Housepets! La serie-S.III Ep. 4-Giorno di Visita

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valerio
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Housepets! La serie-S.III Ep. 4-Giorno di Visita

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HOUSEPETS! LA SERIE
Stagione III
Episodio 4 – Giorno di Visita
Di VALERIO

Studio Legale Warreck & Verde. Torre 4, Livello 10, Terrace High

Daniel G. Warreck chiuse il fascicolo del suo secondo cliente di Terrace High. “Molto bene, Adam,” disse al giovane di colore seduto dall’altra parte del tavolo. “Da questo momento lei non deve più preoccuparsi di niente, gestiremo la cosa noi. Non parli con la parte avversa, non parli soprattutto con i loro avvocati. Niente interviste, niente pubbliche dichiarazioni…”
“Veramente,” tentò di dire Adam Male, “non è che la stampa abbia fatto la fila, salvo un tizio del Daily Facts…”
“Parleremo noi, con loro. E’ un caso facile, e a nostro sostegno abbiamo Volant e Piper come testimoni, le telecamere della Sicurezza…”
“E le loro accuse di brutalità? Bill e Tod dicono di avere subito—“
Daniel sollevò la mano. “Adam, niente paura. Per quanto sia curioso che due balordi come quelli abbiano un avvocato di lusso, il loro meglio sono le chiacchiere. Noi abbiamo una montagna di solide prove. Vinceremo in un giorno.”
Adam non condivideva affatto la serenità di quell’uomo, ma cosa poteva fare? Costringerlo ad avere paura?
E poi, Adam non era spaventato per il processo in sé… Semplicemente, non voleva che il povero Volant subisse altri stress per colpa di quei due farabutti di Bill e Tod!
Il giovane artista si alzò in piedi e diede la mano al suo avvocato. “È il nostro primo processo, Signor—“
“Daniel.”
“Daniel. Quindi, aspettatevi che vi riempia di domande ogni santo giorno.”
L’avvocato strinse la mano al suo cliente. “Non dimentichi ‘a qualunque ora’. È per questo che c’è il numero di telefono, sul mio biglietto. Buona giornata.”
Adam gli rivolse un saluto imbarazzato, ed uscì dallo studio.
Non vide Daniel corrugare la fronte. Non lo udì dire, con aria preoccupata, “Spero che questa cosa non si riveli troppo grossa, Mel.”
Un attimo dopo, nella stanza entrò la familiare figura della socia dello studio: Melissa Verde. “Paura?”
“Per Volant. Quel Bill è una nullità dalla lingua lunga, eppure aveva il numero di un principe del foro. Gli hanno pagato la cauzione, ed ora tiene un basso profilo. Chi vorrebbe proteggere un tipo come lui?”
“Me l’ero chiesto, e ho contattato Janet Masterson,” disse Melissa. “È il Capo della Sicurezza alla Torre 2, ha lavorato alla polizia di Babylon Gardens, ed è stata una detective privata specializzata in casi concernenti animali domestici. Magari può aiutarci a scovare qualche informazione.”
Daniel annuì. “Per fortuna che vivere a Terrace High non ti costringe ad andare in città. Parlerò con il giudice perché questo caso venga messo il più in cima possibile alla lista. Prima ne usciamo, prima dormiamo tutti in pace.”
O così sperava... “Ma dov’è Butch?”
Melissa bevve un sorso della tazza di caffè che reggeva in mano. “Drake ha preso lui, la mia carta di credito, e si sono diretti al ‘Cloverleaf’.”
A Daniel ci volle un minuto buono per realizzare. “Perché il tuo gatto vorrebbe portare il mio cane al negozio di moda per animali?”
Altro sorso. “Non voglio saperlo. Comunque, non ti preoccupare: offro io. È la prima volta che Drake si mette all’opera per Butch, e sono troppo curiosa per sapere cosa verrà fuori, per dirgli di no.”
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Cloverleaf [Fashion Suits Fur!], Torre 5, Livello 13

“So che sei là dentro, rognoso, quindi vieni fuori e fatti vedere.”
Invece, dal camerino emersero due mani coperte di pelo castano striato di bianco e nero. Con gesti secchi, nel linguaggio dei segni, dissero, ‘Vieni dentro TU! Mi vergogno!’
Il gatto persiano scosse la testa. “Arrivo, povero cocchino.”
La cabina era abbastanza grande per farci entrare Samson, ma anche Butch non scherzava, quanto a dimensioni. Drake osservò il boxer continuare ad aggiustarsi un gilet nero e a guardarsi nello specchio con aria perplessa. Quando il gatto entrò, il cane muto usò le mani per dire ‘Mi sento stupido’
“Ti credo,” sbuffò Drake. “Con solo quello addosso, sembri Pippo senza pantaloni dopo quattro chiacchiere con Cassius Clay.”
‘Chi?’
Stavolta fu il gatto a fissarlo con stupore. “Per essere uno con un simile fisico, fai domande ben strane, caro il mio linguacorta.”
Butch esalò un sospiro. Ormai sapeva com’era il suo amico… ‘E cosa debbo indossare?’
“Potrei dirti che qualunque straccetto ti migliorerebbe, ma adesso tu sei il figlio di un avvocato di lusso, non la proprietà di uno spiantato studentello o di un galoppino. Devi indossare qualcosa all’altezza del tuo rango… Hmm, lo ammetto, forse l’abbigliamento fa troppo manichino. Hai provato gli addobbi?” Con lo sguardo, Drake indicò i braccialetti e i collari in fila sul comodino.
Butch arrossì. Le sue mani dissero ‘…ragazza.’
“Se intendi dire che sembreresti una femmina, non sarà così terribile, visto che già ti comporti come una scolaretta. Se hai paura di non attirarne nessuna…” Drake prese uno spruzzatore di profumo e ne atomizzò un po’ sul sedere del boxer. Il povero Butch fece la faccia di un cane uggiolante, poi si massaggiò l’area come se l’avessero presa a calci. Mostrava una smorfia ostile e zannuta preoccupante.
Drake ghignava come lo Stregatto. “Su, su, vedrai che ci farai l’abitudine. Se vorrai offrirti per un’annusata, mica potrai odorare come se fossi appena stato al bagno, no? E poi le femmine adorano questo profumo…” Il gatto diede un’occhiata alla confezione di cristallo. “Almeno così dice l’etichetta.”
“Sì, quelle di dubbia reputazione,” disse una nuova voce dietro di loro. Butch si coprì le parti basse come se avesse appena scoperto la propria nudità.
La voce, curiosamente roca e bassa per una creaturina di quella stazza, apparteneva ad un Carlino. Sporgeva solo la testa rotonda nel camerino, fissando i due animali con quei suoi occhi uno verde ed uno azzurro. Il cane entrò un attimo dopo. “L’educazione mi imporrebbe di dirvi che vi ho udito senza volere, ma la verità è che siete voi a volervi fare sentire. E visto che parlate di moda, mi sembra solo giusto aiutarvi a non fare una figuraccia da randagi di campagna nella grande città. No, no, non ringraziatemi, vi prego, è così imbarazzante.”
“Tu lo conosci?” chiese Drake a Butch, che si strinse nelle spalle e scosse la testa. Allo stesso tempo, il Carlino stava frugando fra le ‘prime scelte’ del gatto, commentandole in termini molto poco educati…
“Scusa, ma tu chi sei?” chiese Drake, picchiettando il piccolo cane sulla spalla. Un secondo dopo, un braccialetto volò ad appendersi sul suo muso.
Il Carlino si voltò, appoggiandosi orgogliosamente una mano al petto. “Linus è il mio nome, e dello stile sono il maestro! E voi, entità inferiori, siete appena stati baciati con passione da madama fortuna, perché farò di entrambi dei damerini. E al prezzo di una colazione da Tiffany’s!”
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Direzione Amministrazione Condominiale. Il Fulcrum, Torre 1, Livello 38

“Mi aveva fatto chiamare, Signore?”
Reimund Gottschalk sollevò per un attimo lo sguardo dalla scrivania. “Ah, Signor Cabana. Entri, sarò da lei in un attimo.”
Thomas Cabana non aveva idea del perché il gran capo in persona lo volesse da lui. Il personale osservava una rigida gerarchia, e se ci fosse stato un problema, avrebbe dovuto essere, be’…considerevole, per usare un eufemismo, al punto da saltare l’ufficio del personale.
Thomas cominciò a vagliare la sua seppur breve carriera presso la ragioneria dell’Amministrazione condominiale. Era stato assunto per il suo eccellente curriculum, trenta anni presso una delle società della LifeTech, lealtà ampiamente comprovata, onesto. In un’epoca dove gli impiegati oltre una certa anzianità di lavoro venivano rimpiazzati dai meno costosi giovani, o dagli stranieri, Thomas era quasi una mosca bianca…
Ecco cos’era! I pensieri dell’uomo cominciarono ad andare alla deriva nel mare del panico. Trent’anni, e non aveva mai fatto niente per andare oltre la qualifica di ragioniere! Sempre a volare basso, sempre ad evitare indebite attenzioni…ma anche quelle che lo avrebbero portato verso una promozione!
Per questo, era finito nei guai, no? Il suo stipendio non saliva, ma il costo della vita sì! E anche il lavoro di traduttrice di sua moglie non andava bene. Alla fine, avevano dovuto vendere la casa, ma se anche avevano abbastanza per comprare un appartamento piccolo, come avrebbero fatto con gli animali? Il programma speciale di Gottschalk per le famiglie ed i single con animali era stato una vera manna dal cielo…ma se Thomas avesse perso il lavoro, il programma non gli avrebbe pagato le bollette, o la spesa…
“…benissimo,” stava dicendo R.R. Il povero Thomas sobbalzò. “Chiedo scusa..?”
“Ho detto che il suo lavoro va benissimo, Signor Cabana. Non l’ho chiamata per delle misure disciplinari, si rilassi.”
Il cuore riprese a battere.
Reimund annuì. “Lei è al corrente del recente attento al Gardens Grand Mall.” Quella non era una domanda, era il più importante fatto di cronaca locale in quel tranquillo angolo della Contea.
Thomas prese un fazzoletto dalla tasca e si terse la fronte –pessima abitudine, sua moglie usava acqua bollente e candeggina pura, per pulirli. “Uh, certo, Signore.” Un’autobomba della mafia russa, regalino di Natale in anticipo ai collaboratori dell’FBI, proprio durante gli ultimi giorni di shopping. Due umani morti, uno ferito, e un animale reso orfano in un momento., oltre ai consistenti danni e allo spavento inflitto ai residenti di Babylon Gardens, che tutto credevano tranne di trovarsi coinvolti in una faida criminale!
Thomas aveva passato momenti carichi di angoscia, pensando che solo il giorno prima era stato al Mall insieme a T.J. per gli ultimi acquisti, l’ultimo Natale nella vecchia casa. Solo un giorno. Se fosse successo qualcosa al suo cane, ne sarebbe morto… “Perché me lo chiede, Signore?”
Reimund annuì, le mani giunte sulla scrivania. “Lei conosce il Lucky Charm Grove for the Abandoned and the Ferals?”
Thomas si terse di nuovo la fronte “Uh, sì.” Certo che conosceva il LCG, era ‘solo’ il più importante rifugio della Contea, il primo e l’unico nel suo genere. Grazie ad un’accurata campagna virale, e al trattamento unico dei suoi ospiti, la media delle adozioni era molto elevata. In più, il suo programma di pensionamento animali aveva già abbattuto il numero di abbandoni durante le festività…
“Il Charm, come lo chiamano,” continuò Gottschalk, “è in costante contatto con il rifugio comunale, in caso ci sia bisogno di ospitare degli animali che la struttura non può prendere a causa del sovrannumero o per prestare loro delle cure mediche particolari. In tale contesto, il Charm dispone di un database completo storico degli ospiti del rifugio comunale.
“Vede, Signor Cabana, uno degli animali coinvolti nell’attentato al GGM veniva dal rifugio comunale. Una femmina di labrador nera, per la precisione…”
Ma a quel punto, le parole del suo capo si persero come un rumore di sottofondo.
Thomas viveva da solo, a quell’epoca, insieme a sua figlia, dopo che la moglie li aveva lasciati. Thomas doveva lavorare e fare parecchi straordinari, dopo la battaglia legale che gli aveva consumato parecchi risparmi. Era andato a prendere T.J. al canile comunale tornando dal lavoro, per dare a Lucinda un compagno di giochi. Per fortuna, la scelta si era rivelata ideale, Lucinda e T.J. si erano dimostrati da subito inseparabili… Ma al canile, T.J. aveva una sorellina, e Thomas aveva sofferto terribilmente all’idea di separarli perché non aveva i soldi e lo spazio per gestire due cuccioli che, crescendo, avrebbero avuto il loro peso sul bilancio. Chiamatela deformazione professionale, ma Thomas era fin troppo bravo, coi conti. Sapeva pianificare le spese di un anno al centesimo, salvo imprevisti, e un cane era anche una voce di bilancio, come sua figlia, amore o no.
Thomas, ogni tanto, si chiedeva cosa ne fosse stato della sorellina di T.J…
“Ha ascoltato quanto le ho detto, Signor Cabana?”
Eep! Altra passata di fazzoletto. “Uh, io…no,” gracchiò. “Mi scusi, Signore.”
Reimund Gottschalk stava mostrando un fascicolo relativo a T.J. ed alla sua sorellina…ed alle pratiche di adozione che avevano portato lei…a Babylon Gardens.
“Dopo l’attentato, Martin Foster, proprietario del Charm, si è preoccupato di localizzare T.J., perché sua sorella potesse rivederlo. L’ho chiamata, signor Cabana, per dirle che le concedo un giorno di ferie per gestire questa felice riunione. Preferivo che lo sapesse da me, insieme alle mie congratulazioni,” tese la mano, “piuttosto che attraverso un anonimo comunicato dell’ufficio del personale. Faccia i miei auguri a T.J.”
Thomas fissava la mano tesa del capo come fosse stata una sacra reliquia – Reimund Radulph Gottschalk non dava mai la mano ad un suo dipendente, a meno che non fosse un collaboratore di altissimo rango, oppure davvero fidato.
Thomas strinse la mano, che scomparve in quella dell’uomo che con i suoi due metri di altezza torreggiava su di lui.
“I suoi ospiti saranno qui per l’ora di pranzo. Credo quindi che abbia tutto il tempo per prepararsi. Buona giornata.”
Thomas sorrise felice -oh, lo sarebbe stata sì! Non vedeva l’ora di dire tutto a T.J!
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valerio
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Re: Housepets! La serie-S.III Ep. 4-Giorno di Visita

Post by valerio »

GAK! >_< all this time, and a short update!
Will do better, next time! Promise!
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lightwolf21
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Re: Housepets! La serie-S.III Ep. 4-Giorno di Visita

Post by lightwolf21 »

Double post...double post... jk
heh. Don't worry about it Valerio...I'm sure everyone is happy there's an update, regardless of length. X3
If the translator is working, it seems that Daisy has a (biological) brother named T.J.? that belongs to the accountant.
Heh. Look at that... I started an actual Housepets! fan-fic.
https://www.housepetscomic.com/forums/v ... 70#p131370
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IceKitsune
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Re: Housepets! La serie-S.III Ep. 4-Giorno di Visita

Post by IceKitsune »

Yay update! I liked this one Valerio. Linus showing up at the store was funny. And Daisy being T.J.s biological sister is a very interesting twist. I can't wait for more Valerio. :mrgreen: Don't worry about the length Val as lightwolf said I'm just happy there was an update. :D
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valerio
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Re: Housepets! La serie-S.III Ep. 4-Giorno di Visita

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2.
Cloverleaf [Fashion Suits Fur!], Torre 5, Livello 13, Terrace High

“Allora? Non sembri un vero principino, adesso?”
Guardandosi allo specchio, Butch aveva difficoltà a riconoscersi: il collare verde aveva lasciato posto a uno bianco con una singola banda verde frontale. La vecchia medaglietta era stata sostituita con la replica di una bilancia, simbolo della giustizia. Un paio di occhiali scuri conferivano al volto un’aria meno bambocciona, più misteriosa. Le generose applicazioni di borotalco e i colpi di spazzola lucidante avevano finito il lavoro.
Alla domanda di Linus, Butch il Boxer gonfiò il petto e si mise in posa plastica davanti allo specchio, sfoggiando un sorriso da superstar. Se avesse potuto parlare, avrebbe sicuramente detto, “Oh, yeah!” Si sentiva più muscoloso, persino!
Il terzo animale presente nella cabina era il gatto persiano Drake. Non sembrava convinto di un dettaglio di quella trasformazione. “Occhiali scuri? Già il bietolone è muto, non è esagerato nascondere anche gli occhi?”
Linus lanciò le braccia al cielo. “E il Fattore Fico dove lo metti, eh?!” Guardò Drake con sospetto, poi gli si avvicinò fino a potergli piantare un dito nel petto. “I gatti sono fichi, hanno il fattore fico nel sangue, si muovono e sono fichi, dormono e sono fichi. Il loro sguardo è fico. Hanno l’arma più fichissima del mondo, le fusa. Portano con fichissima dignità qualunque straccetto, dietro ogni grande stilista c’è un gatto! E tu non sai applicare il tuo Fattore Fico al tuo amico? Ma sei un gatto?”
Drake non sapeva se quel soldo di cacio lo stesse prendendo in giro o facendogli i complimenti, ma decise che lo avrebbe ucciso dopo, nel caso…
Linus usò le braccia per indicare Butch da capo a piedi. “Quando cammina per strada, deve sembrare quello in gamba, non un povero Bambi carino in attesa del fucile del perfido cacciatore! Deve incutere ammirazione, non pietà! Un’occhiata distratta si deve trasformare in un solido pensiero: ‘Hmm, chi è quel bel fustacchione?’. E poi deve avere l’odore giusto, quel qual cosina di delicato che ogni naso decente associa ad un cane pulito e ben tenuto, non ad un disperato che si mette addosso un cartello che dice ‘datemi retta!’. Di’ la verità, coso,” chiese, guardando Butch fissamente, le mani ben piantate contro i fianchi. “In quanti ti hanno filato, da quando sei qui?”
Timidamente, Butch unì indice e pollice a cerchio.
“Tss, lo supponevo! Bello mio, il prossimo passo del programma sarà insegnarti a muoverti come si deve. Guardati lì, tutto ingobbito nel tuo metaforico guscio. E dire che per un attimo il tuo fattore fico era persino venuto fuori. Entro la fine della giornata, dovrai avere attirato l’attenzione delle signorine ed esserti messo nel carnet qualche numero di telefono. Un cane senza amici è peggio di una barzelletta politica a un funerale. A proposito, ce l’hai il carnet?”
Butch scosse la testa con decisione, non osando neppure mimare la domanda, ‘Cos’è un carnet?’
Linus si piantò il palmo sulla faccia. “Un’agenda. Santa Brigida, devo insegnarvi tutto? Gatto, questo lo metti tutto sul conto. Ora tira fuori la plastica e paga la merce. Mi devi ancora una colazione da Tiffany’s!”
Uscendo dalla cabina, Drake chiese a Linus, “Davvero dietro ogni grande stilista..?”
“Dior, Gucci, Armani, Versace, Valentino…controlla pure. Solo Dolce & Gabbana hanno due cani, e si vede: sono pacchiani!”
---
Casa Cabana, Torre 3, Livello 27, Appartamento 277

Di tutti i nuovi residenti di Terrace High, erano i componenti di questo gruppo ad avere da subito stretto una solida amicizia. Qualcuno aveva cominciato a chiamarli ‘Il Circolo della Tre’.
Complice il maltempo e le generose nevicate, Alandra e Kwesi Garcia, Tsuki Miyugi, T.J e Zane Cabana, Tegan Jackson ed Errol Berkowitz si riunivano regolarmente, a turno, in casa di uno di loro, sempre nella Torre 3.
Errol era stato l’ultimo ad aggiungersi, ma il ‘Circolo’ non se l’era sentita di escluderlo, e poi Alandra garantiva per lui. E Alandra e Kwesi erano stati i catalizzatori che avevano unito questi nuovi amici…
“Latte e panini in arrivo, marmaglia!” tuonò il vocione dell’unico membro del gruppo che non risiedeva nella Torre 3, ma nella Cinque.
Samson Watkins emerse dalla cucina reggendo in mano un vassoio carico in modo preoccupante di panini dolci, bicchieri di plastica e un contenitore da due galloni di latte intero. Tutta quella roba avrebbe spezzato la schiena a una persona normale, ma il titanico, muscoloso San Bernardo avrebbe potuto portare un carico ben maggiore. “Sentirete che roba, nessuno ha mai resistito alle mie merendine!” Si mise davanti al gruppo, radunato sopra e sotto il divano della TV, e posò il vassoio a terra. Quindi, si accoccolò davanti allo schermo.
Subito, Tegan si acciambellò contro il ventre di lui come contro un gigantesco cuscino vivente. Facendo le fusa, si mise in modo da farsi abbracciare completamente. Samson la leccò un paio di volte dietro le orecchie.
“DDDAAAAWWW!!” fu la corale osservazione dei presenti, inclusa la topolina Saga, che aveva eletto la testa di Samson a propria dimora.
Tegan arrossì e, ridacchiando, cercò di nascondersi ancor di più dentro la pelliccia di Samson. Anche il cane divenne di un bel color peperone. “E smettetela, gelosi.”
Io lo sono,” disse Zane, il gatto, seduto a terra affianco a T.J. “Ti sei presa la più bella pupa del palazzo. La seconda in classifica,” indicò Kwesi e Alandra, seduti insieme al centro del divano, “se l’è presa lui! Dovrei imparare a farmi piacere i cani anch’io, magari una chance ce l’avrei!”
Alandra ridacchiò e si chinò a dare una grattatina alla testa del gatto castano dagli occhi blu. “Su, io e Kwesi siamo davvero solo amici, quindi se ti giochi bene le tue carte...querido…” E gli strizzò l’occhio.
“Posso baciarti? Ow! Chi mi ha schiaffeggiato?” Spostò lo sguardo su T.J, ma il labrador era intento a mangiare un panino alla crema di cioccolata bianca. Tsuki? Sembrava una statua, mentre osservava lo schermo ancora spento, ma era anche una dai riflessi fulminei…
“Sono stato io,” disse Errol. La lontra se ne stava sdraiata a pancia in giù sul divano, proprio dietro Zane. “È modo di comportarsi, con una femmina? Vergogna! *Tsk* Dove sono finiti i tempi in cui ci si struggeva per un amore, il corteggiamento, l’attesa?” Emise un sospiro teatrale struggente.
Alandra gli picchiettò sulla testa con le nocche. “Ma se la prima cosa che hai fatto, quando ci siamo visti, è stata di chiedermi se volevo sposarti!”
Mais oui, ma cher. C’era tutto, in quella richiesta: mi struggevo per te, ti ho corteggiato, ho atteso la tua risposta. Ma sono tempi veloci, bisogna fare in fretta. Chiunque può chiederti di baciarti, petits. Io lo faccio con stile. E a proposito… Monsieur Zane?”
Il gatto voltò di nuovo la testa verso la lontra. “Sì?” Chiese con tono leggermente irritato. Per quanto quel tizio fosse buffo, erano lì per vedersi l’ultimo film di Krypto. Quello che rendeva il DVD particolarmente intrigante era che il suo contenuto speciale: un teaser sul prossimo, con un nuovo eroe: un altro supercane, di nome Spot…
---
In Casa Sandwich, a Babylon Gardens, all’improvviso la quiete della giornata fu interrotta da un lungo ululato familiare.
“GRAAAAAAAAPE!”
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Non terminò quel pensiero! Errol afferrò saldamente il volto di Zane, e gli piantò un bacio passionale sulla bocca!
La stanza piombò in un silenzio allucinato!
Quando finalmente la lontra lasciò il gatto, si schioccò le labbra. “Hmm, tonno. Non male, anche se preferisco i gamberetti. Ci diamo appuntamento al Fish’n’Chips, stasera?”
Dopo essersi ricomposta la mascella, Alandra disse, “Ah…tu non…” Stava cercando un modo educato per dire, ‘Ma non stavi corteggiando me?’
Errol scosse la testa, con un’espressione come di disapprovazione. “Tut tut, petits. Io cerco una seconda metà al di fuori del santo matrimonio, ma se limitassi le mie scelte al mondo femminile sarebbe noioso! Sono una lontra, mica una foca monaca. L’hai capita, eh? Nudge nudge, Wink wink!” e, ridacchiando, diede di gomito alla povera gatta che aveva ancora la pelliccia della schiena dritta per lo choc.
In quel momento, prima che Zane optasse per il linciaggio, udirono tutti la porta aprirsi. Un attimo dopo, arrivò Thomas J. Cabana, tutto trafelato. “T.J! Ah, ci sei, meno male! Temevo di doverti cercare al Parco, e con il ginocchio che mi ritrovo…”
T.J e Zane si alzarono in piedi. “È successo qualcosa?” chiese il gatto, felice comunque di cambiare argomento, sperando di avere smesso di arrossire. Era la prima volta in assoluto che Papà tornava a casa prima, dal lavoro. Lui era capace di prendere a calci i raffreddori e le polmoniti, pur di andare al lavoro con la regolarità di un inglese.
Thomas annuì. Si avvicinò a T.J senza neanche salutare gli altri –lui che non mancava mai di dire buongiorno ad un ospite. Si mise su un ginocchio, quello che non protestava per i reumatismi, ed afferrò il cane per le spalle. “Non indovinerai mai chi ci viene a fare visita, bello!”
T.J sbatté gli occhi un paio di volte. “Uh-hn?”
“Tua sorella! Tua sorella, figliolo! Abita a Babylon Gardens, adesso si chiama Daisy, e sta venendo a trovarti! Non sei contento? Sta bene!”
A quel punto, tutti si erano dimenticati dell’exploit di Errol. Un altro evento abbastanza infrequente, per non dire raro, era che le famiglie di animali separate fin dalla giovane età potessero ritrovarsi. Anche quello era un argomento che si preferiva non toccare, fra gli animali domestici. Forse era anche per questo che si tendeva a fare amicizia più che fra gli esseri umani: crescere senza i genitori, senza i fratelli e le sorelle, in molti alimentava l’impulso di creare un nuovo nucleo familiare…
“Mia…sorella..?” mormorò T.J. “Lei…è qui?”
“Sarà qui fra un’ora. Andremo insieme a pranzo fuori, e passerà qua anche la notte. Sei contento, tesoro?” E abbracciò forte il cane, accarezzandogli ripetutamente la schiena. “È viva e sta bene, sono così felice per te!”
Finalmente T.J si scosse abbastanza per ricambiare la stretta del suo Papà. Poi lo lasciò e si lasciò stringere in un grande abbraccio di gruppo dagli altri animali. “È viva! Daisy…si chiama Daisy! La mia sorellina Daisy!”
“Facciamo così,” disse Alandra. “Adesso tu passi quanto più tempo possibile con tua sorella, poi ci presenti a lei, che ne dici?”
Il labrador, che in un primo momento avrebbe voluto dire loro di restare, per poterli presentare da subito, alla fine annuì. “Sì…sì… Avete ragione, faremo così.” Non si era mai sentito così in subbuglio, non riusciva a pensare coerentemente. Era come se finalmente si fosse accorto che c’era qualcuno che rispondeva alle preghiere!
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Uffici della Sicurezza della Torre 2, Livello 1

Non importava quanto sicuri potessero essere, sulla carta e nei fatti. Nessun cellulare che non fosse quello fornito dalla LifeTech era ammesso, e solo pochissimi nomi registrati nel database potevano essere presenti nella rubrica elettronica. Del resto, una guardia che perdesse il suo tempo a chiacchierare sul lavoro era una guardia che non teneva al proprio posto…
Janet Masterson, responsabile della Sicurezza per la Torre 2, sapeva che solo una persona poteva chiamarla sull’orario di lavoro. E in nome dei vecchi tempi, lei poteva permettersi di rispondere.
“Martin. Direi ‘che piacevole sorpresa’, ma lo sai che non sono una bugiarda.”
“Meglio disturbarti nell’ora di pausa?” Cioè, quando lei dedicava dieci minuti ai panini e cinquanta a lunghe, tenere coccole con il cane. La risposta sarebbe stata, in tale caso, sulla scala dei megatoni, amicizia o no.
“Che specie?”
“Cane. Femmina. Incrocio Pitbull/Dalmata. Summer Tipcian, qualche volta chiamata ‘Tipsy’. Ha studiato all’Accademia del Corpo Cinofilo di Avocado City, California Meridionale, prima di essere radiata con disonore per abuso di sostanze psicotrope. Ho inviato alla tua casella e-mail tutti i dati, inclusa la cartella della sorella, Spring, che ha studiato presso la stessa accademia, ma con ottimi risultati. Nel trasferirsi, la famiglia ha coperto ogni sua traccia della vecchia vita, e ho bisogno di sapere se fra i tuoi vecchi contatti, c’è qualcuno che possa essermi di aiuto. Vorrei sbrigare questa cosa in fretta.”
“Ti costerà qualcosa, Martin. Dovrò fare questo lavoro nel tempo libero, e non ne ho più tanto come vorrei.”
“Sai che i soldi non sono un problema. Richiamami quando sarai pronta.”
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Ingresso Laterale Torre 3

Volant superò la piazzetta, non senza prima avere lanciato un’occhiata incuriosita al labrador e al gatto castano che stavano davanti al cancello con uno sguardo come se stessero aspettando Babbo Natale. Cos’avranno poi, da essere felici?
Il Rhodesian Ridgeback scosse la testa e continuò a correre. Fin quando lo lasciavano in pace, lui non si sarebbe immischia—
“Bella piuma!”
Per un attimo, Volant ebbe un tremendo flashback! Bill! Bill era tornato per tormentarlo, Adam aveva mentito e aveva permesso che quell’umano malvagio tornasse a perseguitarlo—
“Se credi di avere visto un fantasma, cocco, mi dispiace di deluderti,” disse la voce. Volant guardò verso la strada. No, non veniva da lì.
Veniva dall’alto…ed era un po’ gracchiante? “Piper..?”
E quando, finalmente, lo sguardo del cane si posò sull’albero vicino, vide…un corvo.
L’uccello si portò un’ala alla testa in saluto. “Ciao a te, bello. Io sono Nevermore, ma Never puoi chiamarmi. Come la butta?”
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Re: Housepets! La serie-S.III Ep. 4-Giorno di Visita

Post by lightwolf21 »

Animal fashions, eh? This is starting to border on the furry...well, at least if they didn't already have talking anthros, anyway. -_-'
Heh. Look at that... I started an actual Housepets! fan-fic.
https://www.housepetscomic.com/forums/v ... 70#p131370
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Post by valerio »

lightwolf21 wrote:Animal fashions, eh? This is starting to border on the furry...well, at least if they didn't already have talking anthros, anyway. -_-'
heh, considering that already we have pet fashion in our world... ;)
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Re: Housepets! La serie-S.III Ep. 4-Giorno di Visita

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Another great Chapter Valerio! I can't wait for Daisy to show up thats going to be fun. Yay at Nevermore showing up at the end there I like him its always good to see more of him! :D I can't wait for what happens next Valerio! :mrgreen:
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Challenger01
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Re: Housepets! La serie-S.III Ep. 4-Giorno di Visita

Post by Challenger01 »

Lots of loving this chapter, and lots of cute images coming to mind :D Great chapter Val! As always, can't wait for the next one!
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I'm going to go to a Furry Convention wearing a shirt that says "I'm a Furry. All I do I Pawrty" Please tell me you get that joke.
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Private Elliot
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Re: Housepets! La serie-S.III Ep. 4-Giorno di Visita

Post by Private Elliot »

Aww Tegan snuggling with Samson so cute
Woo for the update that I thought I missed but I didn't!
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Challenger01
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Re: Housepets! La serie-S.III Ep. 4-Giorno di Visita

Post by Challenger01 »

Oh Elliot, you know you liked it :P
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I'm going to go to a Furry Convention wearing a shirt that says "I'm a Furry. All I do I Pawrty" Please tell me you get that joke.
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Private Elliot
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Re: Housepets! La serie-S.III Ep. 4-Giorno di Visita

Post by Private Elliot »

Challenger01 wrote:Oh Elliot, you know you liked it :P
Curse you.

:)
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valerio
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Re: Housepets! La serie-S.III Ep. 4-Giorno di Visita

Post by valerio »

3.
Ingresso Laterale Torre 3, Terrace High

C’era modo e modo di dare una notizia.
Fino a venti minuti fa, il Labrador nero T.J. Cabana e il suo convivente Zane erano comodamente spaparanzati a casa loro, davanti alla televisione, pronti per vedere un film in compagnia della ‘banda’. Un modo divertente di passare il pomeriggio insieme, mentre fuori l’inverno bussava inutilmente alle finestre…
E invece, all’improvviso, era arrivato Papà, mentre avrebbe dovuto essere in ufficio, e aveva detto qualcosa che T.J stentava ancora a comprendere, anche mentre osservava la macchina arrivare, fermarsi davanti al cancello.
Una parte di T.J diceva che non poteva essere vero, che era una specie di scherzo. Papà si era sbagliato, sì.
Come poteva avere ritrovato la sua sorellina? Lei era rimasta al canile comunale, chissà dov’era finita, ammesso che qualcuno di buon cuore l’avesse presa con se?
A Babylon Gardens, ecco dov’era finita. Proprio a due passi da qui. Si chiamava Daisy, adesso…
La porta della macchina si aprì.
“Coraggio, bello,” disse Zane, stringendogli la spalla. “È il tuo momento. Ti invidio tantissimo.”
Gli animali separati da piccoli raramente si rivedevano. Oddio, chissà com’era diventata, lo avrebbe riconosciuto?
Lui avrebbe riconosciuto lei?
Ed eccola che usciva.
E Thomas Jefferson Jakes Cabana riconobbe sua sorella. Una goccia d’acqua, nonostante gli anni. Due bellissimi occhi gialli, un collare dello stesso colore da cui pendeva una margherita. “Daisy…” sussurrò. Poi, urlando a squarciagola il suo nome, corse verso sua sorella. “Daisydaisydaisydaisy! Oddio sorellina sei viva e stai bene!!” Afferrò la gemella e la sollevò da terra, prima di tempestarla di baci. “Oddio, sei, sei… Daisy?”
Lei continuava a guardarlo con un sorriso pieno di denti bianchissimi, luminoso contrasto col nero del suo manto. Non aveva detto ancora una parola.
T.J, tenendola per le spalle, la guardò preoccupato. “Daisy, non mi riconosci? Sono io. Ti ricordi? Il nostro gioco con il libro, quello che ti piaceva tanto: tu facevi sempre ‘Ciao, sono Daisy!’. E mi chiamavi sempre—“
“Morty,” disse lei. Gli accarezzò piano il muso. “Tu eri Mortimer il terribile. Ciao, sono Daisy!” E stavolta fu Daisy che lo abbracciò con una forza insospettata! “Mi eri mancato così tanto, fratellone! Mi sono sempre sentita così sola, ogni giorno ho pregato di rivederti. Ogni giorno, parlavo come Daisy, sperando di tenere unito quel nostro legame. Perché ricordavo…ricordavo solo che anche a te piaceva tanto giocare al Canto della Foresta, e…”

Dall’atrio della Torre, il gruppo composto da Samson, Saga e Tegan, Alandra e Kwesi, e la lontra Errol, osservò la femmina scoppiare a piangere fra le braccia di T.J.
“Ahh, che stereotipo!” sussurrò Errol. Stavolta fu lui a beccarsi uno scapaccione dietro la nuca. Ma preferì non dire nulla, visto che a darglielo era stato quel titanico cane che avrebbe potuto fargli saltare la testa con un altro colpo.
“È la cosa più tenera che abbia mai visto,” disse il San Bernardo. Stringendo a sé Tegan con un braccio. “Io almeno so che fine ha fatto mio fratello.”
“Davvero?” chiese la gatta. “E dove sta?”
“Vi dispiace?” Li interruppe Saga, con i gomiti appoggiati sul cranio di Samson, il mento fermo fra i palmi. “Sto cercando di godermi un po’ di dolcezza, qui.”
“Stanno arrivando!” esclamò Kwesi. “Via tutti!” Patti chiari. T.J e Daisy avrebbero passato un po’ di tempo insieme, da soli, com’era giusto, poi ci sarebbero state le presentazioni.
Al richiamo del Basenji, tutti fecero per precipitarsi verso l’ascensore…finendo, invece, con l’inciampare l’uno nell’altro con un rumore di ossa sparpagliate.
Quando la porta si aprì, la famiglia Cabana si trovò di fronte ad un mucchio disordinato di pelliccia che emetteva dei lamenti di dolore.
“Err, salve, dolcezza?” disse Errol, emergendo da sotto il mucchio. Tese la zampa in saluto.
Subito Zane si mise fra lui e Daisy. “Non ci provare! Non dire niente! Non pensare! Te ne devo ancora una.”
La lontra non sembrava scoraggiata. “Allora, facciamo stasera alle otto?”
Zane quasi si strappò via la faccia con la mano. “Tu. Non. Sei. Normale!”
“’Schietto’ è il termine adatto. Comunque, posso almeno salutare questa bellissima fanciulla?” Errol si alzò in piedi e fece un inchino cavalleresco, dando il proprio nome. “Enchante, Daisy.”
“Piacere mio,” rispose lei, scodinzolando.
T.J roteò gli occhi. “Va bene, va bene, potete venire anche voi altri! Ma niente buffonate.”
“YAY!”
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La Rosa del Salice Area Ristorazione Torre 2, Livello 15

“Mi sembrava che si fosse parlato di Tiffany’s,” disse Linus, guardandosi intorno. “Ma facciamo finta che ‘sta bettola sia ugualmente decente, va’!”
“Primo,” disse Drake, che condivideva il tavolo insieme a lui e Butch. “Sei mio ospite a sbafo, quindi vedi di andarci piano con le critiche, o ti faccio servire dei croccantini scaduti. Secondo, non sarà un ristorante di lusso, ma la cucina di qui è decisamente migliore. Terzo, non intendo sperperare i soldi di Mamma.”
“Va bene, va bene, mica c’è bisogno di scaldarsi così.” Linus prese una confezione di grissini torinesi e l’aprì. Il pane aveva un profumo delizioso, roba fresca, ma gli piaceva di più il cibo sgranocchiabile. “E tu, via gli occhiali. A tavola è concesso di essere carino. Gli occhiali scuri li portano i servizi segreti e i tamarri.”
Butch arrossì e si tolse gli occhiali, per poi infilarli nella custodia che teneva appesa al collo. Era complicato, essere fico…
“Allora, siamo pronti per ordinare?” disse la voce del cameriere.
Un cameriere di razza, letteralmente: un maschio di husky, con i classici colori nero e bianco, e una marcata mascherina che contornava gli occhi di un azzurro così chiaro da sembrare bianchi. Non era proprio robusto, anzi, un po’ mingherlino per gli standard, ma la sua voce era musicale, allegra. Indossava un bel grembiule bianco con il logo del ristorante: una rosa bianca che spuntava fra i rami di un salice. Fra le mani reggeva il blocchetto degli ordini in carta copiativa e una biro.
Linus roteò gli occhi per l’ennesima volta. Rischiava che gli cadessero. “Isaac, quante volte ti avrò detto di lavorare sul tuo accento italiano? Sembri un emigrato siciliano di Ellis Island, mentre i titolari sono bolognesi!”
Il cane fece spallucce. “Siciliani, Bolognesi, fa differenza? Sempre Italiani sono, paisà!” rispose Isaac con un’allegra scodinzolata.
“Sì, e tu lo immagini un texano che viene considerato alla pari di uno di Chicago?”
“Ouch. Scusa, capo, farò di meglio. Ma i padroni adorano Un Posto al Sole, e sento solo parlare in dialetto del sud. Allora, cosa volete mangiare?”
“Una cosa semplice: tre spaghetti al pomodoro e basilico, e tre fiorentine. Mi raccomando, che muggiscano. Tiramisù per chiudere. Da bere, acqua frizzantina. E ora smamma, su, su, che papà ha ancora da fare con questi bifolchi.”
“Agli ordini, dottò!” Isaac terminò di scrivere e andò a consegnare le ordinazioni.
Butch fece muovere rapidamente le mani. A Linus, Drake chiese, “Come mai ti intendi così tanto di moda e stile?”
Il Carlino sgranocchiò un altro grissino. “Papà Robert è un attore, ha una vera fissa per l’abbigliamento. Papà Oliver conosce i migliori stilisti. Ogni tanto siamo invitati alle sfilate e agli eventi culturali. Ammetto che gli umani hanno strani concetti di gusto, quando si tratta di alta moda, ma loro due hanno imparato abbastanza per mettere su un’attività di consulenza stilistica. Se tutto va bene, i soldoni cominceranno ad arrivare presto. Teoricamente, anzi, non dovevamo neppure venire per forza qui, ma questo è il posto più di lusso che potevamo avere gratis. E non c’è niente di meglio di una buona impressione, con i futuri clienti… Be’, che avete da guardare, ora?” Il piccolo cane cominciò ad ispezionarsi freneticamente. “Sono sporco? Puzzo? Collare non lavato? Mi cade il pelo?”
Un rapido gesticolare da parte di Butch, che Drake tradusse in, “Come mai li chiami entrambi Papà?”
Toccò a Linus di rivolgere un’occhiata stranita agli altri due. “Forse perché sono sposati, quindi sono entrambi miei genitori? Mica posso chiamare ‘zio’ uno dei due, no? E smettetela di guardarmi come un esemplare raro. Quei due mi trattano come un principe, quindi non ho alcuna obiezione sulle loro abitudini private. Invece, te…” squadrò Drake con disappunto. “Tch, ma chi ti fa la pelliccia? Oppure sei lo stuoino con su scritto ‘benvenuto’? Avrai bisogno di una sistematica, felino, o farai scappare i clienti.”
Drake sembrava un toro Miura pronto alla carica. “Aspetta un momento, sacchetto di—“
Altro grissino. “Pensa piuttosto a come sdebitarti, caro. Il conto qui si allunga… Hmm, arriva la pappa!”
---
Uscito dall’ascensore, il gruppo si diresse verso il segmento 3-2 della Skyline Main, il condotto di cristallo che univa le aree commerciali dei grattacieli in una passeggiata spettacolare.
“…e invece, mio fratello so dov’è,” stava dicendo Samson. “Vive e lavora in Italia, al Corpo Nazionale di Soccorso Alpino. Nessuno ne ha tirati fuori dalla neve come Hercules!”
“Dal nome, si direbbe un altro gigante,” disse Daisy, tenendosi stretta a T.J. Per quanto lo riguardava, il fratello era felice che i suoi amici fossero con loro, alla fine. Lo aiutavano a smaltire la tensione. Fosse dipeso da lui, avrebbe passato il tempo a guardare Daisy.
“Oh, no! Hercules è il mio fratello minore, ed è più…normale, come anche i fratellastri delle altre cucciolate. Io sono il gigante di famiglia, l’ho preso dai nonni!”
“Daisy, ti piace la musica?” chiese Zane, prima che il discorso deviasse sui fratelli e le sorelle di cui gli altri non sapevano più nulla
“Moltissimo! Quando ho vinto il concorso dei furetti Milton, con tutti quei soldi ci ho comprato un iPod e tante belle canzoni!”
“HAI VINTO DEI SOLDI?” chiese il gruppo in coro.
Daisy scodinzolò. “Sì! Un bel sacco di soldi, cioè tanti soldi messi in un grosso sacco, sapete come quelli delle banche nei cartoni. Tutte banconote da cento. La Mamma è contenta, dice che con quei fondi potrà sempre fare in modo che non mi manchi nulla.”
“Ti ho già detto che sei meravigliosa?” fece Errol…che questa volta schivò rapidamente il ceffone di Zane.
Daisy si fermò. “Mi ero dimenticata di farti vedere una cosa, Morty!” Prese la borsetta che sua madre le aveva dato prima, e ne estrasse un tablet. “Queste sono le foto-simbolo di Babylon Gardens. Pensate, le prime cucciolate che non vengono separate, nel nostro vicinato! Mi hanno fatto tanto pensare a noi due.” Accese l’apparecchio, e fece apparire la prima foto: Una felicissima Grape Jelly Sandwich, sdraiata in un letto tutto nuovo, degno di un umano, coperta da quattro gattini di diversi colori, mentre Peanut Butter teneva il quinto in braccio, un gattino che curiosamente aveva gli stessi colori del ‘padre’.
“Questi sono Mizar e Alcor,” disse poi Daisy, mostrando la seconda foto, quella di un gatto ed una femmina di pastore tedesco, entrambi completamente bianchi, intenti a giocare con due cuccioli canini pure bianchi, ma con una striscia nera sulla schiena.
“E questa è Sasha, con Bino e il piccolo Bosco Byron.” Sasha si era fatta riprendere mentre allattava, con la testa reclinata sul grembo di Bino. L’espressione di lei era pura gioia di vivere, mentre il solitamente irritabile Bino le accarezzava la testa senza neppure badare alla fotocamera.
Tutt’e tre le foto erano parte di altrettante cartoline natalizie. Quella della famiglia Sandwich, su fondo blu stellato, mostrava un festone rosso con su scritto ‘Buon Natale ed un Prospero Anno Nuovo’. Quella della famiglia Foster, bianco neve con fiocchi argento, diceva, ‘Sia Gioiosa la Vita di Ogni Famiglia, Buon Anno!’. I Byron avevano optato per uno sfondo rosa caramella con un motivo di rose e la dicitura ‘Buon Natale e Pace in Terra alle Creature di Buona Volontà’.
Non c’era bisogno di chiedere ai presenti se piacessero. Quelle immagini familiari erano la cosa più dolce che avessero mai visto. “Oddio, li adotterei tutti,” disse Tegan, con le lacrime agli occhi. Alandra annuì. “Voglio assolutamente incontrarli…” Quante volte aveva fantasticato di avere una nidiata tutta sua, con quel matto di Antonio..?
“Cielo, sono così piccini…” Samson non aveva che occhi per quella creaturina fra le braccia di Peanut.. “Puoi farcene avere una copia, Daisy?”
La labrador mise il tablet nella borsetta. “Certo! Basta che le chiediate al Lucky Charm Grove, sono cartoline per beneficenza. Costano solo…ma dove vanno?”
Alla vista del gruppo che si era messo compatto a correre come altrettanti rinoceronti felici, Zane rispose, “Al più vicino internet point. Credo che abbiano appena scoperto come investire la paghetta di Natale.”
---
Victoria’s Park

“Non hai un tantino freddo?” chiese il corvo, appollaiato sulla panchina accanto al Rhodesian Ridgeback vestito solo di una bianca e del collare dello stesso colore. Per conto suo, l’uccello aveva le piume completamente arruffate, sembrava una palla nera.
Volant fece spallucce. “Heh, no. Ci sono abituato. Credo che la mia vita sotto un tetto si posa contare sì e no in un paio di anni, in tutto. E neanche passati con lo stesso umano.”
“Oh. Mi dispiace. Una mia amica ha passato anche lei un certo periodo in strada, però anche a lei le cose sono andate bene.”
“Chi era?” chiese Volant. Adam, il suo umano, avrebbe trovato davvero singolare quel comportamento così…remissivo, se non amichevole con quel perfetto sconosciuto. Ma era anche vero, pensò Volant, che Adam non sapeva proprio un bel niente di lui. E lui non gli avrebbe detto niente, non gli avrebbe offerto il fianco.
“Una gatta. Tipetto scontroso, ma un cuore d’oro. Sta con un cane. Coppia simpatica. Con quanti umani hai convissuto?”
Volant esalò un lungo respiro che si trasformò in una fitta nuvoletta. “Tre. Due di loro mi hanno tradito, il terzo…non lo so. Credo che lo farà, insomma, gli umani sono così. Fin quando decidono che le cose vanno bene, sono rose e fiori, poi ti sbattono via come una scarpa vecchia. Ma tu, Never, come mai sei così interessato agli affari miei?” chiese con un improvviso ritorno di fiamma della familiare ostilità. “Da dove vieni? Perché non stai con i tuoi ‘amici’?” Riuscì a pronunciare quell’ultima parola come fosse un insulto.
Nevermore non si scompose: gli avevano sparato, i ferali avevano fatto quasi un boccone di lui una volta, e quella Grape gli aveva talmente torto il collo che ancora oggi aveva gli incubi sull’essersi trasformato in una giraffa… Questo moccioso, piuttosto che fargli paura, gli metteva addosso un non so ché di triste. Era come se dietro quella maschera ci fosse un cucciolo smarrito che implorava aiuto… “Vengo da Babylon Gardens. Un vecchio amico mi aveva chiesto di vegliare su quella coppia di cui ti dicevo prima, ma adesso non ne hanno più bisogno: hanno così tante guardie del corpo che credo che potrebbero tenere testa ad una divisione di fanteria. Mi annoiavo, e così sono volato qui. Dici che hanno bisogno di una mascotte, da queste parti?”
“Pare che ce ne sia già una, uno scoiattolo o roba del genere. Potrei offrirti qualcosa da mangiare, se vuoi. Adam mi rompe le scatole in continuazione con quel suo ‘fatti un amico’; potrei portargli uno zombie e mi direbbe ‘bravo’ mentre viene mangiato vivo.”
Never chinò la testa di lato, sbattendo gli occhietti. “Mister, tu sei strano forte. Non so se trovarti interessante o sinistro ma nel dubbio opto per la prima. Sono troppo affamato per sbatterti in faccia una critica.”
Volant si diede una pacca sulla spalla. “Salta su, allora. Ma se la Sicurezza non ti vuole, sono affari tuoi.”
Never saltò sulla spalla del cane. “Come si dice, ‘tentar non nuoce’. Coraggio, Alice, portami nella tana del Bianconiglio. E, senti, come mai quella piuma? Portafortuna?”
Volant si avviò verso la sua Torre. “Un ricordo, di un buon amico, un corvo come te…”
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Re: Housepets! La serie-S.III Ep. 4-Giorno di Visita

Post by lightwolf21 »

Yay! Daisy! I was hoping she'd get in there somewhere. And those Christmas greeting card photos are to die for... X3 So adorable.
Heh. Look at that... I started an actual Housepets! fan-fic.
https://www.housepetscomic.com/forums/v ... 70#p131370
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Re: Housepets! La serie-S.III Ep. 4-Giorno di Visita

Post by IceKitsune »

Another great update Valerio! Light is right the Christmas Cards photos sound so cute I wish I could have some. And Yay it looks like Never will be sticking around! :D The group running off to get the cards after Daisy show them the pictures was funny. :lol: I can't wait for more Valerio! :mrgreen:
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Re: Housepets! La serie-S.III Ep. 4-Giorno di Visita

Post by valerio »

4.
Ristorante La Rosa del Salice Area Ristorazione Torre 2, Livello 15, Terrace High

“Quindi i vostri genitori sono avvocati, eh? Bene, bene.” Linus finì di pulire il piatto degli spaghetti con un pezzo di pane. “I miei hanno bisogno giustappunto di un appoggio legale per tutelare la loro attività. Ve li manderò su entro domani al massimo. Avete un biglietto da visita.?”
Fulmineamente, una zampa canina ed una felina porsero un biglietto.
Linus li prese entrambi. “Troppo generosi. Ora, veniamo all’argomento pupe.”
In quel momento, arrivò Isaac, che prima tolse i piatti fondi, poi servì tre bistecche grigliate al sangue. Butch e Drake sfoggiarono un’inquietante espressione da lupi affamati. E mentre si udirono i suoni di tagliole all’opera, con schizzi grandguignoleschi, Linus lavorò la sua bistecca con coltello e forchetta come fossero stati gli strumenti di un chirurgo. Aveva un’espressione leggermente disgustata. “Forse è meglio integrare la lezione con un capitolo sulle buone maniere a tavola. Pensi di corteggiare una femmina civilizzata o una lupa? Dicono che ai Gardens vada di moda.”
Butch non poteva parlare, a causa di un difetto genetico, ma di sicuro sapeva ruttare. Le sue mani dissero qualcosa che Drake, come sempre, tradusse – a bocca piena – in “Scusa. È tanto che non ne mangiavo una.”
Linus pensò che avrebbe avuto bisogno di uno –no, due bagni, per pulirsi da quel pranzo. Ew! “Non è una scusa. Una dama a tavola è la prima prova che distingue l’animale domestico dal selvaggio, caro il mio Butch, altrimenti andate a caccia. Comunque, questa lezione è facile, basta che tu faccia esattamente il contrario di quello che stai facendo ora, e sei a posto… Ma, dicevo, ora, il problema pupe: ho tenuto un po’ il conto dei presenti, e le scelte sono un po’ limitate. Potresti giocarti la carta della simpatia con le nuove, ma l’unica femmina è quella regina dei ghiacci giapponese, le altre sono tutte gatte. Ti senti un po’ gattaro? Guarda che dicono che bacino mooolto bene.”
Butch scosse veementemente la testa –insomma, non era che l’idea di per sé lo ripugnasse, ma non era ancora così disperato!
“Hmm..” Un pensoso Linus incrociò le braccia. “Hai una sola chance, amico mio. Io ti posso dare lezioni di stile, ma c’è una sola creatura, si vocifera, capace di introdurti nel magico mondo delle conquiste, ed è…” il suo volto si illuminò all’improvviso. “Proprio quella lì!”

“Io ne ho prese dodici!” Disse Samson. “Tre per ogni tipo. Tre le tengo io e le altre le mando ai familiari!”
“Io ventuno,” disse Errol, tutto tronfio. “Le dame andranno in brodo di giuggiole, presto sarò troppo occupato a tenere a bada le richieste di matrimonio!”
“Io solo tre, ma non vedo l’ora che arrivino!” fece Alandra. “Voglio farle incorniciare e appenderle alla parete in camera mia. *Squeeee!*”
Tegan sospirò come una scolaretta, gli occhi sognanti. “Io dico che appena Elliot vede quella bianca, manda i suoi pregiudizi nel cestino dei rifiuti. Anche se quella blu è sicuramente la più tenera. Cinque gattini morbidi e coccolosi!”
“Ehilà, gente,” disse un ragazzo, avvicinandosi al gruppo. “Si festeggia qualcosa? Tutti insieme? Prego, seguitemi.”
“Mi raccomando, Andrea,” disse Errol. “Non ci propinare le vostre solite sbobbe. Oggi è un grande evento!” La lontra indicò Daisy. “La vedi quella? È la sorellina perduta del nostro T.J, ed oggi è la prima volta che si rivedono dopo quattro lunghi anni, quindi voglio solo il meglio. Offro io.”
Andrea fece tanto d’occhi, e per poco non fece l’inchino. “Se sapevo che veniva la fine del mondo, andavo dal notaio. Accomodatevi, il tavolo migliore è libero.” Li guidò verso un lungo tavolo accanto alla finestra panoramica.
Mentre il gruppo si sedeva, Andrea fece cenno all’husky cameriere. “Issac!” Appena il cane lo raggiunse, gli disse, “Ci penso io ai tuoi tavoli. Tu stai dietro ai nostri ospiti speciali, chiaro?”
Isaac fece un cenno di saluto militare, tutto marziale. “Agli ordini, boss! Allora, che ne dite di un antipasto di affettati, facciamo una bella scelta per tutte le specie presenti, sì? Il nostro carpaccio di pesce spada è inimitabile. Poi una bella tagliatella al ragù per tutti, la pasta la facciamo noi. A seguire polpette di carne e di pesce e chiudiamo con torta sbrisolona! Qualcuno ha un’idea migliore? No? Bene, porto subito pane e acqua. Allora, qual è l’occasione? Deve essere grossa, se paga Errol.”
T.J riuscì a smettere di sbavare abbastanza per spiegare come stavano le cose. Isaac prese ad agitare freneticamente la sua coda ricurva. “Hai ritrovato tua sorella?! Il dolce lo offre la casa, allora!” E detto ciò, si allontanò fischiettando.
“Non sapevo che avessi così tanti soldi, Errol,” disse Zane. “Grazie a nome di tutti, davvero.”
La lontra fece un cenno di noncuranza con la mano. “Nahh, sto solo cercando di guadagnarmi favori. Prima o poi, qualcuno di voi bellocci vorrà ricambiare!” Appoggiò i gomiti al tavolo e con un ghignetto malandrino agitò ripetutamente le sopracciglia.
Riuscì nell’impresa di fare arrossire tutti i presenti. “Purché respirino, eh?” disse Saga.
“Mia cara, si vive una volta sola…” Poi la sua espressione si fece più seria, mentre parlava ai due fratelli. “Scherzi a parte, Papà può essere in rotta con i suoi, ma ha il suo bel gruzzoletto, e mi ha dato una carta di credito, a patto che la usi senza sperperare i soldi. E l’occasione di oggi mi sembra tutto tranne che uno sperpero. Congratulazioni, voi due: sono sinceramente felice per voi.”
T.J e Daisy arrossirono. “Sei un tesoro, Errol,” disse lei, per poi scendere dalla sedia ed andare a dare un bacetto sulla guancia della lontra. “Questo te lo sei meritato.”
Errol fece una faccia angelica. “A cena io e te, due candele e violini, baby?”
Daisy ridacchiò. “Sei buffo.”
La lontra sbatté la fronte contro la superficie del tavolo. “Le femmine sono crudeli,” disse, mentre un risolino si levava dalla tavolata. Isaac stava servendo pane e acqua.
“Che figura mi fai fare?” disse la voce roca di Linus. “Vado in giro a decantare le tue lodi di conquistatore, e ti fai trattare così da una femmina?”
La testa ancora piantata contro il tavolo, la lontra sussurrò, “Sshh! Sto cercando di impietosirla, botolo intrigante.” Poi Errol si rimise composto. Ai suoi amici disse, “Ragazzi, questo è Linus, re dello stile! Se volete suggerimenti di moda, è il vostro cane! Allora, cosa ci fai in questa bettola?”
Isaac ringhiò piano.
“Ci sono stato trascinato a forza, ma vedo che forse era destino. Vedi quel bietolone lì?” Indicò Butch, seduto a un tavolo più piccolo. Il boxer salutò con la mano.
“Ha bisogno di una lista di femmine disponibili. Canine. Puoi dargli una mano?”
Errol schioccò la lingua. “Virtualmente impegnato, eh? Peccato. Ma va bene, nanetto: domani ti farò sapere come sistemare il pupo. Almeno ha il look giusto. Begli occhiali, li hai scelti tu, immagino.”
“E chi altri? Beh, vi lascio al vostro pranzo. Ci si vede, Rolly!”
Diverse occhiate stranite si posarono sulla lontra, che per la prima volta arrossì di vergogna. “Lo odio. Perché sono suo amico? Lo odio.”
T.J prese la mano di Daisy nella propria. “Daisy, perché non vieni a vivere qui? Dico davvero, è un posto fantastico, c’è un parco enorme e praticamente tutto nostro! Per quanto sembri strano, ci sono più restrizioni a Babylon Garden che a Terrace High. Qui, per esempio, non vale la legge sul guinzaglio, e…e al ristorante ci vanno sia gli umani che gli animali! Non potresti venire a stare con me? Ti preeeego!”
“EDDAAAIIII!!” fecero gli altri, in coro.
Daisy ridacchiò. “Oh, Morty!” Abbracciò il fratello. “Io non chiederei di meglio, ma sono cresciuta ai Gardens, Mamma ha il lavoro e le sue conoscenze lì, io ho i miei amici… Però anche tu puoi venire a farmi visita quando vuoi, adesso che sai dove sono. Prometti che mi verrai a fare visita presto?”
T.J scodinzolò. “Non devi neanche chiederlo! A costo di venire a piedi! E comunque, ti chiamerò un sacco di volte sulla webcam, ci scambieremo e-mail…”
“Ma siete fratelli o innamorati, voi due?” fece Saga. “Lo avete visto o no che l’antipasto è servito?!”
E solo allora, i due si accorsero di avere di fronte un vero e proprio festino. E per ora, i fraterni scambi di affetto furono messi da parte…
---
Casa Male, Torre 5, Livello 18, Appartamento 188

“Si chiamava Belasko,” disse Volant.
“Bel nome,” disse Nevermore, intento sul panettone spezzettato che il Rhodesian Ridgeback gli aveva offerto. Hmm, adorava le uvette!
“Ero stato da poco abbandonato dal mio primo umano. I suoi nipoti lo avevano convinto che la mia presenza nuocesse alla sua salute, ma era una bugia.” Un tempo, Volant non riusciva neppure a pensare a quegli eventi, senza soffrire un’angoscia indescrivibile. Adesso era come una cicatrice nel suo cuore, dolorosa, ma non come quando era una ferita aperta… “Quell’umano adorava stare con me, non era mai stato male, mai. E invece lui ha creduto a loro…ma era solo una scusa per sbarazzarsi di me. Mi misero alla porta, così, senza neppure darmi la possibilità di andare in un’altra famiglia, o persino in uno di quegli orrendi rifugi. Mi hanno portato in macchina, lontano da casa, e lì mi hanno lasciato, in un bosco vicino ad una piazzola di emergenza.” Volant sospirò. Avrebbe voluto piangere, ma da tempo le lacrime per quel ricordo si erano esaurite.
Never rimase ad ascoltare, senza quasi respirare. Il ragazzo era teso come una molla, aveva un bisogno disperato di parlare, di condividere. Gli ricordava, a suo modo, quel simpaticone di Peanut, che aveva spesso bisogno di gestire meglio lo stress. Solo che nel caso di questo Volant, lo stress lo stava consumando di brutto…
“Mi lasciarono legato ad un albero, in modo che un predatore potesse uccidermi. Immagino che avessero pronta la scusa, a casa, dicendo che ero fuggito, cattivo Volant. Persi la voce a furia di chiamare aiuto, inutilmente…
“Fu durante quella notte stessa che Belasko arrivò. Fu lui a salvarmi, ad aprire il lucchetto del guinzaglio. Mi aiutò a trovare del cibo e mi guidò fino alla città. Non poté fare più di tanto, ma mi permise di sopravvivere. Si offrì anche di aiutarmi a tornare a casa, ma…non avevo più una casa a cui tornare. Così, mi fece da guida per le strade meno pericolose, dove trovare del…cibo dai migliori cassettoni dei rifiuti senza incappare in un branco di ferali…”
Volant afferrò una briciola di panettone, e se la rigirò fra le dita. “Poi sono arrivati Bill e Tod. Ho creduto, no, volevo credere che fossero le persone giuste, e per un po’ sembrava che le cose andassero bene…fino a quando…” usò la mano libera per spostare il ciuffo che copriva l’occhio destro, rivelando il bulbo rosso per l’acido che vi era stato versato.
Never stava per chiedere come mai, con simili esperienze, avesse trovato il coraggio di ricominciare con un umano, ma ebbe la netta impressione che se ne sarebbe pentito. Invece, chiese, “Cosa ne è stato di Belasko? Ti ha donato lui la penna?” Puntò il becco verso l’oggetto d’ebano plastificato.
Volant sfiorò il pendente con delicatezza, guardandolo con uno sguardo carico di triste nostalgia. “E’ tutto quello che mi rimane di lui. Un giorno…ero semplicemente troppo affamato per ricordarmi di seguire i suoi consigli sul come muovermi, e incappai in un branco di ferali mentre frugavo la spazzatura nel loro territorio. Sarei morto, se non fosse stato per Belasko. Che diede la sua vita al posto mio…” Volant serrò i denti con tanta forza da farli scricchiolare. “Era il mio solo amico, e per colpa mia…” All’improvviso, la sua espressione si fece esausta, come se avesse consumato tutte le sue energie nel tentativo di impedirsi di esplodere.
Volant si mise a sedere. “E questo è tutto. Ecco perché porto questa piuma. Non so neanche perché te l’ho detto…”
Nevermore si mise in posa plastica da vanitoso. “Forse perché sono bello, affascinante…e sono un corvaccio anch’io.” Fece l’occhiolino al cane. “Su, ragazzo mio.” Con un frullio d’ali si posò sulla spalla pelosa. “Tu hai seriamente bisogno di qualcuno con cui confidarti, non puoi tenerti tutto questo dolore come-come una specie di scrigno degli orrori. Okay, ci siamo appena conosciuti, e io non sono il tipo che dà appuntamenti così presto, ho il carnet pieno, però so ascoltare. Non è che devi spifferare tutto e subito, non siamo ad un interrogatorio, però potresti promettermi di parlare un po’ con me ogni tanto. Hm?” E in quell’occasione, Nevermore provò che un corvo sapeva fare gli occhi da cucciolo.
Volant ridacchiò. “Heh, ti ringrazio per l’offerta, ma ho già qualcuno con cui confidarmi. La vuoi sapere la cosa buffa? Anche lui mi ha salvato la vita, di recente, e senza neanche sapere chi fossi. Scusami, ma se dovessi mettere sul piatto chi è più importante, non sarebbe te. Anche se sei un corvo.”
A quelle parole, Never vacillò come se l’avessero colpito con una carabina. “Ah! Il mio vecchio cuore non può reggere un simile tradimento! Addio, mondo crudele!!” E si lasciò andare in grembo al cane. “Ow! La mia schiena: ma che hai, l’acciaio, sotto quella pelliccia? Allora, chi è il confidente del tuo cuore, fedifrago canino?”
“Voltati un po’ e lo vedrai, sbruffone!” disse una voce arrabbiata, che Volant riconobbe subito.
“Ehi, si parla del diavolo…” disse il cane, mentre Never si rimetteva in piedi. “Ciao, Piper.” Per quanto sembrasse quasi fredda la sua reazione, vederlo fare anche solo quella singola scodinzolata era, per chiunque lo conoscesse, un miracolo.
“Ciao, Piper,” ripeté l’Ara Militare appollaiato sul trespolo, scuotendo la testa, imitando alla perfezione la voce canina. “Non faccio in tempo a voltare lo sguardo che subito dai confidenza a qualcun altro. Va bene che al mondo ci sono i gattari, sono strambi ma carini…ma ho il sospetto che tu vada ben oltre. E con un corvo, poi! Uno spazzino con le ali, se mai se n’è visto uno!”
Never volò davanti al pappagallo, fino a mettersi faccia a faccia. “Senti chi parla, pavone domestico! Forse i tuoi trucchi possono impressionare i mocciosi alle feste, ma fuori di qui non sapresti nemmeno chiedere l’ora a qualcuno! Cosa ci troverà mai un bravo ragazzo come Volant in un dipinto ambulante come te!” E sottolineò la cosa becchettando ripetutamente il becco di Piper!
“Ow, tu sgorbio selvatico..!” Piper fece il gesto di arrotolarsi la manica della camicia. “Te lo faccio vedere io—“
In quel momento, Volant si intromise fra i due litiganti. “Ehi, voi due, basta!” Non sapeva dire se era più seccato o divertito: era la prima volta che qualcuno litigava per lui. “Piper, Nevermore è mio ospite, non stava facendo niente di male! Never, vedi di non esagerare, devo molto a Piper e sono pronto a chiamare la sicurezza se darai altri problemi, chiaro? Ora comportatevi come due creature civili. Forza!”
Gli occhi dei due uccelli mandarono lampi mentre, riluttantemente, si stringevano l’ala. “Scusami.” (Pavone vanesio! – Spazzino selvaggio!) Poi entrambi dissero a Volant, allo stesso tempo, con un gran sorriso, “Che si fa ora, amico?” E si ringhiarono a vicenda con eguale odio.
Volant fece spallucce. “Fate un po’ quello che volete, non sono la vostra bird-sitter. Basta che non roviniate niente, o dovrete preoccuparvi di me. Io vado a fare un pisolino.”
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Re: Housepets! La serie-S.III Ep. 4-Giorno di Visita

Post by lightwolf21 »

If you include all of the continuities of Valerio's series...it turns into this: http://tvtropes.org/pmwiki/pmwiki.php/M ... Characters
That's not to say it isn't a great series... ;3
Heh. Look at that... I started an actual Housepets! fan-fic.
https://www.housepetscomic.com/forums/v ... 70#p131370
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Post by valerio »

lightwolf21 wrote:If you include all of the continuities of Valerio's series...it turns into this: http://tvtropes.org/pmwiki/pmwiki.php/M ... Characters
That's not to say it isn't a great series... ;3
heh!
Old Marvel fan, you know...it rubbed off, I guess :lol:
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Post by 44R0NM10 »

Loved all the updates! Gotta say, I wasn't expecting such a great, sad past for Volant, but I liked how Nevermore and Piper socualised with each other.

Looking forward to the next update! :D
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Post by valerio »

44R0NM10 wrote:Loved all the updates! Gotta say, I wasn't expecting such a great, sad past for Volant, but I liked how Nevermore and Piper socualised with each other.

Looking forward to the next update! :D
Volant's past will be very important when the trial to Bill comes...
Well, 'socialized' is a big word...but for now, the good thing is that Volant has two friends to care for him.
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Re: Housepets! La serie-S.III Ep. 4-Giorno di Visita

Post by IceKitsune »

Another great update Valerio I love the interaction between Piper and Never. Volants past is very interesting I can't wait till that all comes into play. I can't wait for the next update Valerio. :mrgreen:
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Re: Housepets! La serie-S.III Ep. 4-Giorno di Visita

Post by Challenger01 »

Valerio, I have a few funny pics from this morning that you mind find fairly funny. :D
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I'm going to go to a Furry Convention wearing a shirt that says "I'm a Furry. All I do I Pawrty" Please tell me you get that joke.
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Re: Housepets! La serie-S.III Ep. 4-Giorno di Visita

Post by Challenger01 »

As promised, here they are... Valerio's Bakery and The sign I saw it on
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Re: Housepets! La serie-S.III Ep. 4-Giorno di Visita

Post by valerio »

Challenger01 wrote:As promised, here they are... Valerio's Bakery and The sign I saw it on
Hmm...bakery...
*shakes hands with Challenger* That made me LOL :lol: :lol: Thank you a lot!
Sorry for being late with updates, but as of recently I got a teeth abscess, and it's killing me. Hope I resolve this ASAP
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Re: Housepets! La serie-S.III Ep. 4-Giorno di Visita

Post by Challenger01 »

Yank the thing out! That'll do it! :P But I kid... anyway, if Valerio actually DID own a bakery, Samson would be carrying freight for sure. And take your time with the coming updates, if it hurts too much, just wait it out, I know I can wait out the update :D
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Re: Housepets! La serie-S.III Ep. 4-Giorno di Visita

Post by Private Elliot »

Challenger01 wrote:Yank the thing out! That'll do it! :P But I kid... anyway, if Valerio actually DID own a bakery, Samson would be carrying freight for sure. And take your time with the coming updates, if it hurts too much, just wait it out, I know I can wait out the update :D
If Samson was real, and if animals were like in the HP world, maybe.
andif"Sagan" didn't exist.
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Re: Housepets! La serie-S.III Ep. 4-Giorno di Visita

Post by Challenger01 »

Oh Elliot.... so naive, you haven't figured it out yet have you?
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Re: Housepets! La serie-S.III Ep. 4-Giorno di Visita

Post by lightwolf21 »

Challenger01 wrote:Oh Elliot.... so naive, you haven't figured it out yet have you?
Haven't figured what out yet...? That Samson is actually Elliot's Father. *cue soap opera 'reveal' music*
Heh. Look at that... I started an actual Housepets! fan-fic.
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Re: Housepets! La serie-S.III Ep. 4-Giorno di Visita

Post by Private Elliot »

lightwolf21 wrote:
Challenger01 wrote:Oh Elliot.... so naive, you haven't figured it out yet have you?
Haven't figured what out yet...? That Samson is actually Elliot's Father. *cue soap opera 'reveal' music*
HOLY FLYING PIZZA BOXES IN FLORIDA BATMAN! I KNEW IT!
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Re: Housepets! La serie-S.III Ep. 4-Giorno di Visita

Post by Challenger01 »

Well.... THAT, and the fact that the Sagan relationship isn't ACTUALLY going to last :P It was kinda obvious...
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Re: Housepets! La serie-S.III Ep. 4-Giorno di Visita

Post by Private Elliot »

Of course I knew it, I mean, DURR. Valerio said it himself.
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Re: Housepets! La serie-S.III Ep. 4-Giorno di Visita

Post by valerio »

To everyone: I'm truly sorry for this prolonged delay. It's only that I had crashed into a block, and now I'm ready to go on with the show. Also, these days at work have been really hectic and I hadn't even the chance to break for lunchtime... Anyway, thank you for your patience.

5.
Victoria’s Park, Terrace High

La neve cadeva in grossi fiocchi.
I piccoli mezzi spazzaneve si muovevano pigramente nel manto bianco, scavando un fossato con le loro pale.
Quando uno di tali mezzi passò sotto un albero in particolare, provocò la caduta di un cumulo di neve dai rami del sempreverde. Detta neve andò a creare una curiosa statua di uccello dall’espressione torva, appollaiata sul ramo più basso.
Nevermore si scrollò la neve di dosso con un verso seccato. “’Smamma o chiamo la Sicurezza’… Tss, stupido pavone vanesio!” Il corvo osservò la Torre 5, o meglio il livello dove stava Casa Male. Questo round l’aveva vinto Piper: che gli piacesse o no, Nevermore era un ferale. Aveva più o meno gli stessi diritti di una scarpa vecchia, in quel complesso condominiale. Il suo territorio era il parco, non le Torri. Quelle belle, comode, torri riscaldate…
*sigh* Ma cosa gli era venuto in mente, di lasciare Babylon Gardens? “Voglia di avventure, vecchio mio, ecco cosa. Conoscere facce nuove, spassarsela un po’, diversificare il menu. La stessa ragione per cui Rufus non ha faticato molto a convincerti a lasciare Luton County per Babylon Gardens…” Poi iniziò a fischiettare Leap of Faith dei Celtic Legends…
“Dicono che parlare da soli sia il primo sintomo della follia,” disse una voce vicina.
Never si voltò in quella direzione. “Salve a te, straniero,” disse allo scoiattolo, e si presentò… Notando che era la prima volta che vedeva uno scoiattolo con indosso un’uniforme da paggetto d’albergo. “Cos’è? Il tuo equivalente della muta invernale?”
Lo scoiattolo si toccò la giacchetta. “Oh, no… È che ci sono affezionato, tutto qui. E poi, sempre meglio che stare nudi, con ‘sto tempo. Nevermore, eh? Te lo sei dato da solo o i tuoi genitori avevano buon gusto in fatto di libri?”
Gli occhi del corvo si illuminarono. “Qualcuno che capisce la buona cultura! Allora c’è speranza per questo alveare! Come ti chiami, nobile creatura dalla coda vaporosa?”
Lo scoiattolo fece un inchino. “William è il mio nome. E visto che conosco tutti gli angoli e anfratti segreti di questi palazzi, che ne dici del posto giusto dove fare il nido d’inverno? Il cibo lo metto io.”
---
Ristorante La Rosa del Salice Area Ristorazione Torre 2, Livello 15

“Salve a te, caso disperato. Io sono Errol.” La lontra tese la mano, che Butch strinse senza troppa convinzione. Per una volta tanto, non ebbe bisogno di gesticolare, i suoi occhi parlavano da soli.
“Ha!” esclamò Linus. “Lo sapevo che era un caso troppo interessante per fartelo sfuggire, Casanova.”
Errol squadrò il Boxer con aria pensosa, picchiettandosi il naso. “Hmm, sì, in effetti sei merce buona, giovanotto. Un po’ troppo buona, a vedersi: qual è il problema? Eccesso di timidezza? Gay? Un passato oscuro da tenere nascosto…”
“E’ muto,” intervenne Drake, prima che quel treno di pensieri potesse deragliare in territorio ostile, a giudicare dalla crescente espressione scandalizzata di Butch. “Difetto di nascita. Incurabile. Ma rimane un bravo botolo, e con quelle mani saprebbe farti una buona critica dell’Odissea. Adora leggere, anche se va sull’impegnato. Adora la musica strumentale dalla classica alla moderna, ma non quelle porcherie chill-out. Se vuoi mandarlo in sollucchero, portalo a una qualunque galleria d’arte, ma ricordati di ammanettarlo, prima che entri: una volta ha tentato di rapire la Venere di Milo. Credo che volesse sposarla, ma almeno ha buon gusto. Oh, e piange ancora come un cucciolo al film del Viaggio di Laika.” E qui strizzò l’occhio alla lontra con fare complice. “Le pupe non possono non adorarlo.”
Butch guardò il Persiano come si fosse appena trovato di fronte ad un replicante. I suoi occhi espressero a sufficienza il suo sommo stupore…
Drake sbuffò. “Che c’è?! Primo, sono ancora tuo amico. Secondo, sono un po’ stufo di essere il tuo solo amico, è ora che metti quegli ormoni a buon uso. Terzo, sono un po’ stanco di essere il tuo solo traduttore! E fatti regalare un tablet, saprai scrivere su uno schermo, no?”
In risposta, Butch scese dalla sedia…ed andò ad abbracciare forte il gatto, accompagnando il gesto con lo strofinamento del pugno contro il capo felino.
“Gak! E vacci piano, versione buona di Shiva! Non voglio puzzare di cane, io!”
Errol stava riflettendo sulle qualità appena esposte della ‘merce’. Purtroppo, niente rischiava di essere frustrante come una chiacchierata a due in cui una poteva dire quello che voleva e l’altro poteva al massimo scarabocchiare qualcosa…
Però, a ben pensarci… “Hmm, adoro i personaggi ospiti,” disse enigmaticamente. E agli sguardi incuriositi di Butch, Drake e Linus, aggiunse, “Non so quanto possa andar bene in termini di ‘relazione’, ma se vuoi cominciare a fare amicizia con il gentilsesso, so chi fa per te. Troviamoci allo zoo, domani. Linus, tu lo accompagnerai. Ti voglio da solo, quindi portati un blocchetto grosso e molte matite. Au revoir, mon cher, ho un corteggiamento in corso. E ricorda,” qui rivolse al Boxer un occhiolino da conquistatore. “Se pensassi di cambiare regime, sono disponibile.”
Linus si diede una manata sulla faccia. “Lascia stare, Butch,” disse al povero cane che minacciava di prendere fuoco. “Gli piace fare lo spiritoso. Comunque, non ti preoccupare: se ha detto che può trovarti un’amica, un’amica ti troverà. Il suo soprannome dovrebbe essere ‘Killer’, se capisci cosa intendo..? No? Come non detto.”
Butch gesticolò verso Drake. Aveva una faccia tutta contrita. ‘Mi dispiace che tu non possa venire.’
Il gatto gli diede un pugnetto sul braccio. “Pensa a goderti la vita. Basta fare i monaci, okay? Anno nuovo, vita nuova, e tutte quelle belle cose.”

“Cosa fate, per divertirvi?” Chiese Daisy, quando il dessert fu servito. Torta Sbrisolona, come Isaac aveva promesso…accompagnata da una generosa dose di crema all’arancia. A suo merito, la labrador fu l’unica a restare indifferente alle fette di dolce guarnite. Gli altri sembravano persi nell’estasi mistica, come se non avessero mangiato, fino a quel punto.
Senza sollevare lo sguardo dai piatti, ognuno rispose nell’ordine.
“TV.” (T.J)
“Lettura di libri.” (Tegan e Alandra, che in quel momento avevano in mente solo dei ricettari)
“Videogiochi.” (Kwesi, che aveva da poco scoperto le gioie del massacro catartico con God of War e Bayonetta)
“Giochi da tavolo.” (Errol, che aveva una fortuna sospetta e adorava perdere apposta con i potenziali compagni per far bella figura. Confondeva molto il gioco.)
“Musica.” (Zane)
“Origami.” (Tsuki. Nessuno commentò, per timore di gravi lesioni personali.)
“Palestra!” disse con entusiasmo Samson. Fu subito sommerso da una pioggia di panini tirati con forza!
Poi le belve cominciarono ad aggredire le loro porzioni. I clienti vicini si chiesero se stessero mangiando un dolce o sventrando un cervo. Daisy, la forchetta in mano, stava riflettendo con gli occhi rivolti al soffitto. “Che noia, però…” lei proprio non era il tipo da attività fra le mura domestiche. I suoi genitori pensavano spesso di usarla insieme ad una dinamo per dare corrente alla casa. Era talmente impaziente di stare fuori casa, che a Natale selezionava i migliori rifiuti del dopo-banchetto per farne dono ai ferali del bosco vicino…
Poi il familiare sorriso zannuto tornò ad illuminarle il volto. Affondò la forchetta nella torta nel momento in cui una zampa stava per afferrarla, strappando un guaito di dolore. “Ci sono! Guerra di Neve!”
Questo attirò l’attenzione generale. “Che fu?” chiese Kwesi, già temendo la risposta. “Vuoi dire…battaglia a palle di neve?” Lui non ci si era mai e poi mai abituato. La neve era fredda, sgradevole, nascondeva tutte le schifezze su cui si potesse mettere piede, ed era…fredda! Perché fosse divertente tirarsela addosso, doveva ancora capirlo!
Daisy scosse la testa con forza. “No, sciocchino! Guerra di Neve! L’ha inventata Bino.” Prese il suo piatto, si versò torta e crema in bocca in un sol boccone e masticando disse, “Andiamo a prendere le sciarpe, ve lo spiego strada facendo. A proposito, c’è un negozio di souvenir militari, da queste parti?”
Tutti si scambiarono un’occhiata molto preoccupata, a questo punto…
Errol non migliorò le cose, dicendo con entusiasmo, “A dire il vero, sì! Da Rommel!”
---
Rommel’s Want of War, Torre 5, Livello 6

Considerando che la maggior parte del gruppo, cioè tutti tranne uno, aveva appena traslocato a Terrace High, nessuno aveva ancora imparato a memoria la lista degli esercizi commerciali del Pentagono.
Chiamare ‘negozio di souvenir militari’ questo esercizio in particolare, era come chiamare il Louvre un ‘mercatino delle pulci’.
“Cavolicchi,” disse Kwesi. Ne aveva visti di suk, di bazar, di mercati di ogni genere, e i mercanti di armi esponevano la roba più assortita ricavata dalle più disparate campagne dei paesi vicini… “Non credevo che si potesse vendere questa roba.”
Le vetrine interne esponevano archi, frecce, pugnali, alabarde, uniformi, cannoni, mitragliatrici, bombe a mano, lanciarazzi, bandiere… Tutte le epoche della violenza umana e animale erano esposte in un museo commerciale che occupava quasi l’intero livello.
“Non credevo che si potesse possedere così tanta roba,” disse Alandra. Tutte quelle armi sembravano nuove di zecca, anche se per le più semplici, i cartellini indicavano che erano autentici reperti datati anche 3.000 ani fa! Non sorprendeva, comunque, che quella roba fosse rimasta lì. I prezzi erano a dir poco esorbitanti. La clientela doveva essere molto selezionata…
Alandra pensò che un signore della droga, a Chicano, avrebbe potuto iniziare una guerra con tutti i crismi, comprandosi questa roba…
“La famiglia di Papà ha lavorato duro per mettere su questa collezione,” disse una voce, seguita un attimo dopo dal suo proprietario…una volpe. Una volpe rossa dagli intensi occhi gialli e le pupille a fessura. Portava un monocolo e indossava un giubbotto nero da cui pendeva una catenina d’orologio d’oro. Si muoveva con grande signorilità. “Benvenuti, stranieri: io sono Edward Rommel. Chiamatemi Eddie.” Fece un perfetto saluto militare. “Sono l’erede, il proprietario e vostro umile venditore. In che posso servirvi?”
Errol indicò le vetrine che esponevano gli elmetti americani e quelli tedeschi. “Ci puoi servire con quelli. Vogliamo coprire le nostre illustri teste per una disfida che deciderà le sorti di questo gruppo. Tu noleggi ancora le attrezzature, vero?” Dal collare, tirò fuori la carta di credito.
Rommel incrociò le braccia dietro la schiena, e guardò il gruppo con aria sospettosa. Tutti gli risposero con un sorriso splendente.
La volpe si mise un paio di occhiali da sole per ripararsi dall’improvviso bagliore. “Quello che vedete qui, signori, non ha prezzo…almeno per dei sacchi di pulci della vostra schiatta. Non si tratta di giocattoli, io noleggio solo a clienti fidati impegnati in attente ricostruzioni storiche. La mia roba è apparsa su History Channel…cioè, quando ancora i programmi erano umani e non mescolavano gli UFO con la II Guerra Mondiale. Che cosa ci fareste, voi, con la mia preziosissima merce? A parte farla puzzare del vostro pelo?”
Daisy sollevò la mano. “Guerra di Neve!”
Rommel si tolse gli occhiali. Ghignava come un gattino di fronte al suo primo gomitolo. “Per voi, sconto di gruppo a patto che mi facciate girare delle riprese per il mio blog! E ci metto anche le uniformi!”
“Eddie!” disse una voce maschile dal bancone.
La volpe si voltò bruscamente. “E piantala, te!” quasi ruggì. “Bada o finisci a spazzare i cessi! Soci, tss, peggio di una piaga egizia!” Poi la belva feroce tornò tutto zucchero e miele, mentre si strofinava le zampe. “Allora? Abbiamo un accordo?”
---
Victoria’s Park

Poche regole, ma chiare.
Minimo due squadre, ed altrettanti fortini.
Un solo obiettivo: espugnazione.
E niente prigionieri!
Visto il numero dei partecipanti, le regole erano quelle di base.
“Okay, teppaglia,” disse Rommel, vestito come un cineoperatore del LUCE, riprendendo con una telecamera. “Non lesinate sulle munizioni: voglio vedere scorrere neve a tonnellate. Niente sassi od oggetti contundenti nascosti nei proiettili, niente ghiaccio. E squarterò personalmente il primo che mi rovina irreparabilmente una divisa, poi lo espongo come reperto di caccia delle tribù di Marubia del tardo II secolo a.C. Allora, siete pronti?”
Le squadre si fronteggiarono: gli americani a sinistra, composti da Tegan, Alandra, Kwesi, Zane e Daisy.
A Destra, l’Asse: Samson, T.J, Tsuki ed Errol.
“Molto stereotipato,” disse Tsuki, con indosso la sua uniforme dell’Esercito Imperiale, con tanto di spada da samurai.
“Combattere contro tre belle femmine!” sbottò la lontra all’indirizzo del caposquadra. “Ce l’avete con me perché sono canadese!”
“Veramente sei italiano, in questo gioco,” disse T.J. “Come siamo messi, a munizioni, piuttosto?”
Samson era stato esentato dall’indossare una divisa. Non esistevano ancora, soldati umani così robusti! Alla domanda dell’’ufficiale’ della Wermacht, il Sanbernardo si mise sull’attenti. “Munizioni pronte per l’uso, Signore!” E indicò con orgoglio una piccola montagna di palle di neve!
T.J deglutì. “Ah, niente male, soldato, niente male. Okay, gente.” Il labrador raccolse a sé gli altri come fossero stati giocatori di football nell’atto di discutere la strategia. “Noi siamo in minoranza, dobbiamo puntare sulla velocità di esecuzione e tenerli impegnati mentre Samson prepara l’arma segreta! Samson, quanto ti ci vorrà per realizzare il Mr. Grinch?”
La coda di Samson si agitò tutta. “Non più di dieci minuti,” sussurrò. “Sarà una bellezza!”
“Ci conto, soldato! Errol: tu devi occuparti di Zane. Lui è quello veloce; lo conosco, vorrà fare lo sbruffone e attaccare da solo. Tsuki, copri il fianco destro, io quello sinistro. Dobbiamo comunque costringerli a restare nel loro fortino, o Mr. Grinch non servirà a niente. Siete pronti?”

Sull’altro fronte, la squadra avversaria era impegnata in una consultazione altrettanto fitta. “La loro arma segreta è Samson,” disse Zane. “Ma sono sicuro che non lo useranno in un assalto frontale. E’ un bersaglio troppo facile, quindi lo terranno nelle retrovie mentre prepara qualche arma speciale. Perciò, tutto dipende da un assalto a tenaglia! Io li attaccherò frontalmente, Ali e Kwesi sul fianco sinistro, Tegan e Daisy sul destro. Li sommergeremo con il numero e la velocità di esecuzione. Cinque contro tre, sarà una passeggiata. Siete pronti?”
“Io dico che lo siamo,” disse una nuova voce.
Entrambi gli schieramenti si voltarono a guardare, e... “Wow!” esclamò Daisy, tutta eccitata. “Siete tanti!”
Rommel disse solo, “Mi sa che avrò bisogno di una troupe.” Aveva quasi le lacrime agli occhi, soprattutto alla prospettiva di tutti quei clienti...
“Paghiamo noi,” disse Gauss Gottschalk, che insieme alla sorella stava alla testa di quasi tutti gli animali che avevano appena migrato a Terrace High. “Ci annoiavamo,” aggiunse, con un ghigno.

(Next chapter, you know it...It means WAR! :lol: )
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lightwolf21
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Re: Housepets! La serie-S.III Ep. 4-Giorno di Visita

Post by lightwolf21 »

Leave it to pets to escalate a simple snowball fight into...this! :mrgreen:
Heh. Look at that... I started an actual Housepets! fan-fic.
https://www.housepetscomic.com/forums/v ... 70#p131370
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IceKitsune
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Re: Housepets! La serie-S.III Ep. 4-Giorno di Visita

Post by IceKitsune »

Yay! New chapter and its great as usual Valerio! I can't wait to see everyone in the Snowball Fight (or Snow War whatever it is) that is going to be so much fun. :mrgreen: I was wondering when Williamwas going to show up again I hope him and Never become good friends. I can't wait for the next chapter Valerio. :mrgreen:
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valerio
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Re: Housepets! La serie-S.III Ep. 4-Giorno di Visita

Post by valerio »

6.
Victoria’s Park, Terrace High

‘Guerra di Neve’ era un gioco nato a Babylon Gardens, un parto della fantasia di Bino Costner, Fondatore e Presidente del Club del Buon Cane. La GdN si teneva ogni anno, puntualmente, come parte della battaglia di palle di neve segreta del Club. Solo cani, tanta competizione ed adrenalina in allegria. Puro sfogo per quei giorni di tensione causata dai preparativi e dai riti familiari tipici del Natale.
Grazie a Daisy, la sorella del neoresidente T.J Cabana, la Guerra di Neve era stata appena importata nel più lussuoso complesso condominiale dello Stato, e un’area di 1,7 Chilometri quadrati era stata trasformata in un campo di battaglia con un solo scopo.
Rubare la bandiera posta al centro esatto del Parco.
E cinque squadre erano intenzionate a vincere, a qualunque costo. Una squadra per ogni Torre…

Il coniglio nero che rispondeva al nome di Shadow annusò attentamente la frizzante aria invernale, le orecchie ben tese alla ricerca del nemico. Indossava una specie di giubbotto come quelli usati nei giochi di lazertag. “Non credevo che avresti usato la magia, non è come barare?” chiese alla femmina di ratto disposta sulla sua spalla.
Chocolate mostrò un sorriso divertito, un’espressione rara quando si parlava dell’argomento ‘magia’. “King Wilson ha l’aiuto del fantasma di sua sorella. I fratelli Rozen sono supportati dallo spirito di Morrigan, la gatta che la Signora Rozen aveva prima di loro. Quindi, posso permettermi di fare un’eccezione, per quanto riguarda il ricorso al soprannaturale. E poi, non mi sarei persa questa Guerra di Neve per niente al mondo. E’ divertente.”
Shadow sbuffò, esalando una fitta nuvoletta. “Ci credo: te ne stai bella tranquilla sulle mie spalle, mentre sono io a dovermi guardare intorno. Non potresti fare levitare la bandiera fino nelle nostre mani, piuttosto?”
Chocolate scosse la testa. “Quello sarebbe barare.”
Il coniglio aggrottò la fronte. “E allora per cosa intendi usarla?”
“Buttati a terra…ora!” rispose il ratto. Shadow obbedì, nel momento in cui una grossa palla di neve passò sul punto dove era stata la sua testa. Poi il coniglio si rimise in piedi e corse verso i cespugli più vicini. “Credo di avere capito,” disse, ansimando.
Il meticcio pastore tedesco/husky Gauss ebbe voglia d’imprecare. Come aveva fatto quello stupido roditore a sentirlo?!
Ma non gli sarebbe andata altrettanto bene: il coniglio non aveva visto che Curie era già pronta dietro alle spalle della loro preda! E con quei cespugli non gli sarebbe stato tanto facile evitare il co—
Una palla di neve lo colpì in pieno sul giubbotto! Il sensore termico mandò contemporaneamente un sonoro lamento e un segnale alla direzione di gioco.
“Sei morto!” disse Il Lapphund Maximillian Rozen.
Il suono dell’inaspettata sconfitta del fratello distrasse Curie un attimo prima che lanciasse la sua palla di neve… E se ne beccò due! Curie Gottschalk imprecò in modo molto poco signorile, per una femmina del suo rango.
La meticcia Maine Coon/Norvegese, Elizabeth Rozen, diede il cinque al fantasma di Morrigan, che l’aveva guidata verso il bersaglio. Ora rimaneva solo da centrare… “Ciao, coniglietto!” disse all’indirizzo del povero Shadow. Poi si chinò a raccogliere della neve. “Aspetta che faccio una palla e ti centro, va bene? Ci metto un attimo.”
“Sì, sogna pure!” Shadow scappò via dal suo ‘nascondiglio’.
Max era già pronto, e quel roditore non aveva sca—
Una specie di ombra sfrecciò velocissima accanto al cane, centrandolo un attimo dopo con una palla di neve! Liz si ritrovò colpita l’istante successivo!
L’ombra si fermò…rivelando di essere nientemeno che Volant Male! “Kaputt!” disse, ancora fermo in posa plastica. “E ora scusate, devo andare a fare ancora qualche vittima.” E detto ciò, scattò verso il suo compagno di squadra.
“Complimenti, eremita!” disse Shadow appena il Rhodesian Ridgeback fu al suo fianco. “Visto che in squadra si lavora bene?” In effetti, era stato un miracolo in sé convincere quel musone di cane ad accettare di giocare insieme a qualcuno, fuori dalle pareti di casa. Il solo animale che ‘frequentasse’ era quel pappagallaccio di Piper, e anche se questi aveva salvato la vita di Volant, era anche lo stesso pennuto che aveva sparso quelle orribili voci sul povero Kwesi. Solo Volant si fidava di Piper, e solo per rispetto di Volant, Piper era tollerato…
“Non ringraziarmi, fratel coniglietto,” disse il Ridgeback. I due si fermarono dietro ad un cespuglio, guardandosi intorno, coprendo l’un l’altro. Sussurrando, il cane aggiunse, “E’ un raro piacere potere prendere a pallate i vostri sederini ed essere pienamente legittimato. Adoro questa Guerra di Neve.”
“Ma non sarebbe altrettanto divertente una normalissima battaglia a palle di neve?”
“Neanche per idea, mangiacarote: qui si vince o si perde, è uno sport vero, mica quelle buffonate dove tutti sono contenti che si vinca o no.”
Shadow decise che forse non era il caso di continuare: meglio accontentarsi di quello che avevano… “Ad ogni modo, ho un nome, Volant. Ti dispiacerebbe usarlo?”
Mentre preparava la sua palla di neve, il cane disse, “Cerca di non distrarti, o la prossima volta ti chiamo ‘cena’.” E non sembrava che stesse scherzando. Shadow deglutì.
---
Centro Sorveglianza Elettronica, Torre 1, Livello 1

“I giocatori Gauss e Curie Gottschalk, Maximillian ed Elizabeth Rozen, sono morti,” disse la voce del Weimaraner Sigmund. “Siete pregati di rientrare all’atrio della Torre 1 per non ostacolare lo svolgimento del gioco.”
Sullo schermo, i quattro animali in questione si ritirarono con la coda fra le gambe. Gauss scoccò un’occhiata assassina alla telecamera che seguiva i suoi movimenti.
“WOOOO!!!” L’entusiasmo di Tobee era alle stelle. “Quei due snob hanno imparato una lezione! Ora posso morire felice!” Addentò uno dei suoi biscotti al cioccolato. Osservando il monitor che mostrava Volant e Shadow, disse, “Sapete, gente? Quel ragazzone ha classe! Un po’ di Accademia, e sarebbe perfetto per la Sicurezza.”
Il nero Alsaziano, Hannibal, annuì solennemente. “Si sa muovere bene, grande economia di movimenti e determinazione. Ammirevole.”
I soldi cominciarono a passare di mano fra le unità cinofile. Clementia, la gatta responsabile della Sicurezza della Torre 1, faceva da broker. “Coraggio, gente, adesso la Squadra 2 è dimezzata, chi ha il coraggio di puntare sulla Due?”
---
“Dimmi che è troppo bello per essere vero,” sussurrò Kwesi, spuntando da un cespuglio.
Davanti ai suoi occhi, Elliot camminava fischiettando come se niente fosse. Faceva rimbalzare disinvoltamente una palla di neve in mano. Tanto valeva che si fosse fatto dipingere ‘colpitemi’ sulla pelliccia.
“Troppo facile,” sussurrò Alandra, accanto al Basenji. “Il suo compagno sta aspettando che ci esponiamo per centrarci. Lo conosco, quel rognoso, è infido!” Quel canino vigliacco aveva osato ferire la sua amica Tegan e lasciarla da sola solo perché lei voleva essere un po’ più che amici, e lui era uno di quei patetici esseri che non tolleravano le relazioni miste!
Fin dal primo momento in cui le squadre si erano formate, Alandra si era fatta una missione di umiliare la Squadra 2, se non altro per vendicare l’onore di Tegan!
Solo che, fischiettando fischiettando, Elliot si stava bellamente dirigendo verso il centro del parco... E anche se il punto in cui si trovava la bandiera era completamente esposto, quel Golden Retriever era uno scattista eccezionale. Avrebbe potuto persino farcela...
“Kwesi, coprimi!” E detto ciò, Alandra scattò in avanti come un fulmine. Non era il tipo da sostenere uno sforzo continuo, ma sulle brevi distanze era ancora degna di essere chiamata ‘gatta’!
Elliot si preparò a colpire, ma era troppo tardi.
E, soprattutto, era un modo per sviare l’attenzione, perché in quel momento il piccolo Carlino, Linus, sbucò da dietro un albero e lanciò il suo proiettile! “Potere ai piccoli!” abbaiò.
Kwesi non poteva colpire Elliot, visto che Alandra si trovava proprio sulla linea di tiro! Cercò di centrare Linus, ma sapeva già che non sarebbe servito ad evitare la sconfitta della gatta...
E fu a quel punto che la neve stessa esplose, e un’ombra bianca eruttò dal suolo! Il tempo sembrò cristallizzarsi, mentre la Shiba Inu Tsuki si frapponeva fra la palla di Linus ed il suo bersaglio. Quasi si potevano contare i fiocchi di neve intorno alla figura della guerriera venuta dall’oriente, mentre i suoi occhi blu fissavano il suo obiettivo.
“Oh cacchio!” mormorò Linus, nel momento in cui il tempo riprese a scorrere.
Il piede di Tsuki deviò la palla contro il giubbotto di Linus, con tale forza da farlo sbattere contro l’albero!
La palla di Alandra centrò Elliot solo in faccia, ma lo confuse abbastanza per permettere a Tsuki di usare la palla che già aveva in mano per finire il lavoro!
La femmina atterrò in posa plastica, a gambe divaricate, curva in avanti e una zampa piantata nella neve, sollevando un ultimo cumulo bianco, nel momento in cui altri due lamenti elettronici partivano dai giubbotti. “Hya!”
“Squadra 2 eliminata!” Disse Sigmund.
---
“E’ anche una ninja!” Tobee sembrava pronto a esplodere. “Ooh, mia bellissima Dea del Misterioso Oriente!”
Clementia stava già contando i soldi che si era intascata scommettendo contro quattro delle cinque squadre. A differenza del chiassoso mini pinscher, c’era poco da stare allegri. Per fare quello scommessone, lei e gli altri capisquadra avevano dovuto fare una sanguinosa colletta. Le loro possibilità di vittoria erano però meno prevedibili di quanto sembrasse, a dispetto della statistica, con quella femmina giapponese in gioco. Se la squadra su cui avevano puntato perdeva, addio libera uscita in Città..!
---
Nei pressi dell’atrio della Torre 1, l’umano Andrea Piave e il suo fedele husky, Isaac, avevano allestito un posto di ristoro per gli sconfitti, distribuendo razioni di snack dolci e cioccolata bianca calda. Il Milton’s Pet Market della Torre 3 dava premi di consolazione sotto forma di giocattoli e ossi masticabili.

La volpe Edward Rommel, titolare del negozio di cimeli militari e attrezzature da giochi militari ‘Wants of War’, ritirò i giubbotti e li esaminò severamente con occhio clinico. Fino ad ora, nessun danno, e la pubblicità che il suo negozio stava ottenendo era stratosferica! Valeva ogni centesimo investito: l’anno prossimo, avrebbe fatto pagare un biglietto!

Un’altra persona molto soddisfatta era Ginevra Cardore. La giornalista del quotidiano condominiale online, il Daily Facts, aveva saputo dal suo cane, Frits, di questa ‘Guerra di Neve’. E visto che la giornata era comunque così noiosa che la donna si sarebbe impiccata giusto per avere una notizia, aveva prima dato a Frits il permesso di partecipare al gioco, poi aveva chiesto al Capo di uscire e scrivere un pezzo sul gioco.
Per fortuna, anche il Caporedattore era talmente annoiato che avrebbe impiccato Ginevra per scrivere un pezzo, e le aveva detto di sì senza neanche togliere lo sguardo dalla partita a GTA che stava facendo col resto dello staff.
E quello che all’inizio era sembrato un incarico da disperati si era rivelata un’eccitante caccia al tesoro! Intervistando gli sconfitti, la giornalista stava raccogliendo abbastanza pettegolezzi legittimi da riempirci tre edizioni, anche spurgandoli delle imprecazioni…
Quando ebbe finito di intervistare Linus (mai sentito un simile botolino conoscere certi aggettivi!), Ginevra rivolse la sua attenzione e il suo binocolo al campo da gioco. “Coraggio, Frits, fatti valere!”
---
“Finalmente sembri comportarti come un cane normale, amico!” disse Pawdrick al retriever che procedeva al suo fianco. “Non mi piace vedere un vicino musone.”
“Non sono musone!” si lamentò Frits. “È che…non mi piace la competizione di gruppo.”
“Però sei qui, oggi.”
“Perché non giochiamo con il frisbee, e le palle di neve non si possono rubare. E ci sei tu a proteggermi. Di solito, nei giochi di gruppo nessuno vuole proteggermi,” aggiunse, con aria mesta. “A dodgeball, facevo io la palla...”
Pawdrick lo guardò con aria alquanto incuriosita. “Tu hai seriamente bisogno di amici, mister. Per fortuna hai trovato me!” Il collie scodinzolò allegramente. “Vedrai, con me intorno nessuno oserà metterti un dito addosso, quant’è vero che ho tenuto i lupi lontani dalle mie pecore senza mai fallire!”
Frits si sentì arrossire. “Ehi, mi hai preso per una pecora, Podgy-boy?!”
Il Collie fece spallucce. “Se ti comporti come tale...” disse, strizzandogli l’occhio con un sorriso scherzoso. “Coraggio, ora concentriamoci.” I suoi occhi si spostarono verso il ramo più vicino. La sua voce si ridusse ad un sibilo. “Ehi, Will! Soffia?”
Lo scoiattolo William saltò giù sulla testa del cane. “Squadra 4, Butch e Drake, a ore 11, capo. Nessun altro in vista.”
Gli occhi di Pawdrick si illuminarono di una luce…feroce. “Bel lavoro, Will! Doppia razione di noccioline abbrustolite, stasera!”
“Okey-dokey!” Lo scoiattolo saltò di nuovo sull’albero, arrampicandosi velocemente lungo il tronco. Pawdrick indicò davanti a sé. “Il più pericoloso è il gatto, è agile. Io li distraggo, tu colpisci. Non avremo altre chance. Pronto?”
Frits deglutì. “Prometti che se non ce la facciamo, dirai alla Mamma che le volevo bene?”
Di nuovo quello sguardo perplesso dall’altro cane. “Tu hai bisogno seriamente di amici. Coraggio, guarda come lavora un pastore professionista, con quei pecoroni!” E detto ciò, scattò in avanti, a testa bassa, senza fare proprio niente per nascondersi, anzi assicurandosi di essere bene udito.

“Ma tu guarda quello sbruffone!” Il gatto Persiano Drake Verde osservava il collie muoversi in una traiettoria irregolare, sollevando scie di neve. “Coraggio, grosso botolone, fai vedere cosa vali!” disse a Butch.
Il grosso Boxer lanciò due palle con una forza ed una precisione, ad essere obiettivi, notevoli, ma era come cercare di colpire una ‘pallottola magica’. Pawdrick era allenato a gestire branchi di pecore in preda al panico durante un temporale, e per lui quei due erano praticamente immobili come statue! E a riprova di ciò, lanciò una palla in piena corsa.
Butch ne fu colpito…in tutti i sensi, appena un lamento venne dal suo giubbotto!
Pawdrick, senza smettere di correre, raccolse altra neve, pronto a fare la sua seconda vittima. Nella sua eccitazione, si era dimenticato completamente di Frits, vedeva solo il suo prossimo obiettivo. Qui, pecorella pecorella pecorella..!
Improvvisamente, Pawdrick inciampò e finì a tracciare un solco con l’inerzia del proprio corpo! Si rimise rapidamente in ginocchio, scuotendo la testa e sputando neve. Non era possibile, non poteva essere davvero inciampato in un ramo! Non lui!
E quando si voltò per vedere in cosa avesse inciampato…si trovò a fronteggiare un pitone di due metri che sorrideva crudelmente. “Fregato!” disse Macajuel. Un attimo dopo, la palla di neve di Drake ‘uccise’ il collie.
Pawdrick imprecò ripetutamente. “Ma non dovresti essere un dannato animale a sangue freddo?”
Usando la punta della coda, il serpente indicò la guaina nera che lo avvolgeva. “Intimo da sci, tiene fino a 20°C sottozero.” E gli fece una pernacchia biforcuta. “Perdente.”
Drake stava per fare i complimenti al lavoro di squadra di quella strisciante creatura…quando una palla lo centrò al giubbotto. Alla schiena! “Macchecc—“ imprecò…e si trovò a fissare il trionfante Frits. Frits, quell’ignobile…pappamolla!!
“L’onore è vendicato!” Frits sollevò il pollice all’indirizzo di Pawdrick, che fece per ricambiare…un attimo prima che l’espressione sorridente del Collie si trasformasse in una di paura. “Frits, attento!” Abbaiò.
Troppo tardi. Colto da crisi di panico, il retriever si voltò…in tempo per vedere un grosso pappagallo che intonava la Cavalcata delle Valchirie piombargli addosso, reggendo fra le zampe una palla di neve!
“BOMBAAA!” e Piper lanciò il carico sul bersaglio. Frits su coprì istintivamente il volto anziché il petto…e fu ricompensato con un lamento elettronico.
“Ennò, uffa!” Frits rivolse uno sguardo di scuse a Pawdrick. Proprio ora che si stava divertendo… “Scusami, Podge.”
Il collie gli si avvicinò e gli diede una carezza alla schiena. “Su, su. Hai fatto del tuo meglio, e comunque siamo stati battuti sportivamente!” E a sottolineare la cosa, il Collie rivolse agli avversari il pollice levato e una strizzata d’occhio. “Im gamba, gente. Scusate, andiamo a farci una cioccolata. Drake, Butch? Venite?”
Il gatto aveva voglia di fare a pezzi quegli stupidi giubbotti e correre a prendere quella stupida bandiera, ‘morto’ o no che fosse! “Arrivo, cane!” Poi rivolse un’occhiata di fuoco ai suoi ‘compagni di squadra’. “E tu perché non sei intervenuto prima, pennuto della malora?! L’idea era di coprirci le spalle!”
In risposta, Piper fece una pernacchia al Persiano. “Mio caro, l’idea mia e di Mac era quella di sbarazzarci di quanti più concorrenti possibile in una volta! Così la fetta sarà più grossa, per noi. Ci si vede, bamboccioni!” e si involò in cerca di altre vittime.
---
“Che figlio di…” L’Husky Athena ringhiò all’indirizzo del monitor. Quei due non erano animali domestici, erano ferali come i peggiori ratti di fogna!
“Io li ammiro,” disse Hannibal. “Mi piace chi ha il coraggio di giocare sporco, se lo sa fare bene. E poi, non mi aspettavo che due creature così sapessero ottenere dei risultati così eccellenti.”
“Io so solo che quel pappagallaccio si spaccia per amico di Volant,” disse Athena. “Il cielo lo aiuti, se si permette di ferire quel povero ragazzo.” E dalla sua espressione, era chiaro che era in piena modalità ‘mamma’. Athena, quando decideva di affezionarsi a qualcuno, lo faceva in modo estremamente protettivo.
Saggiamente, anche un duro come Hannibal capì quando non era ora di parlare bene di quei due neoresidenti doppiogiochisti…
“Ehi, guarda là che roba!” esclamò Tobee, puntando ad uno schermo, canalizzando l’attenzione generale “Presto! Qualcuno metta su la musica giusta!”
Le scommesse ripresero a fioccare. Sembrava di trovarsi a Wall Street in un giorno particolarmente frenetico.
---
Le note del tema del film Per un Pugno di Dollari risuonarono nell’aria.
“Eravamo destinati ad incontrarci…amigo,” disse Errol, stringendo le sue palle di neve.
“In tanti mi hanno sottovalutato, marsigliese,” rispose Gaunt, fissando con eguale intensità il suo mustelide ‘cugino’. “Se ne sono pentiti tutti.” Teneva la sua palla come fosse stata una palla da bowling.
“Sono canadese,” disse la lontra, senza cambiare tono. Gli mancavano solo il poncho e il sigaro.
L’ermellino nero fece spallucce. “Sei già sconfitto. Mi importa solo questo. Arrenditi, e ti concederò l’onore delle armi. Non dobbiamo essere costretti a combattere, la pace dovrebbe ispirarci.”
Errol scosse mestamente la testa. “E’ troppo tardi per fermare questo terribile meccanismo, mio vecchio amico.” Poi sfoderò un ghigno feroce. “Le mie armi ti seppelliranno, arrogante americano! Preparati!” E scattò in avanti, freccia d’argento sulla neve bianca.
Gaunt si trasformò in un bolide nero. Solo la velocità e la destrezza contavano, ora. Tirarsi le palle a distanza non sarebbe servito a niente se non a sprecare energie e ad annoiare gli spettatori…
I due contendenti furono finalmente abbastanza vicini da toccarsi… Errol Berkowitz tirò le sue palle. Gaunt Oakfield tirò la sua.
Ci fu una specie di esplosione e un lungo lamento elettronico, al termine del quale, i due contendenti si trovavano ancora in piedi, mentre ormai si davano le spalle.
Entrambi colpiti a morte.
“E…stato…interessante…” disse Errol, guardando fisso davanti a sé.
L’ermellino rivolse il suo sguardo al cielo. “Hai combattuto…bene.” Una lacrima corse lungo il suo muso. “Non potevo chiedere di più, amico mio…”
Entrambi caddero prima in ginocchio, e poi a faccia in giù… “Ow!” fece la lontra. “Chi ha messo un sasso, qui?!”
---
L’annuncio della caduta di Errol e Gaunt fece sentire un po’ meglio il Pembroke Welsh Corgi che stava guardando intorno con l’aria di un topolino spaventato. “Altri due in meno...” Cavolo, da quando quel gioco aveva ingranato la marcia, ce n’erano stati di caduti. Questo significava che ormai tutti stavano dando il massimo.
E lui e William erano gli ultimi rimasti della Squadra 1.
Contando solo i viventi… “Grazie per l’aiuto, sorellina,” sussurrò King, all’eterea figura che solo lui poteva vedere.
Il fantasma di Tomi rispose con un amorevole sorriso e uno scodinzolio, muta anche dopo la morte, ma sempre la meravigliosa creatura che King ricordava.
A ben pensarci, il corgi non aveva mai davvero giocato insieme a lei, da quando era tornato a casa. Sì, si scambiavano battute, pettegolezzi (era incredibile che razza di fonte di informazioni potesse essere quello spiritello!), e al massimo avevano fatto qualche gioco da tavolo –senza dadi, visto che era impossibile capire quando Tomi barava, con la sua psicocinesi.
Ma così, insieme, in quella piccola avventura…be’, era la prima volta da quando lei non era più fra i vivi!
“L’ultima volta che mamma ha controllato, ero un maschietto,” disse William, scrutando dai rami. “Ola-ho! Maine Coon in vista: è Tegan. Tutta sola soletta.”
“Il che vuol dire che gli altri si tengono ben nascosti,” disse King. “Io lo farei, Will.” E a Tomi sussurrò, “Pronta?”
La cagnolina dal pelo d’oro annuì, riflettendo con il volto l’eccitata concentrazione del fratello. Era l’ora del Poltergeist!
King si lanciò in avanti, sfruttando l’energia e la velocità tipiche di un corgi. Poteva essere un cane di bassa statura, ma sulle brevi distanze King era svelto.
Superato l’ultimo cespuglio, King spiccò un balzo…e contemporaneamente, Kwesi e Alandra fecero lo stesso, emergendo dai loro nascondigli!
Due grosse palle di neve furono tirate contro il Corgi. Tiro incrociato, mira perfetta…
Gli occhi dell’invisibile Tomi brillarono di una luce smeraldina.
Le palle…deviarono dalla loro rotta. Abbastanza per mancare il loro bersaglio, e, soprattutto…
…abbastanza perché i due contendenti si colpissero a vicenda!
“E ora tocca a te!” King tirò la sua palla senza fallire, prima che una stupefatta Tegan potesse reagire!
Il terzo lamento elettronico risuonò nell’aria.
King si mise a correre tutto intorno alla gatta, agitando la mano davanti alla bocca con dei fragorosi versi indiani! “Whoop! Whoo-hoop! Chi è papà? Eh, chi è—“ si dovette interrompere, quando un inaspettato quarto lamento venne da sopra la sua testa. King sollevò lo sguardo. “No!”
William era decisamente mortificato e decisamente innevato. Sopra di lui, volteggiava Piper, tutto contento. “Scusa per la tua sentinella, capo!” Rise l’Ara Militare. “Poi toccherà a te, stai tranquillo. Ora corri, piccolo corgi, corri! E non farti rivedere, se ci tieni a conservare la digni—“ toccò a lui essere interrotto da una pioggia di palle ben mirate!
Quella che cadde a terra era una scultura a forma aviaria, bella rigida.
“Un pensierino da parte nostra, furbone,” disse Zane, entrando in scena insieme a T.J “Sai, abbiamo deciso di cambiare strada, quando abbiamo saputo come tu ed il tuo amichetto trattate i vostri stessi compagni di squadra.” Il gatto fece l’occhiolino alla seconda sentinella dei cieli, appollaiata lì vicino. Il corvo ricambiò con l’equivalente del ‘pollice levato’.
Anche se Nevermore non poteva partecipare, non essendo residente, comunque nessuno gli impediva di spargere un pettegolezzo o due… E poi, poteva aiutare Volant a prendersi tutta la gloria senza doverla dividere con quei due fetenti.

Macajuel decise che era ora di battere in ritirata. Da solo, era praticamente un bersaglio mobile. Tanto valeva che—
Il muso del rettile si scontrò con una gamba coperta di pelliccia nera. Mac sollevò lo sguardo. “Oh, no.”
Un attimo dopo, Daisy gli fece piombare addosso abbastanza neve da mandarlo in ibernazione fino all’estate! Poi la gemella di T.J si spazzolò soddisfatta le mani. “Così impari, prepotente.”

King tese la mano ai due contendenti. “Siete in gamba, ragazzi. Ve ne devo una, nel caso che—“ Solo a quel punto si accorse che Tomi gli stava freneticamente gesticolando di fermarsi dov’era, di andarsene via, arrivando ad agitare come una forsennata delle bandierine della Marina.
Un attimo dopo, la mitragliata di neve riprese ad echeggiare in quell’angolo del parco.
Quando fu finita, al posto del Corgi c’era una piccola riproduzione del Vesuvio, con tanto di pennacchio di fumo. Tomi si diede una zampata sulla faccia.
“Scusaci, cane,” disse Zane con una scrollata di spalle. “Ma siamo sempre avversari. Non ti preoccupare, comunque: dedicheremo la nostra vittoria anche a te. Coraggio, gente! Abbiamo una bandiera che ci aspetta!”
---
“Squadre 1 e 4 eliminate,” annunciò Sigmund fra i tripudi ed i lamenti generali. I capi settore delle unità cinofile avevano appena ripreso un’altra parte consistente del loro investimento. La tensione era altissima, ormai solo un pugno di sopravvissuti si contendeva il premio finale…
---
Ed eccola lì, la bandiera! Una simbolica idea di Rommel, uno splendido tessuto dai tanti colori, recante la parola inequivocabile, in bianco, ‘PACE’.” Fine del gioco, fine delle rivalità!

“Dov’è?” chiese Shadow.
Chocolate stava studiando attentamente i dintorni con quei suoi occhi accesi di smeraldine energie soprannaturali. Vide Tsuki nascosta dietro un cespuglio, acquattata come una felina. “A ore 3, equidistante dal bersaglio. Sa che la guardiamo. E’ tesa, pronta a colpire. Il primo di noi che si muove, perde il vantaggio. Buona mossa.”
“Buona per noi, forse,” ridacchiò il coniglio. “Io sono una specie-preda, sono abituato ad aspettare ore in uno stesso punto. Quella stupida femmina si farà venire i crampi. E poi i predatori sono notoriamente impazienti, non possiamo perdere… Giusto per sicurezza, però, non potresti ‘convincerla’ a scoprirsi? Sai comunicare telepaticamente, giusto?”
Ma Chocolate scosse la testa. “Manipolare i pensieri senza che ce ne sia una stretta necessità è una grave infrazione dell’etica, Shadow, vergogna. Ma sarò più che felice di usare la telecinesi al momento giusto, quindi non dovresti avere difficoltà se ti muovi in fretta.”
Shadow rivolse al ratto un sorriso sfottorio. “Siamo eccitate, eh?”
La femmina non faceva che fissare l’obiettivo. I baffi le fremevano. “Voglio il premio. E’ da quando giocavo al labirinto col resto della nidiata che non mi divertivo così. Ora vai, su!”
---
Le unità cinofile osservavano con attenzione totale. Non si muoveva un orecchio. I peli di tutte le schiene erano dritti come spazzole per l’eccitazione.
“Coraggio, ragazzi…” Mormorò Athena, senza che si capisse a chi si stesse rivolgendo in particolare.
---
Via! Shadow non aveva più bisogno delle palle di neve, ora sarebbero state solo zavorra! Poi, come previsto, vide la figura di Tsuki scattare non meno velocemente verso la bandiera. Ma per quanto lei fosse veloce, lui lo era di p—
Una palla di neve lo colpì alla schiena! Più la sorpresa che l’impatto di per sé, lo fece rotolare in avanti in modo scomposto, mentre il giubbotto segnalava la sconfitta.
Un attimo dopo, due ombre nere passarono velocissime accanto a lui. “T.J e Daisy..?” mormorò, incredulo, mentre Tsuki veniva fatalmente distratta dal non meno agile Zane.
Il coniglio affondò la zampa nella neve spessa, e ne estrasse, tenendola per la coda, una piccola mammifera molto imbarazzata. “Chocky, ma Santa Frittella!! Altri tre in gara e non lo sapevi?”
Dalla sua posizione capovolta, Chocolate rispose, “Ehi, non sono mica onnisciente! Stavo cercando qualunque pericolo davanti a noi, neppure io sapevo ci fossero rimasti loro, in piedi!”
---
“Siamo fritti,” disse Ivan Danko, riflettendo i sentimenti dei suoi colleghi capi squadra.
Anche se fossero saltati fuori i due ultimi membri della Squadra 5, su cui i quattro cani e la gatta avevano scommesso, non avrebbero fatto in tempo. I due fratelli labrador erano fin troppo veloci…
Tobee, che per la tensione era sul punto di scarnificarsi le dita a furia di mordersi le unghie, smise all’improvviso. “Ehi, cos’è che fa quell’ombra?” Chiese, indicando il grosso cerchio nero che si stava rapidamente dilatando sul bersaglio.
---
Tutti i giocatori si fermarono dov’erano. Insieme all’ombra, giunse uno spostamento d’aria, come se qualcosa di enorme stesse precipitando su tutti loro, oscurando il Sole stesso. T.J uggiolò.
Ed eccolo! Samson il Sanbernardo, che stava reggendo sulla sua testa la più gigantesca palla di neve che zampe canine potessero modellare! Più che una palla di neve, sembrava un piccolo asteroide rotondo!
“COWABOOOONNNGAAAA!!!” ululò felice Volant, che sedeva sulle spalle di Samson.
“E TUTTI GIU’ PER TERRA!” aggiunse l’enorme cane, lanciando la palla come fosse stato un giocatore di basket andando a segno!
---
Nelle posizioni del pubblico presso l’atrio della Torre 1, l’onda d’urto giunse per prima, sollevando le suppellettili e facendo cadere diversi spettatori a terra! Poi toccò al sisma causato dallo scoppio. I vetri dell’edificio tremarono.
Ginevra aveva i capelli sconvolti, ed era ricoperta da una patina di brina. Sollevandosi, vide levarsi alto uno spettacolare fungo atomico…fatto di neve. Non aveva semplicemente le parole per commentare, mentre, accanto a lei, il fotografo che l’accompagnava stava saturando la memoria della fotocamera, a furia di scatti.
Poi arrivò il fallout, cioè la nevicata…
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“Tutte le telecamere del Settore Centro sono disattivate!” disse Tobee, in preda al panico. “Telecamere settori 1 e 2 seriamente compromesse! Passo alla ripresa aerea!”
I monitor che fino ad un attimo prima mostravano solo l’effetto neve, ora mostrarono le immagini dalle telecamere speciali dei palazzi.
“Cavolo!” disse Ivan. Il centro del Victoria’s Park sembrava una replica di Tunguska. Gli alberi più vicini alla deflagrazione della palla di neve Mr. Grinch, l’arma supersegreta di Samson, erano piegati all’indietro, coperti da uno strato ghiacciato che seguiva la direzione dello spostamento d’aria.
Tutto era immobile, mentre i fiocchi del ‘fallout’ si posavano a terra, in un silenzio spettrale…
Poi, qualcosa nella neve iniziò a muoversi…
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Samson fu il primo ad emergere, portando fra le sue braccia gli storditi Zane, T.J e Daisy.
Tsuki emerse per seconda. Ansimava e tremava, ma sembrava comunque a posto.
Shadow ringraziò la sua buona stella per essere stato ‘ucciso’ in prossimità di un albero, dietro il quale si era nascosto –non senza una protezione dell’ultimo momento fornita per grazia di Chocolate…
Ilconiglio sembrava sul punto di avere un infarto. “Nonèpossibile nonèpossibile nonèpossibile…” ripeteva con voce tremula, decidendosi poi a sporgersi.
E vedere il vincitore, che reggeva trionfalmente la bandiera sventolante sopra la propria testa.
Volant Male!
“La Squadra 5 vince la Prima Guerra di Neve!!”
annunciarono gli altoparlanti.
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La centrale della Sicurezza esplose in un lungo coro di gioia!
“ABBIAMO VINTO!!” urlarono i cinque capi squadra, abbracciandosi e saltellando. La loro Squadra aveva vinto e loro avevano incassato abbastanza da celebrare la loro prossima libera uscita in GRANDE stile!
Poi, i quattro cani afferrarono Clementia, e iniziarono a lanciarla sopra le proprie teste. “Sei stata grande, Clem!” disse Psycho. “Grazie per averci convinto a scommettere su di loro!”
Quando la gatta fu depositata a terra, si spazzolò sommariamente il pelo. Heh, capi squadra o no, i cani rimanevano cuccioloni facilmente eccitabili. “Grazie a voi per esservi fidati, teppaglia. E ora, andiamo a celebrare degnamente questo giorno!”
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IceKitsune
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Re: Housepets! La serie-S.III Ep. 4-Giorno di Visita

Post by IceKitsune »

:lol: That was such a fun read Valerio. I was glad to see Shadow and Chocolate doing well in the fight. The ending was great and Pipergetting pelted was funny I'm glad Never was there to help that along. I found imaganing Samson with that huge Snowball just way too funny. I think this part of the episode will go down as one of my favorite parts in the whole series. I can't wait for the next part Valerio. :mrgreen:
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Andrea
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Re: Housepets! La serie-S.III Ep. 4-Giorno di Visita

Post by Andrea »

Epic Duel there between Gaunt and Errol. (L'ho immaginato con il sottofondo di Mezzogiorno di Fuoco quella scena Image )

And the winner is... Volant! Well, I hope this victory will soften him up :)
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valerio
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Re: Housepets! La serie-S.III Ep. 4-Giorno di Visita

Post by valerio »

7.
Salone Diamante, Livello 5, Torre 4, Terrace High

L’aria era satura di odori di vari cibi, cioccolata bianca all’arancia, musica e soprattutto eccitazione!
I partecipanti della prima Guerra di Neve, cioè tutti i neo residenti, più qualche residente di più lunga data, ed i relativi padroni, erano radunati per i festeggiamenti del dopogara e per celebrare la squadra vincitrice.
Ma la vera star, in particolare, era IL vincitore della gara, l’animale che aveva trionfalmente portato la bandiera che ora drappeggiava il suo collo: il Rhodesian Ridgeback di nome Volant Male.
E per una volta tanto, anzi, per la prima volta in vita sua, il cane era sinceramente contento di trovarsi al centro di così tante attenzioni. Aveva praticamente ottenuto i numeri di tutte le femmine di quella gara, inclusa quello strano ratto e la topolina del suo compagno di squadra, Samson…
“Ehi,” disse al Sanbernardo, che se ne stava al tavolo del buffet, intento a bersi un punch a base di Fanta. “Perché te ne stai lì? Se non fosse stato per te, col cavolo che avremmo vinto!”
Samson scodinzolò tutto contento. “Un anno di cibo gratis mi basta e avanza, come ricompensa. Pensa piuttosto a goderti la gloria, amico!”
Prima che Volant potesse rispondere, fu abbracciato con forza dal suo umano. “Ehi, campione!” disse Adam. “Sono così fiero di te! Ho seguito tutta la partita in TV, sapevo che ce l’avresti fatta!” Strofinò la mano sulla testa del cane, un gesto che finora gli era sempre stato negato.
Questa volta, invece, Volant, si girò, e…gli sorrise. “Ah, non è stato niente, davvero,” disse, una mano posata dietro il collo. Stava veramente arrossendo? “E’ stato, ah, divertente… E poi è merito anche degli altri. Adam?”
L’uomo annuì, mentre gli stringeva piano le mani per confortarlo. “Dimmi tutto, campione.” Era sul punto di mettersi a piangere dalla felicità. Era la prima, la prima volta in assoluto che lo vedeva così tutto contento, così…diverso dal cupo e diffidente musone così maltrattato dalla vita. Se Volant gli avesse chiesto di rapinare una banca, avrebbe comprato un lanciarazzi da quella strana volpe…
“Ah…Ti dispiace se…er…” Volant era contento. Era davvero contento, una parte di lui voleva mettersi a correre ad abbaiare di felicità, ma le ombre del dubbio e della paura continuavano a insinuarsi nei suoi pensieri. Già mentre formulava la sua domanda, sentiva che l’umano gli avrebbe detto di no, o che avrebbe fatto una faccia di sopportazione, o che avrebbe detto di sì solo per farglielo pesare o— “Ti dispiacerebbe adottare Nevermore?”
Adam aggrottò la fronte, perplesso. “Scusami, non credo di avere capito…”
Volant tornò ad incupirsi. Lasciò bruscamente le mani dell’uomo. “Non c’è bisogno di fare il teatrino, bastava che dicessi di no e basta, non—“ e dovette interrompersi, quando urtò contro quella montagna di muscoli che era Samson.
Il Sanbernardo lo guardava con severità, adesso. “Io ho capito quello che hai detto,” disse, indicandosi un orecchio. “Posso sentire la gente urlare sotto metri di neve, quindi so cosa volevi dire, ma credo che il tuo umano intendesse dire che non ha sentito quello che bisbigliavi prima, testone.” E prima che Volant potesse rispondere, lo prese saldamente per le spalle e lo voltò bruscamente verso Adam.
L’uomo annuì. “Dice il vero, tesoro. Io…non ti ho sentito. Puoi per favore dirmi che c’è?” Accarezzò piano la guancia del cane, sospirando. Anche se era triste vederlo ancora così diffidente, almeno aveva appena assistito all’emersione del suo lato migliore. E quella era un’immagine che si sarebbe portato dietro a lungo. “Su, cosa volevi chiedermi?”
Volant sospirò. Era sicuro che quel grosso scimmione non lo avrebbe lasciato in pace, altrimenti… “Ti dispiacerebbe adottare il corvo Nevermore? E se ci tieni a dirmi di no, almeno abbi la decenza di non infiocchettarci un discorso, sono adulto e so accettare una negazione. Tanto per te sarebbe solo una bocca in più da sfamare, giusto? Devi già sopportare me e—“
“Sarò felice di adottarlo, Volant.”
Il Ridgeback rimase fermò così, a metà di un gesto di sdegno, la bocca ancora aperta nell’atto di terminare la frase, solo che le sue pupille ora erano due punte di spillo. “..Come?” mormorò.
Adam ne approfittò per abbracciarlo di nuovo. “Se sei arrivato al punto di chiedermi una cosa simile, vuol dire che ci tieni davvero a questo corvo, perciò va bene: sarò felicissimo di adottarlo, e visto che abbiamo una fornitura gratis di cibo per un anno, penso proprio che potremo cambiarne una parte per lui…sempre che tu voglia toglierti il cibo di bocca per lui.” E gli strizzò l’occhio.
Per una volta tanto, Volant non trattenne la scodinzolata. “Grazie!” disse con un gran ghigno, poi si precipitò fuori dalla sala, chiamando il corvo a gran voce.
A quel punto, Samson spostò la sua attenzione verso il palco, trasformato in pista da ballo. Mentre Zane e Kwesi suonavano con le loro chitarre, Tsuki al pianoforte, T.J. e Daisy cantavano una canzone italiana. “Tangami un po’ col dittongo mio/Cascami giù che poi ti tiro su/E’ un tango improvvisato e un po’ fumè…” Mentre la lontra Errol ballava, con una rosa in bocca, insieme a Tegan, che rispondeva con una naturalezza impressionante.
La folla applaudiva. Samson scosse la testa. “Sei proprio uno stupido, Elliot,” disse al Golden Retriever che contemplava lo spettacolo da una sedia. “Dovresti esserci tu al posto di Errol.”
Elliot si morse il labbro inferiore. Sembrava disposto a pugnalarsi lui stesso, in effetti. “E…e cosa faccio? Dal giorno in cui l’ho lasciata lei non mi ha chiamato una sola volta, neanche una mail, n-niente. Non so se ce l’ha ancora con me, non so come potrebbe reagire se le proponessi di andare a pranzo, o fare qualunque cosa, ma solo come amici, e…” Poi rivolse uno sguardo mesto al colossale cane. “Dillo, ti sembro molto stupido, vero?”
La canzone finì con n lungo vocalizzo di T.J e Daisy e un malizioso caschè dei due ballerini.
Samson diede uno schiaffo dietro la testa di Elliot. “Lei ti ama, sciocco botolo,” disse, guardandolo severamente. “Non fa altro che controllare la casella di email ogni ora in cerca di un tuo messaggio, va a prendere la posta alla reception sperando di trovarci qualcosa di tuo. Se non ti si avvicina è perché ha paura che la tratti freddamente… Ma perché non la pianti con queste idiozie speciste che ti ha inculcato Bino? Guarda quella lontra, Errol: ti sembra che gli altri lo stiano ostracizzando, nonostante corra dietro a chiunque respiri? E Peanut e Grape? Mizar e Alcor? Io?”
“Uh?” Elliot rimase un attimo perplesso, non connettendo. “Scusami?”
Samson sospirò di nuovo, con quel verso come se un vento tropicale preparasse un uragano. “Ho promesso a Tegan che sarei stato il suo migliore amico, ma lo sa il cielo quanto vorrei avere una…” e stavolta, arrossì. Un sorriso imbarazzato si fece largo sul suo muso. “Le voglio bene da morire, Elliot, e la rispetto troppo per approfittarmi di questa situazione, ma credimi, spero tanto che dica che di te non ne vuole più sapere. Quindi vedi di darti una mossa, o non sarai il protagonista del primo matrimonio di Terrace High.” E si allontanò, lasciandosi dietro un imbarazzatissimo Retriever.
“Non sei uno che perde tempo, eh?” chiese Saga, dalla testa del Sanbernardo. La minuscola topolina aveva un’aria seriamente indignata. “Dovresti vergognarti, grossa palla di muscoli!”
“Buona, Saga. Voglio solo che quello sciocco si dia una mossa, cosa credi?”
“Eh? Allora, tutta quella tomela…”
Samson sollevò delicatamente la topolina e, tenendola fra i palmi, disse, “Non tradirei mai la fiducia di Tegan in me, dovresti averlo capito. La amo troppo per farle una simile carognata. E ora sbrighiamoci, prima che finiscano le tartine al formag--” Fu interrotto dalla collisione di un oggetto piumato contro il suo petto.
“Ottimo lavoro, Himalaya ambulante!” disse Drake, che stava correndo incontro al cane. Si chinò a raccattare l’oggetto piumato…Piper, tenendolo per la coda. “Adesso io e te dobbiamo fare quattro chiacchiere, infingardo pennuto! L’argomento del giorno è ‘tradimenti’, con contorno di ‘spiumaggio’, seguito da ‘forno con cottura lenta’! A proposito, ultimo desiderio?” Il gatto gli mostrò un ghigno che prometteva un destino anche peggiore di quello appena elencato.
Piper deglutì rumorosamente. “Possiamo parlarne dietro ad un drinkino, semmai?”
Samson afferrò il pappagallo, strappandolo via dalle mani di Drake…al quale rimase un consistente ciuffo di penne.
“Stasera niente violenza, ragazzi,” disse il Sanbernardo. “Lui ci ha aiutati a vincere, a suo modo. Un drink glielo debbo davvero.”
Drake lanciò occhiate di puro veleno. “Non finisce qui,” sibilò all’indirizzo dell’uccello, e si allontanò a passi pesanti.
“Sei bravo a farti gli amici,” disse Samson a Piper.
Il pappagallo si massaggiò il sedere ‘scoperchiato’. Sì, proprio *ouch*. U-Thant, questo è il mio nome. Ad ogni modo, grazie per*grk*”
Samson si portò Piper ad un millimetro dal suo muso pieno di zanne. “Volevo solo approfittarne per dirti che se causi la minima rogna al mio amico Volant, di te faccio un boccone. Chiaro?!”
“Lampante,” squittì l’uccello. “Posso andare in bagno ora? Devo farmela sotto.”

Un altro animale che, evidentemente, non si stava godendo la festa, era Frits.
«Hei, mukker! Whit’s new?» chiese Pawdrick, avvicinandosi al retriever che sedeva tutto solo in un angolo, senza che nessuno lo notasse. Aveva un’aria così abbacchiata…
Frits fece spallucce. Poteva non conoscere lo scozzese, ma una frase di circostanza la riconosceva sempre. “Oh, niente, Podge. Va tutto bene…” rispose, senza neppure notare l’altro. Abbozzò un sorriso, ma si vedeva lontano un miglio che era falso.
Pawdrick si sedette accanto al suo amico. Gli cinse una spalla e lo guardò con aria preoccupata. “Ehi, non fare così. Era solo uno stupido gioco, mica l’occasione della tua vita. E poi ti sei comportato benissimo, sul campo…” E a quel punto, notò che lo sguardo dell’altro cane era continuamente puntato verso uno degli ospiti. Sull’umana, sua madre. La donna era al centro di un capannello di suoi simili, tutta eccitata, come se quel party fosse stato organizzato per lei.
“Non è stata contenta dei tuoi risultati?” chiese Pawdrick. “Eppure non mi sembra di malumore.”
Frits rivolse uno sguardo incuriosito all’altro cane. Era il primo che ancora gli rivolgesse la parola. Inevitabilmente, quando si trattava di stare in gruppo, il Retriever se ne stava ben lontano e nessuno si ricordava che esistesse –il che a lui andava benissimo.
Il Collie scozzese era il primo ad avere mantenuto una forma di interesse per lui,e Frits se ne sentiva…gratificato. “No, lei è felice perché ha avuto finalmente la possibilità di fare un servizio vero da quando aveva fatto la figuraccia del pettegolezzo su Kwesi. Non è proprio…contenta che non sia riuscito a tenere alto l’onore della mia Squadra.”
In effetti, Pawdrick vedeva che ora un po’ tutti gli umani si erano mescolati agli animali. E Miss Cardore non stava neanche degnando di un’occhiata il suo cane…
Frits scosse la testa. “Lascia stare. Lei è una specie di caso clinico, vive per la sua carriera. Non mi tratta male, davvero. Ha solo bisogno del suo spazio.”
Il Collie rivolse al cane un’occhiata dubbiosa. “Ehi, ragazzo…tu me lo diresti, se ci fosse qualcosa che non va, vero?”
Il Retriever annuì timidamente.
Pawdrick lo strinse più forte a sé. “Nel mio paese,” continuò in quel suo marcato accento scozzese, “l’amicizia è una cosa molto seria. Non farmi il torto di escludermi, pecorone.” Poi gli strofinò il pugno contro la testa. “O vengo a morderti per i calcagni, per rimetterti in riga, sì?”
Frits rispose con uno stentato sorriso al ghigno dell’altro cane, ma dal modo in cui si era irrigidito sull’ultima frase, Pawdrick capì che c’era davvero qualcosa che non andava, nella famiglia Cardore…
---
“Never!”
“Squawk!” il corvo sollevò di colpo la testa dal pezzo di carne di cui si stava cibando, e centrò la tubatura sopra di lui. “Volant bello,” disse, massaggiandosi il cranio dolorante, mentre si sporgeva di sotto “con tutto l’amore del mondo, ti sento anche senza bisogno che cerchi di farmi venire un infarto. Piuttosto, come mai questa visita a sorpresa nei bassifondi?” Lo scoiattolo William gli aveva promesso cibo e un rifugio, e in effetti nei locali caldaie della Torre 1 si stava proprio bene…anche se non era certo una soluzione a lungo termine. Con la bella stagione, Nevermore si sarebbe dedicato a far nido in un posto meno…claustrofobico.
“Vieni giù!” disse Volant. “Ho una gran notizia!”
Il corvo lanciò un’ultima occhiata al suo pasto, e scese di sotto. In effetti, per quanto fosse da poco che conosceva quel cane, era la prima volta che lo sentiva così eccitato. “Pronti e tosti, capo. Allora,” chiese, appena si fu appollaiato sulla spalla del Ridgeback “di che notizie si tratta? ACK!” Stavolta, ebbe decisamente paura che quel bestione volesse spezzargli le costole, nel momento in cui lo afferrò saldamente fra le mani.
“Papà ti adotta!!” esclamò il cane, scodinzolando come un pazzo. “E’ disposto a prenderti, vivremo insieme! Non dovrai preoccuparti del cibo, di un tetto, di niente! Ti darò metà della mia parte di premio, e faremo scintille! Che ne dici? Ci stai? Sì??”
Nevermore si accorse in quel momento di uno scintillio smeraldino provenire dalle ombre del locale.
Una luce spettrale dalle forme di un altro corvo, che sorrideva benevolmente all’indirizzo di Volant.
Una luce che si rifletteva nella piuma che pendeva dal collare del cane.
‘Serendipità’, pensò Never. Quella curiosa catena di eventi involontari che aveva portato un corvo di campagna verso una lontana comunità suburbana, per vegliare su un giovane cane, e da lì verso la grande città, ad adempiere alla preghiera di un suo simile che aveva dato la vita per proteggere un'altra di quelle nobili creature…
Guardando prima la piuma, poi Volant, Never disse, “Mi conosci, campione: non so dire di no ad una simile offerta… Heh, la sai una cosa buffa?”
Volant inarcò un sopracciglio. “Quale?”
“Lo hai chiamato ‘Papà’.”
Il Rhodesian Ridgeback si fece tutto rosso. “Non è vero!”
Never ondeggiò la testa con fare sfottorio. “E’ vero, è vero, è vero…” Cantilenò.
Volant si mise il corvo in spalla. “Se lo dici in giro, ti faccio arrosto, giuro!”
Never rise di cuore. “Essù, neanche un abbraccino a Papà, per ringraziarlo?”
“Bada a te…” e continuando a battibeccare a quel modo, uscirono dal locale caldaie.
---
“Daisy, ti siamo tutti immensamente grati,” disse T.J alla sorella, mentre, seduti sul terrazzo, i due cani si godevano gli ultimi bagliori del giorno. Il tramonto tingeva la neve di una luce soprannaturale. Dal centro del Victoria’s Park giungevano i suoni degli addetti alla manutenzione. “Hai trasformato questo giorno in qualcosa di speciale…” arrossì leggermente. “E il solo fatto che sei qui con me, ne fa comunque il più felice dei giorni.”
Daisy si strinse al fratello, e bevve dal suo bicchiere di cioccolata. “Ehi, mica me ne vado stasera, Morty. Niente musi lunghi, va bene?” Si sporse in avanti, e strofinò il proprio naso contro quello del fratello, e poi soffiò. “Via la tristezza.” E quando lui le rivolse un’occhiata perplessa, lei aggiunse, “Lo fa Sasha con quelli che sono giù. Funziona sempre.”
T.J ricordò la femmina che aveva posato con il suo cucciolo, in una delle cartoline, e fu investito da un’ondata di tenerezza. “E’ in gamba, questa Sasha. Ti auguro di posare per una di quelle cartoline, un giorno, con almeno tre bei cuccioli tutti tuoi, sorellina.”
Daisy avvampò e lo spinse via giocosamente. “Vergogna, Morty! Voi maschi siete tutti terribili! Però…grazie. Spero proprio che tu abbia ragione.”
E rimasero così, senza dirsi altro, mentre la festa proseguì fino a notte fonda…
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IceKitsune
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Re: Housepets! La serie-S.III Ep. 4-Giorno di Visita

Post by IceKitsune »

Yay that was a very sweet chapter Valerio. Never now has a family :D I glad about that. I hope Frits can work everything out with his Mom. The ending was very sweet Valerio I loved it. I can't wait for the next Chapter. :mrgreen:
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Challenger01
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Re: Housepets! La serie-S.III Ep. 4-Giorno di Visita

Post by Challenger01 »

D'awwww. Frits made friends with Pawdrick... that's so nice. Every time I read Podge's lines, two things happen. 1. I think of my dog back home... and 2. I keep getting this super thick Scottish accent stuck in my head. But I love it! Great chapter
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I'm going to go to a Furry Convention wearing a shirt that says "I'm a Furry. All I do I Pawrty" Please tell me you get that joke.
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