanno arrivando, reverenda madre.’”
“’Reverenda’..?”
Keith controllò che l’arma fosse carica e pronta all’uso –un gesto che per i profani poteva essere puramente meccanico, ma che per un professionista significava la differenza fra la vita e la morte. “Una traduzione un po’ impropria di un termine a metà fra ‘sublime’ e ‘venerato’. Nella cultura cinese e giapponese, gli umani considerano cani e gatti come intermediari col mondo degli spiriti benigni. Gli animali domestici attribuiscono agli umani una qualità divina, e il loro senso della gerarchia è molto più radicato che nei loro simili di altre culture. In Cina e Giappone, infliggere sofferenza ad un animale domestico comporta prima di tutto la cosiddetta ‘parata della vergogna’, nella quale il colpevole, indipendentemente dall’età, viene fatto camminare lungo la strada con dei nastri coloratissimi che descrivono il suo crimine. Poi, a seconda dell’età, viene commutata la pena vera e propria, che non è mai leggera.”
Light sorrise, anche perché quando Keith cominciava a parlare così, significava che la situazione non era più di pericolo. “Paesi interessanti. E che si dice dei lupi?”
Keith arrestò l’auto. Sullo schermo, i due strani ‘ospiti’ rimasero disciplinatamente dov’erano. L’uomo aprì la portiera. “Gli animali domestici devono obbedienza pressoché assoluta. La prima cosa che imparano è di non discutere le parole dei loro umani, mai. Non so come non facciano a non esplodere. I lupi sono…i ‘tricksters’, i burloni, imprevedibili cugini dei cani, ma anche gli emissari del mondo degli spiriti feroci e inquieti. Si dice che un essere umano morto con una grande sete di vendetta si reincarni in un lupo per portare a termine la sua missione. Questo…pregiudizio ha quasi portato all’estinzione della specie, ma oggi molte colonie sopravvivono sparse qua e là lungo l’isola. Coraggio, vediamo chi è venuto a trovarci, adesso.” Keith infilò la pistola nella cintola, dietro la schiena. Lasciando la fondina chiusa, avrebbe attirato l’attenzione del nemico su di essa per quel prezioso secondo o due…
Non si sapeva mai.

Aprirono la porta. Keith non si era abituato ancora all’idea della politica della porta aperta che vigeva in quella comunità pet-friendly, ma almeno la sua collezione di armi e qualunque altro materiale ‘sensibile’ era ben chiuso a tripla mandata dietro a delle serrature che avrebbero richiesto la lancia termica e non certo una carta di credito per aprirle…
Alla vista dell’uomo e del lupo, la donna si alzò in piedi e fece un breve inchino. La telecamera di sicurezza non le rendeva giustizia: era giovane, quarant’anni al massimo. I capelli neri corti e lisci quasi luccicavano tanto che erano lucidi. E anche senza trucco, aveva comunque due occhi neri penetranti come lo erano quelli del suo cane. E di sicuro, non sembrava una fanciulla delicata…
“Keith Greyfield,” disse la donna in un inglese senza accento, senza esitare sul nome. “Sono molto onorata di conoscerti. Mi chiamo Akuo Miyugi, e lei,” indicò il cane, “è la mia amata Tsuki.”
“Uhm, piacere nostro. Immagino.” Keith non vide nulla di pericoloso, in quella donna. Non le era assolutamente familiare, e di sicuro non ne conosceva nessuna che indossasse una divisa da ufficiale della marina giapponese in licenza…
La donna lo guardò con aria imperscrutabile, e appena l’ombra di un sorriso. “Immagino, quindi, che nostro padre non ti abbia parlato di me.”
UH?!? Keith fu sicuro di avere appena avuto un’extrasistole. Sapeva che suo padre era un ufficiale della Marina, uno che passava a casa giusto il Natale e il resto dell’anno in giro per il mondo. Ma Keith era anche ragionevolmente sicuro che sua madre fosse una purosangue americana, tosta almeno quanto suo padre…
“Sono tua sorella,” confermò la donna.
Cacchio!
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lightwolf21
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.13: Dall'oriente con affetto

Post by lightwolf21 »

Squeee! I was wondering when she'd show up. ;D
Akuo Miyugi and Tsuki, collaboration characters between Valerio and myself.
Nice. I liked Keith's reaction to the news. Perfect. :D
My character, Keith, likes to think he's prepared for any surprise. Sadly, is not always the case. ;)
^ Notice lack of spoilers? :mrgreen: ^
Heh. Look at that... I started an actual Housepets! fan-fic.
https://www.housepetscomic.com/forums/v ... 70#p131370
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valerio
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.13: Dall'oriente con affetto

Post by valerio »

liked the 'alternate' jap culture bits?
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IceKitsune
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.13: Dall'oriente con affetto

Post by IceKitsune »

Yet another great chapter Valerio the ending was kind of surprising (I really need to read Lightwolfs story :oops: I'm just being too lazy) As for the Japanese culture bits I liked them. I can't wait for the next part Valerio :mrgreen:
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valerio
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.13: Dall'oriente con affetto

Post by valerio »

2.
Casa Greyfield, Babylon Gardens

Keith versò il caffè in una tazza e la porse alla sua…ospite.
Non sapeva neppure come chiamarla? Quell’ufficiale della marina giapponese era lì per una visita di cortesia, per reclamare il testamento o arruolarlo?
L’ex Marine non era abituato ad avere complicazioni, nella sua vita. Era stato un buon soldato perché eseguiva gli ordini senza discutere, almeno fino a quando aveva deciso che certi giochi erano troppo sporchi persino per il suo senso di disciplina.
Per un po’, aveva vissuto il suo buen ritiro sotto il radar, come un bravo pensionato, occupandosi perlopiù di dare un’educazione decente a Light… Prima che il destino facesse incontrare la sua strada con quella di Martin Foster.
Ma anche come capo della sicurezza e addestratore capo per il Lucky Charm Grove, Keith aveva presto creato la sua routine. Non poteva lamentarsi comunque, si teneva in allenamento, tirava su delle buone unità umano/canine e guadagnava bene per un lavoro tranquillo. Niente sorprese.
Tranne una.
Quella che aveva davanti a sé.
Una donna che non solo l’aria di famiglia non ce l’aveva affatto, ma che diceva anche di essere sua sorella.
La donna ringraziò con un cenno del capo l’offerta del caffè, ed aspettò che Keith si fosse servito. Poi disse, “Sono nata cinque anni dopo di te, ad Okinawa. Nostro padre era lì in licenza, quando conobbe mia madre.”
“Oh.” Keith bevve dalla sua tazza. “Uh, ci sono dei documenti che—“ Prontoo? Qui parla il tuo piede! Richiesto permesso di infilarsi nella tua boccaccia!
La donna indicò con lo sguardo la busta color avana sul tavolo che Keith non aveva ancora aperto. A lui sembrava che fosse sigillata con un adesivo di ‘Pericolo: Radiazioni!’
“Documenti di nascita, test del DNA, obblighi contrattuali…” Akuo snocciolava quei dati come una lista della spesa. “Forse nostro padre si era comportato da dongiovanni, ma ha fatto il possibile per salvare l’onore. Ha fatto avere a mia madre quanto le bastava per mantenersi anche durante la maternità e riprendere a lavorare senza sacrificarsi. Dopodiché ha fatto qualche pressione con certi suoi amici a Washington, perché studiassi per entrare in Marina.”
“Oh. E…sei qui in licenza, giusto?”
“Sì, la mia è stata una bella carriera, non mi posso lamentare.” La cosa peggiore era sentirla parlare con quella &%$£* imperscrutabilità che sembrava parte integrante del DNA giapponese! Ripensando ad un suo periodo di addestramento in quel posto, gli venivano ancora gli incubi!
Pronto pronto! Qui è sempre il tuo piede che aspetta di assaporare la tua lingua!
OK, calma, Tenente! Ne hai passate di peggiori, no?
No.

“E’ stata molto dura?” riuscì finalmente a gracchiare.
Di nuovo lei lo guardò in quel modo sfingeo. “Quanto lo può essere per una donna del mio paese fare carriera in un mondo dominato dagli uomini. Le vostre forze armate sono un branco di libertini, a confronto.”
“Oh.”
“Nostro padre ti ha descritto come una persona più…loquace. Ti metto a disagio, forse, Keith-kun?”
“Non lo so.” Keith bevve tutto d’un sorso il resto del caffè. “Insomma, fino a un momento fa, ero figlio unico, ed ora ho una sorella di secondo letto. Dimmelo tu: ho una qualche ragione per sentirmi a disagio?”
Anche lei finì il caffè e mise la tazza sul tavolo. “Nessuna, a dire il vero. Sono venuta a trovarti per dirti che mi sono presa una licenza…permanente.”
“Oh.”
Akuo roteò gli occhi. “Ho sempre voluto venire a vivere in questo paese. Avete così tanto spazio, per voi e per i vostri animali. Io e Tsuki viviamo in un condominio di Tokyo… Cioè, ci vive Tsuki, visto che io passo anche mesi via da casa.”
“Ne so qualcosa,” fece Keith.
“Alla fine, ho deciso di scegliere fra la mie due famiglie…”
“E Tsuki ha avuto la precedenza.” Keith sorrise.
Akuo annuì. “Già.” Non si stava dimostrando una donna generosa di particolari, vero, ma conosceva le sue priorità. Almeno, qualcosa di famiglia, in comune, sembravano averla.
“Cosa ti porta qui ai Gardens così di fretta da non volere neppure aspettare di avere abbandonato l’uniforme?” Keith decise di non spingerla a dire più di quanto non volesse. Del resto, per quanto ne sapeva lui, lei stava solo approfittando di una breve licenza per vedere che faccia aveva il fratellone…
Akuo guardò verso la finestra. In distanza, una Shiba Inu e un lupo, entrambi di pelo bianco, sedevano su una panchina sotto un albero. “Verrò a vivere da queste parti. Ho trovato un buon appartamento nel complesso condominiale di Terrace High.”
Keith fischiò. “Scelta originale. Immagino che in centro Tokyo non ci fossero appartamenti liberi?”
La donna tornò a guardare il fratello. “Tu sei tutto ciò che rimane della mia famiglia. Inoltre, amo gli Stati Uniti e il loro stile di vita, mia madre non faceva che parlarne, e io sono cresciuta coltivando il sogno di viverci. Il Giappone rimane un posto meraviglioso, amo la mia patria…ma è tutto così frenetico ed affollato, e le donne che vogliono essere indipendenti devono combattere duramente, sacrificare molto.
“Qui, invece, posso aprire un’attività che in patria sarebbe considerata modesta, e guadagnare abbastanza per me e Tsuki.”
“E cosa avevi intenzione di fare? E come mai al Terrace?”
“Una parte delle infrastrutture ospita spazi per uffici e negozi, ed è una comunità pet-friendly come lo sono i Gardens. Sarò un’arredatrice. Tsuki vuole gestire gli addobbi floreali, ha un talento naturale. Ce la caveremo bene.”
Keith si alzò in piedi. “Te lo richiedo: perché ti sei presa il disturbo di venire fin qui? Parli come se stessi recitando l’elenco del telefono. Se mi avessi mandato una lettera scritta a macchina, la carta avrebbe trasudato più affetto. Non hai problemi economici, non hai problemi familiari… Che cosa puoi volere da me? Che ti aiuti nel trasloco?”
Akuo guardò di nuovo verso la finestra. “Ho bisogno che tu tenga Tsuki con te fino a quando il mio trasloco non sarà effettivo.”
Piede a base! Piede a base! Obiettivo centratooooo!!!

“Akuo-Dono non vuole che stia in città durante i preparativi del trasloco, e le sue amiche non hanno spazio per me. Non si fida dei pensionati per animali, per questo mi ha portato qui.”
“Wow.” Light annusò l’aria. “È un atto di grande fiducia, immagino. Spero che non ti dia fastidio passare un po’ di tempo con un lupo, allora.” Poi riprese ad annusare.
“Perché fai così?” chiese Tsuki.
“L’odore di questa stagione è buono ed aspro insieme. Dice ad ogni lupo che arriva la stagione difficile, quella della scarsità di prede, della parte più dura della nostra lotta per la sopravvivenza. Ma ci dice anche che è ora di cercare una compagna, di creare un branco. È come una canzone, ci fa bollire il sangue.” Light scese dalla vecchia panchina di marmo e si gettò a terra, rotolandosi fra le foglie secche, mugolando di piacere.
Tsuki lo osservò con perplessità. “E sei pronto a lasciare Keith-Sama per inseguire una brama personale?”
Light si mise a quattrozampe e si scrollò dalle foglie. “Non so cosa voglia dire ‘sama’, ma se ha a che fare con quella storia del ‘Papà’, be’, Keith e io non siamo così legati. Lui non può impormi la sua volontà, e viceversa. Se sono rimasto con lui è perché ci siamo salvati la vita a vicenda: è una questione di onore, non di…proprietà.”
Finalmente Tsuki mostrò un sorriso e annuì. “Questo lo comprendo e lo rispetto, Light-San.”
“Devi sempre usare questi strani suffissi? Mi fanno venire il mal di testa.” Il bianco lupo tornò a sedersi sulla panchina. “Ma devo anche ammettere che vivere così a contatto con gli umani è…illuminante. Mi piace scoprire nuove cose su di loro, scoprire soprattutto che non tutti sono delle carogne. Te ne farò conoscere un paio che si danno davvero da fare per gli animali.”
Tsuki chinò il capo. “Ne sono onorata, Light-San, per quanto quello che tu trovi sorprendente dovrebbe essere per te scontato.”
Light ebbe improvvisamente voglia di ringhiare. “Non tanto, considerando come gli umani trattano i ferali. Voi domestici non dovete preoccuparvi di trappole avvelenate, bracconieri e pazzi incendiari, o che i vostri figli possano morire per mancanza di farmaci o di infrastrutture adeguate!” Poi sospirò. “Scusa, non è certo colpa tua… Cioè, non è una colpa e basta, essere domestici...” Poi arrossì leggermente. “Ah, scusami.”
Come la sua padrona, Tsuki ricambiava il comportamento di Light e le sue parole con un’inespressività degna di un blocco di marmo. Sembrava quasi che non respirasse. Il povero lupo non sapeva che pesci pigliare! “Ah…vuoi vedere la collezione di…armi di Keith?” Uggiolò.
Questa volta, Tsuki aggrottò appena la fronte. “Non credo nell’uso delle armi, Light-San. Sono stata addestrata ad usare altre tecniche per difendere Akuo-Dono e me stessa.”
“Devi usare sempre questi suffissi strani?”
“È una forma di rispetto. Voi usate quel vezzeggiativo familiare, se non erro.”
Io, al massimo, chiamo Keith ‘Signore’, e solo durante una missio—“ poi capì. “Figlia di…del Sol Levante! Mi stai prendendo in giro!
Stavolta, un sorriso più marcato si fece largo sul muso della shiba inu. “Obbedienza ai nostri umani non comporta la soppressione delle nostre emozioni, okami-san. E poi, ho sempre desiderato burlarmi di un burlone. Se avessi visto qualche anime, sapresti che non siamo repressi come pensavi.” Poi si portò un dito sotto l’occhio destro e gli fece la linguaccia.
Di Light, non si poteva dire che avesse un caratteraccio. Magari era un tipo riservato con gli estranei, ma non un cattivo soggetto.
Ma proprio non sopportava di essere preso in giro! “Spero per te che quelle tecniche di difesa personale di cui ti vanti siano buone!” Poi saltò addosso alla sua ospite, in barba ad ogni regola sull’etichetta…
…e si ritrovò col muso a terra, dall’altra parte della panchina, senza avere capito come.
Tsuki era ancora seduta lì, di nuovo calma come una statua, ma i suoi occhi dicevano Stavi dicendo qualcosa..?
Light, ringhiando, si mise in piedi. “Pensi di essere furba?”
“Sei tu che mi hai attaccato,” disse lei. “Come ti ho detto, non credo nell’uso delle armi, ma neanche nella violenza.”
Il lupo non sapeva che magia avesse fatto, ma era la prima volta che lo mettevano a terra –no, che un simile soldo di cacio domestico lo mettesse a terra!
Quando attaccò la seconda volta, lo fece facendo attenzione alla forza che doveva metterci, all’angolo di impatto, a non snudare le zanne… Si comportò in modo da poterle dare una lezione, senza andare oltre un bello spavento. Educazione o no, era meglio che qualcuno si ricordasse chi era l’alfa, qui!
Arrivò addosso a Tsuki…e si ritrovò di nuovo a terra, e stavolta con un braccio quasi slogato! Era sicuro di essersi morso anche la lingua. Ow.
E lei se ne stava ancora seduta sulla panchina. Se aveva fatto qualche sforzo per conciarlo così, non si vedeva. Neanche un pelo fuori posto, sembrava un dannato gatto!
“Ora sarei felice di esplorare questo posto, Light-San.”
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Barkeron
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.13: Dall'oriente con affetto

Post by Barkeron »

Well this is surprising.
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IceKitsune
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.13: Dall'oriente con affetto

Post by IceKitsune »

So Light is going to be leaving Keith soon to start a family. that will be sad. And :lol: Tsuki defeated Light quite easily at the end there. That was a nice chapter Valerio I can't wait for more. :mrgreen:
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Tiggy
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.13: Dall'oriente con affetto

Post by Tiggy »

Light just got merked

twice. :>
Jason Mraz wrote: My goal is to show everyone that they, too, can do what they love to do.
Daggy wrote: Look a shadowpriest, what a cutie.... POW
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valerio
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.13: Dall'oriente con affetto

Post by valerio »

IceKitsune wrote:So Light is going to be leaving Keith soon to start a family. that will be sad. And :lol: Tsuki defeated Light quite easily at the end there. That was a nice chapter Valerio I can't wait for more. :mrgreen:
not in the LEAST! They are awesome duo, they're gonna STAY awesome duo
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.13: Dall'oriente con affetto

Post by IceKitsune »

Really, then I read some part of that update completely wrong. :oops:
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lightwolf21
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.13: Dall'oriente con affetto

Post by lightwolf21 »

Gah! I didn't know there was more written. I need to get on this immediately. *Reads it* I can just see Light's reaction: O_o What kind of witchcraft is this?
Also, Light probably wasn't being too serious, since he wouldn't really try to injure a female, especially an unarmed one, he is a gentle-ma...er...-dog...um...gentle-wolf after all.
...well, I think it's a valid excuse. XP
Heh. Look at that... I started an actual Housepets! fan-fic.
https://www.housepetscomic.com/forums/v ... 70#p131370
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.13: Dall'oriente con affetto

Post by valerio »

IceKitsune wrote:Really, then I read some part of that update completely wrong. :oops:
*hugs kitsune* no prob, IK. translabot does that sometimes...often...
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lightwolf21
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.13: Dall'oriente con affetto

Post by lightwolf21 »

Valerio,
You forgot the part where Light offers her the killing blow, as per the laws of his pack and him being defeated in battle.
"Give me a warrior's death." Light humbly requests.

.
.
.
I'm just kidding...what kind of lame rule is that. :D
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.13: Dall'oriente con affetto

Post by valerio »

lightwolf21 wrote:Valerio,
You forgot the part where Light offers her the killing blow, as per the laws of his pack and him being defeated in battle.
"Give me a warrior's death." Light humbly requests.

.
.
.
I'm just kidding...what kind of lame rule is that. :D
you're just in time! I'm gonna insert it in the update :D :D :D
I love it!
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.13: Dall'oriente con affetto

Post by valerio »

3.
Tenuta Greyfield, Babylon Gardens

I colpi esplosero a breve distanza l’uno dall’altro. Le palle da baseball esplosero in nuvolette di fibre.
Poco dopo, altre due palle volarono l’una verso l’altra. E fecero la stessa fine.

“Hai una buona mira,” disse Keith, abbassando la sua pistola. Era sinceramente ammirato, “Come mai una tiratrice così in gamba vorrebbe fare l’arredatrice d’interni?” Voltò lo sguardo verso la donna giapponese che ancora teneva puntata una colt fumante.
Akuo Miyugi, sorellastra di Keith, ufficiale della marina giapponese in licenza, mise la sicurezza alla pistola e la posò sul tavolaccio. “Cosa intendi dire, niisa?”
Keith fece lo stesso con la sua arma. “Comprendo il tuo desiderio di lasciare i militari, ma è stata un’esperienza così terribile da spingerti verso un lavoro così…”
“Noioso, vorresti dire?”
Keith aveva deciso di smetterla di preoccuparsi di offenderla, altrimenti avrebbe finito col diventare muto in sua presenza. “Già. Almeno, come capo della sicurezza del rifugio, faccio qualcosa di familiare, e addestro della brava gente. Se non ci fosse stato Light a tenermi compagnia, sarei andato fuori di matto a fare il pensionato… Ma tu? Si capisce che hai vero sangue Greyfield nelle vene, hai fatto carriera, e ora ti scegli un lavoro del genere? Nah, scommetto che tempo una settimana e riceverò una tua e-mail in cui descrivi il tuo splendido, vero lavoro come capo della sicurezza di Terrace High.”
Keith e Akuo si diressero verso casa. “Posso chiederti una cosa, niisa?”
“Ma certo. E chiamami Keith, per favore: risparmia le smancerie da ‘onorevole signore’ ai clienti. Noi occidentali adoriamo una bella ragazza orientale che sfoggia queste esotiche formalità.”
Akuo lo guardò con l’espressione più prossima allo stupore che si fosse mai vista sul suo volto fino a quel momento. “Ti rendi conto di avere appena detto una cosa incredibilmente sessista e forse anche razzista?”
L’ex marine fece spallucce. “Fammi causa. Allora, questa cosa che volevi chiedermi?”
“Avresti accettato di lavorare per questo Signor Foster, se ciò ti avesse separato da Light?”
“No.” Niente esitazione. Per quanto Keith tenesse in conto l’idea che il lupo potesse andarsene un giorno per la propria strada, comunque non sarebbe stato lui a cacciarlo di casa! Col tempo, Keith si era davvero affezionato a quella palla di pelo…
“E’ stata Tsuki a suggerire l’idea per il nostro lavoro. Lei adora abbellire le case. Mentre ero via, ha studiato molte pubblicazioni… Insomma, è stata lei a darmi lezioni, in materia. Vuole fare questo lavoro, e francamente non vedo cosa potrei obiettarle: è impegnativo, e richiede molta disciplina e forza di volontà.”
“Arredare..?” Keith si guardò intorno. Non era stato molto ‘americano’ da parte sua, ma insieme a Light si era fiondato all’IKEA più vicina ai Gardens ed aveva comprato quello che gli serviva in un giorno. Non riusciva ad immaginare chissà che disciplina e forza di volontà ci volessero per dire ad un cliente di comprare un divano in pelle rossa invece che bianco...
Akuo doveva avere visto quei pensieri sulla faccia di lui, perché disse, “Arredare una casa implica una rilevante dose di diplomazia, per sapere cosa vuole il cliente davvero, anche se dalla sua bocca escono insulti al buon gusto. Soprattutto se il cliente in questione è ricco e può decidere della tua carriera spargendo la voce sbagliata.”
“Se lo dici tu... Ad ogni modo, grazie per quest’atto di fiducia. Vedrai che Tsuki starà benissimo—“ fu interrotto da un guaito dall’esterno. “Light?”

“Com’è che dite voi occidentali? La terza volta è quella buona, vero?”
Il lupo bianco si mise in piedi, massaggiandosi stavolta la schiena, mentre si appoggiava all’albero. Preferì non commentare. Invece disse, “Va bene. Hai vinto. Merito almeno la morte del guerriero… Ma prima, puoi dirmi come hai fatto?”
La shiba inu si alzò in piedi. “E’ l’essenza di quest’arte: lasciare che sia il nemico a soffrire il proprio stesso attacco. Ti aspettavi che reagissi cercando di fermarti, quando mi è bastato esercitare la giusta leva perché il tuo impeto ti buttasse a terra. Maggiore la forza del tuo attacco, maggiore il danno.”
“Quindi, se il nemico non ti attacca, non puoi fare niente. La tua non è un’arte offensiva.”
Tsuki mostrò un mezzo sorriso che fece venire un brivido a Light. “Desideri una dimostrazione?”
Il lupo deglutì. “No grazie.” Però, doveva ammetterlo: poteva essere la metà di lui, ma era proprio tosta! Se fosse stata una lupa, avrebbe già cominciato a chiederle dove fare la tana...
“Perché stai sorridendo in quel modo?”
Lui fece spallucce. “Oh, solo delle fantasie maschili. Coraggio, vieni! C’è una cosa che voglio farti vedere. Stammi dietro, se ci riesci!” E corse verso l’estremità della tenuta.

Light si fermò davanti a quello che sembrava l’ingresso ad un rifugio anti tornado. Lì vicino stavano dei pannelli fotovoltaici. “Allora?” disse alla femmina, che stava giungendo con tutta calma. “Troppo stanca?”
Lei aspettò fino ad essergli accanto, per poi dire, “No. Sono arrivata ugualmente, giusto?”
Light fu di nuovo diviso fra il desiderio di baciarla e quello di strozzarla. Si limitò a mostrarle un sorriso zannuto, ed aprì le ante di legno. “Questo scommetto che non lo avevi ancora visto.” Ed entrò per primo, sparendo nel buio.
Poco dopo, Tsuki udì un clic, e una luce abbagliante riempì l’oscurità. La voce di Light disse, “Puoi venire, adesso.”

La shiba inu scese una breve scala di cemento. E dalla sua espressione, per una volta tanto, era rimasta impressionata. “Avevo visto di queste cose nei documentari, ma credevo che ormai non ce ne fossero più. Non così...ben tenute, almeno.”
Spesse pareti di solido cemento.
Tubature zincate lucide che riflettevano come specchi le lampade a incandescenza protette da una fitta griglia.
Quattro letti a castello.
Scaffali metallici, riforniti di cibi in scatola, e sacchi di farina e riso a terra.
Bidoni di plastica pieni di acqua.
Due docce.
Sei tute antiradiazioni appese in un armadio...
Un rifugio antiatomico.
Light si avvicinò ad un armadio. Lo aprì, rivelando numerosi cambi di calze e biancheria intima. “Faceva già parte della proprietà quando l’abbiamo comprata. Pare che l’umano che l’ha fatto costruire avesse deciso che l’11 Settembre fosse il preludio alla Terza Guerra Mondiale. Peccato che questo gioiellino gli avesse succhiato fino all’ultimo centesimo, e alla fine ha dovuto vendere tutto. Forte, vero?”
Tsuki si avvicinò agli scaffali che ospitavano le scatole di piombo, nello stanzino dove, su un tavolo di legno, stavano tre apparecchi radio, di cui uno CB ed uno a manovella. “Cosa contengono le scatole?”
“Batterie di vari tipi, una TV portatile, un cellulare satellitare e un portatile ultima generazione. Le scatole li proteggono dall’IEM rilasciato dalle esplosioni nucleari…sperando che non siano troppo vicine, certo. Vuole avere un vantaggio tecnologico, nel caso peggiore.”
“Keith-Sama teme un conflitto nucleare?”
Light fece spallucce. “E’ un ex militare, pensa come un militare. Questo rifugio può comunque tornare utile in caso di un qualsivoglia disastro, e a lui piace avere un piano di emergenza pronto. Lo apprezzo, in questo lui pensa come un vero lupo. E la tua umana, invece?”
Tsuki scosse la testa. Salì sulla sedia e accese la radio CB. Dovevano essere le celle fotovoltaiche a fornire l’alimentazione… “Akuo-Dono ed io siamo pronti al sacrificio, piuttosto che sopravvivere in un mondo devastato dalle armi nucleari. Se l’umanità sarà mai capace di infliggersi una simile punizione, allora non avrà senso lottare nell’inutile speranza che il buon senso prevalga.” Tsuki si mise le cuffie alle orecchie, poi cominciò a lavorare con le manopole delle frequenze.
“E meno male che il cinico dovrei essere io.” Tuttavia, decise di non insistere, nel dubbio che lei stesse dicendo sul serio… “Su, lascia la radio. Qui tutto deve essere usato il meno possibile, vale a dire non usato affatto. Se Keith trova una scatoletta fuori posto, ci fa un cicchetto fino a domenica prossima.”
Tsuki, obbedientemente, si tolse le cuffie. Stava già per spegnere l’apparecchio, quando le sensibilii orecchie del lupo captarono un nome che gli fece quasi ruggire, “Ferma! Non spegnere! Dammele!”
Tsuki diede le cuffie a Light. Questi ascoltò attentamente la voce, che, fra le pause di statica, stava dicendo, “…stupido ha fatto la fine che meritava. Ha quasi fatto saltare la copertura… Sì, sì. Mantenete la calma, adesso più che mai dobbiamo tenere un profilo basso. Quel pazzo di Foster ha fin troppi aiuti di quelli pericolosi, ed è pappa è ciccia col Procuratore…. No, procederemo col piano come previsto. Ora devo chiudere. Aspettate che sia io a farmi risentire.” A quel punto, la comunicazione cessò.
In tutto quel frangente, il lupo bianco aveva osservato il LED che riportava la frequenza impegnata.
E quello che aveva visto non gli era piaciuto. Affatto. “Vieni con me,” disse a Tsuki mentre spegneva l’apparecchio. “Di corsa, e niente storie.” Adesso il predatore, l’animale feroce, era tornato, e la femmina canina seppe che non era il caso di contraddirlo.

“Ecco, non è il Ritz, ma dovrebbe consentirle dei sonni comodi,” disse Keith, terminando di preparare il lettino che aveva messo accanto a quello di Light.
Akuo annuì. “Considerando che anche Tsuki ha il suo futon, a casa, questa sarà un’interessante novità per lei. Se non è un problema, prima di sera vorrei andare con lei a comprare un po’ di carta. Tsuki adora impegnare il suo tempo libero col giardinaggio o l’ikebana.”
Keith ridacchiò. “Non solo non è un problema, ma io e Light vi accompagneremo volentieri.”
Akuo fece un inchino. “Siete da poco tornati dal lavoro, e anzi, vi stiamo tenendo svegli—“
“Sciocchezze,” la interruppe lui. “Se mi sono fatto tre notti in bianco di fila in attesa di un bersaglio nel mezzo di Baghdad, posso anche stare sveglio per mia sorella. E poi,” le fece l’occhiolino, “sono sicuro che Light, sotto quella scorza da duro, sta già pensando a come conquistarla…”
La porta si aprì in quel momento, e Light e Tsuki entrarono di fretta. L’espressione sul volto del lupo lasciò adito a ben pochi dubbi. “Abbiamo un problema, Keith,” disse infatti Light, prima di riferire parola per parola quei frammenti di conversazione che aveva casualmente udito. “E c’è dell’altro: ho fatto in tempo a capire che la persona alla radio stava parlando di quel Carl Copper…”
Keith si irrigidì.
A quel punto,Light disse, “E la voce alla radio non era umana. E stava comunicando usando le frequenze della Polizia.”

Stagione II
Episodio 13
FIN
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.13: Dall'oriente con affetto

Post by valerio »

short update this time, but it's not over for the fans of Keith & Light :D
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.13: Dall'oriente con affetto

Post by lightwolf21 »

valerio wrote:short update this time, but it's not over for the fans of Keith & Light :D
You've got that "write" Valerio. :D Oh, the wit. -_-;
Why do I get the feeling you already had this planned, before you offered it as a b-day gift? Not that I mind, of course. You write with Keith and Light quite well. :D :D :D
Heh. Look at that... I started an actual Housepets! fan-fic.
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.13: Dall'oriente con affetto

Post by valerio »

lightwolf21 wrote:
valerio wrote:short update this time, but it's not over for the fans of Keith & Light :D
You've got that "write" Valerio. :D Oh, the wit. -_-;
Why do I get the feeling you already had this planned, before you offered it as a b-day gift? Not that I mind, of course. You write with Keith and Light quite well. :D :D :D
the general plot was planned and noted. But I wanted to have Keith & Light involved somehow, and this is the perfect occasion! :D :D
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.13: Dall'oriente con affetto

Post by IceKitsune »

Oh boy I can't wait to see what happens next Valerio. I wonder who it was on the other end of the radio this will be very interesting. :mrgreen:
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Barkeron
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Re: Housepets! La serie-S.II Ep.13: Dall'oriente con affetto

Post by Barkeron »

IceKitsune wrote: I wonder who it was on the other end of the radio this will be very interesting. :mrgreen:
Yeah, indeed.
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